Molti operai per Adriano: e Landini s’ingelosisce
Con Rock Economy, lo show evento di Adriano Celentano la cui prima serata è andata in onda lunedì su Canale 5 in diretta dall’Arena di Verona, la rete ha messo a segno il miglior risultato di prime time degli ultimi cinque anni, considerando tutti i generi televisivi. La media di ascolto delle tre parti è stata pari a 8 milioni 918 mila telespettatori con il 31.80% di share.
Ma per capire il mondo di Adriano basterebbe questo dato: a seguirlo di più sono gli operai (37,78%), di meno i professionisti (22,63%), esattamente in linea con gli obiettivi che si pone Celentano di dar voce alla gente comune più che all’intellighenzia. Che, invece, si è ritrovata su twitter con il consueto bombardamento sarcastico autoreferenziale sulle pause e i discorsi di Celentano ma pronta a cambiare idea di fronte al boom degli ascolti e a riconoscere ad Adriano un talento unico nel nostro Paese. La sinistra lo preferiva predicatore antisistema quando al governo c’era il centrodestra, ma ha digerito poco e male la sua apparizione sulla rete ammiraglia di Mediaset.
Celentano stavolta ha preferito declinare il tema della crisi con l’aiuto dell’economista francese Jean Paul Fitoussi, che non ha risparmiato fendenti all’Europa dei tecnocrati: «La disuguaglianza è divenuta così grande che è incompatibile con la democrazia, in Europa non siamo più in un regime democratico». Fitoussi era stato invitato da Adriano Celentano a un dibattito con i giornalisti del “Corriere della Sera” Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo. Un dibattito molto interessante ma che dopo un po’ una parte del pubblico ha mostrato di non gradire più di tanto rumoreggiando e chiedendo la musica. È stato a quel punto il navigato Gianni Morandi a cogliere il clima, invitando con grande stile Celentano ad accorciare i tempi e a riprendere lo show.
Ma lo spettacolo richiesto dai dodicimila dell’Arena di Verona non ha impedito a Fitoussi di condurre un’analisi impietosa della condizione attuale dell’Europa: «Abbiamo un sistema di governance che non risponde ai cittadini e dei governi che non hanno più potere. Noi non votiamo più a livello europeo, siamo a quasi una dittatura. All’inizio credevo che fosse dittatura benevola ma adesso non lo credo più». «Neanch’io», commenta Celentano.
«I dittatori – ha spiegato Fitoussi – sono il sistema che ha fatto sì che i governi devono ubbidire a delle regole piuttosto che alla sovranità popolare, al fiscal compact, al patto di stabilità. Ma non ai loro cittadini, i popoli europei oggi hanno perso il futuro, si è deprezzato. Per i nostri figli non va bene». «Bisogna cambiare la politica per fare di noi cittadini pieni – dice – e c’è una sola via, un governo europeo che sia responsabile davanti a noi, che faccia il suo mestiere. Un uomo politico deve mostrare il futuro, indicare la direzione. Oggi manchiamo di direzione, non sappiamo dove andare».
Celentano gli fa i complimenti per la chiarezza: «In tv i politici dicono tante parole ma non si riesce a capire dove finisce il ragionamento. Invece io ti capisco, e te lo dice uno che è duro di comprendonio». E aggiunge: «Ci vuole un governo europeo, ma poi che cosa farà? Come in Italia, dove c’è Monti che dice che bisogna contribuire per il bene della nazione, quindi aumentano le tasse. Come si fa a dire agli operai ‘dovete spendere’ se il governo aumenta le tasse e non si hanno soldi per arrivare fino a fine mese?». E per risolvere la questione del debito pubblico, per Adriano bisognerebbe semplicemente «invitare la gente a non comprare cose se non ha i soldi».
Il pubblico di Celentano era dunque composto per lo più da operai ma il leader della Fiom Landini non ha visto il concerto, e si mostra diffidente rispetto alla ricetta della decrescita imbandita dal celebre artista: «Che fa si candida anche lui?», è stato il suo ironico commento. Celentano ha anche consigliato a quelli che non ce la fanno a tirare avanti di non spendere soldi e di non indebidarsi. E anche su questo punto Landini fa il geloso, come chi ha l’esclusiva del dialogo con i ceti disagiati: «Con questa teoria sono d’accordo, non ci voleva Celentano, però, per affermarla».