L’unione dei moderati per uscire dai «marosi»
L’ultima iniziativa è stata quella lanciata ieri da Fabrizio Cicchitto e da una quindicina di altri deputati: il manifesto Lib-Lab, presentato alla Camera per «superare la crisi del partito». Domenica c’erano stati il documento di Gianni Alemanno su «un programma immediato per un nuovo centrodestra» e la proposta di Renato Schifani per una «costituente dei moderati».
Dopo le fiammate “sfasciste” della scorsa settimana, la classe dirigente del Pdl risponde manifestando una volontà di costruire o, se si preferisce, ricostruire all’insegna del rinnovamento. Anche a costo di mandare in pensione nome e simbolo del Pdl. Posizioni che si differenziano da quelle di Daniela Santanché o delle “amazzoni” per la volontà di fare un ragionamento complessivo, che vada al di là dell’attesa per le decisioni di Berlusconi.
Bisognerà comunque attendere il 28 ottobre, la data delle elezioni siciliane, per capire quello che succederà. Tutti le indicano come una scadenza da cui non si può prescindere, anche perché lì si misurerà la possibilità di dare vita o meno a quella grande aggregazione dei moderati che fa da sfondo al fiorire di documenti e prese di posizione di questi giorni. Non a caso si guarda con attenzione altissima a ogni possibile indicatore, come il fatto che Pier Ferdinando Casini abbia telefonato a Raffaele Fitto per congratularsi per l’assoluzione nel processo Cedis o abbia avuto una conversazione fortuita con Angelino Alfano. I due si sono incontrati in aereo, mentre erano in viaggio proprio per fare campagna elettorale in Sicilia. «Noi dialoghiamo bene con Alfano, e se vince Crocetta in Sicilia lo facciamo ancora meglio», ha risposto Casini a chi gli contestava di sperare in una vittoria di Musumeci per riallacciare il dialogo con il Pdl.
Al netto delle dietrologie, da parte del leader dell’Udc resta l’ammissione di un canale aperto tra lui e il Pdl di Alfano, tanto più significativa perché arriva all’indomani degli appelli e delle proposte per l’unità dei moderati. «La nostra idea è quella di uno Stato più leggero con uno spirito costituente e un cammino politico che porti all’unità dei moderati», ha detto Alfano, al convegno della Fondazione Magna Carta di domenica. Concetti ribaditi ieri, nel corso di una manifestazione elettorale a Messina, durante la quale ha anche ripetuto che tra lui e Berlusconi c’è «fiducia reciproca». «L’Udc? Non facciamo un problema di alleanze ma diciamo che, invece di attrezzare scialuppe, è bene costruire una grande nave che possa portare l’Italia, che oggi è fra i marosi, dalla parte di un ritrovato benessere», ha detto Alfano, che domenica aveva anche annunciato che «a breve presenterò una squadra politica che ci accompagnerà fino alle politiche». Una sorta di direttorio del Pdl, di cui facciano parte «la migliore classe dirigente, i migliori esponenti del territorio». È facile immaginare che «a breve» significhi dopo il voto in Sicilia, che rappresenta la linea d’orizzonte anche per Alemanno. Nel suo documento il sindaco di Roma sollecita per subito dopo il voto la convocazione di una convention in cui «azzerare il Pdl e avviare la costituzione di un nuovo soggetto politico», in cui però «la destra (ex An) e il centro (ex Forza Italia)» devono rimanere insieme. Separarli, chiarisce, «è problematico e pericoloso», mentre bisogna guardare a un asse tra «ciò che nascerà da Pdl, Udc e società civile».
E un avvertimento contro la «disaggregazione» è arrivato anche dai promotori di Lib-Lab, per i quali «il Pdl deve fare la sua parte rinnovandosi, anche al punto di cambiare nome e simbolo, ma non autodistruggendosi per una sorta di cupio dissolvi». «A nostro avviso il Pdl va rinnovato e rilanciato non smontato e rottamato», si legge nel manifesto, sottoscritto, tra gli altri, da Renato Brunetta, Giuliano Cazzola, Stefano Caldoro, Margherita Boniver, Giuseppe Calderisi. «Lavoriamo per creare un’aggregazione di un grande schieramento moderato e per poterlo fare non si può disaggregare quello che già c’è, non siamo per la parcellizzazione dei partiti già esistenti», ha poi aggiunto Cicchitto, parlando di sole due opzioni per «uscire dalla fase di stallo»: «O la candidatura di Berlusconi o le primarie».