La Pizia di Arcore punta a distruggere il Pdl?
Una dice che il Pdl è «fi-ni-to». L’altra che praticamente non è mai esistito, perché «non esiste dal giorno dopo in cui Berlusconi è andato al governo». Una vuole «rottamare», mutuando il lessico dagli “odiati comunisti”, l’altra spiega che «non dico rottamare, mi piace più picconare». Da giorni imperversano sui giornali, dando adito a titoli sulla prossima disgregazione del partito. Per volere diretto di Lui, del Cav, è ovvio. Daniela Santanchè e Michaela Biancofiore, ormai, fanno a gara per sparare a zero sul Pdl e sulla sua classe dirigente e, poco importa, che ancora ne facciano parte entrambe.
È soprattutto la prima, però, a creare sconcerto nel partito, complice anche il fatto che, se la Biancofiore sembra una sacerdotessa del credo dissoluzionista, la Santanché sembra una sorta di pizia dell’oracolo di Arcore.
«Esco ora da un colloquio con Silvio Berlusconi rafforzata nella convinzione che il Pdl sia ormai finito. Finito, il Pdl è finito. Fi-ni-to. Per vincere occorre spacchettare, ritornare a Forza Italia e alla componente di destra o ex An e appoggiare altre liste civiche», ha riferito ieri la Santanchè in un’intervista al Messaggero, mentre nel partito fiorivano documenti e proposte per vedere come fare a rilanciare tanto il Pdl quando il centrodestra.
A questa ennesima rivelazione hanno replicato con una nota congiunta il capogruppo alla Camera Fabrizio Cicchitto e il vicecapogruppo al Senato Gaetano Quagliariello, per i quali «nessuna persona di buon senso, nella settimana decisiva di elezioni importanti come le regionali in Sicilia, nelle quali è presente il simbolo del proprio partito, dichiarerebbe che quel partito è morto». «Poiché stimiamo l’amica Santanchè persona dotata di intelligenza e discernimento, riteniamo che le sue reiterate esternazioni sulla fine di un partito che è anche il suo rispondano a una precisa strategia: provocarne la sconfitta per poi dichiarare chiusa una storia», hanno proseguito il capogruppo alla Camera e il vicecapogruppo al Senato, aggiungendo che «qualunque sia l’esito delle elezioni» il Pdl non scomparirà.
È stato invece Maurizio Gasparri a rispondere, o meglio a non rispondere, all’attacco quotidiano della Biancofiore. «Non replico a cose irrilevanti», ha detto il capogruppo al Senato, a chi gli chiedeva di commentare l’accusa mossa dalla deputata secondo cui sarebbero gli ex An a non volere il rinnovamento. «Il Pdl e il centrodestra – ha quindi detto Gasparri – devono proseguire una politica di rinnovamento. Non bisogna riavvolgere il nastro e tornare a 18-20 anni fa. Un ritorno al passato non è nella natura delle cose di qualsiasi parte politica ed è in contraddizione con il processo che da Berlusconi è stato avviato con Alfano e altri».
Una richiesta, quella di guardare avanti, che arriva da tutti gli ambienti del partito, che chiedono di partire dalle primarie, non nascondendo i danni provocati dal lungo stallo in cui versa il Pdl. «Si è verificato un impasse politico del Pdl che ha determinato un vuoto che va riempito e con cui bisogna fare i conti», è stata l’analisi che Cicchitto ha affidato a un’intervista alla Stampa. «È sbagliato – ha aggiunto – utilizzare quel vuoto politico per annullare il Pdl». Quindi Cicchitto ha ripercorso le tappe che hanno portato alla situazione attuale: «Si dovevano fare le primarie con Alfano candidato, ma poi tutto si è fermato per il ritorno in campo di Berlusconi da tutti appoggiato. Poi lo stesso Berlusconi ha detto che faceva un passo indietro e ora ci troviamo senza né la prima né la seconda opzione».
Anche Gianni Alemanno, ieri, è tornato a chiedere le primarie e un profondo rinnovamento del centrodestra, con una convention da convocare subito dopo il voto siciliano. «La mia è un’offerta di aiuto ad Alfano», ha detto il sindaco di Roma, per il quale il segretario del Pdl «ha trovato molti ostacoli: aver nominato lui alla segreteria senza modificare la struttura del partito e poi l’effetto stop and go della candidatura di Berlusconi». «Deve essere chiaro a Berlusconi che il candidato premier non potrà essere lui», ha poi aggiunto Alemanno, spiegando anche che una lista dell’ex premier risulterebbe come «un fallimento, che verrebbe punito dagli elettori». E una richiesta forte al segretario a lanciare le primarie è arrivata anche da Guido Crosetto. «Il rinnovamento della squadra e la definizione della futura classe dirigente va fatto passando attraverso un confronto di persone e programmi tra la gente. Lui – ha detto l’ex sottosegretario – ha l’autorevolezza e la credibilità, per lanciare il cuore oltre l’ostacolo».