Ciò che Monti non doveva proprio fare
La campagna di stampa – davvero ben riuscita – secondo la quale il Parlamento era inutile oltre che inzeppato di incompetenti parassiti (al netto dei ladri), ha inizialmente conquistato le deboli menti degli idioti (in senso greco) di tutta Italia e convinto le masse ad accogliere l’annullamento della democrazia come un intervento salvifico. I tempi dei tappeti di petali ai piedi degli ennesimi liberatori sembra però ormai tramontato. Non c’è un provvedimento del governo tecnico che non abbia evidenziato quanto in-esperti, in-avveduti e loro malgrado in-competenti fossero i professori, professoroni o professoricchi invitati dal saggio Re Giorgio a reddrizzare l’italica schiena. Tanto per ripetersi, varrebbe la pena di ricordare che Monti, come prime mosse del suo illuminato governo da Nobel dell’economia (non ancora, ma state a vedere che qualcuno lo proporrà…) ha fatto le due cose che nemmeno un pazzo certificato avrebbe fatto considerando le caratteristiche specifiche del nostro Paese: aumentare il costo della benzina e tassare ulteriormente la casa. La casa è il bene rifugio per eccellenza e tutti sanno che gli italiani sono il popolo con maggiore percentuale di famiglie che vivono in una casa di proprietà. In tempo di crisi si può sopravvivere alla perdita del lavoro ma non a quella della casa. Per quanto concerne la benzina poi, si è detto e ridetto che visto che (causa Appennini) più dell’80 per cento del trasporto nazionale avviene su gomma, aumentare i carburanti avrebbe causato un’inerrestabile crescita dei prezzi e del costo del prodotto italiano, deprimento i consumi, le esportazioni e aggravando la spesa di famiglie e imprese. Prima di accettare lezioni da questi geni dell’economia interrogatevi: voi avreste mai fatto simili castronerie?