L’Italia soffre la “sindrome Visentini”
«Finché il sistema fiscale italiano sarà regolato da un intricato insieme di norme complesse, sarà impossibile dar vita a modelli di dichiarazione veramente semplici e adempimenti realmente alla portata di tutti». Il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Attilio Befera, in una lettera inviata al quotidiano Libero, dopo mesi di polemiche e attacchi a Equilitalia, ha riconosciuto che «oramai da qualche anno è cresciuta la consapevolezza che solo un pieno rispetto delle regole, anche fiscali, possa riportare il Paese sulla giusta strada». Alla luce di questa mutata mentalità, per Befera solo dalla revisione del sistema fiscale potrebbe nascere un nuovo rapporto con i contribuenti. Considerazioni che hanno trovato il consenso del senatore del Pdl Maurizio Castro, «purché Befera si impegni a rompere il cordone ombelicale che lega l’Agenzia delle Entrate alla cattiva tradizione fiscale italiana».
In che senso…
L’Italia soffre la “sindrome Visentini” (dal nome del ministro delle Finanze che a cavallo degli anni ’70-’80 riformò il sistema fiscale, ndr). Una figura quasi mitologica che però aveva la convinzione che le piccole imprese, in quanto tali, fossero un fenomeno abnorme e colpevole. Lui immaginava solo la grande impresa come standard competitivo per il nostro Paese. La riforma che ideò era tutta orientata a favorire l’analiticità della contabilità ai fini fiscali, che per sua natura doveva essere complicatissima per costringere le piccole imprese a crescere abbandonando quello che lui definiva un modello primitivo.
Qual è stato l’esito di questa ossessività?
Un regime inestricabile per una piccola azienda. L’esempio più clamoroso è costituito dagli studi di settore che sono meramente indicativi e, quindi, non esonerano l’impresa congrua dai controlli.
Invece, la vera logica qual è?
La logica della tombalità. Se si fissano parametri seri perché un’impresa sia fiscalmente congrua e l’impresa si è allineata a quei parametri, sono precluse le verifiche fiscali. Oggi il 70% delle imprese risultano congrue. Ciò significa che gli standard previsti dagli studi di settore non sono severi…
Quindi…
…uno scambio serio in questo momento di crisi potrebbe essere quello di rendere un pochino più severi i parametri in maniera tale che chi vi rientri è definitivamente esonerato da controlli e presentazione di documenti analitici.
Perché non si riesce mai a fare la semplificazione tributaria?
Perché non si trova il terreno dello scambio. Inoltre, l’amministrazione fiscale e legislativa si muove dal pregiudizio che le piccole imprese siano una patologia del sistema economico italiano. E invece sono una forza. In termini politici la potremmo chiamare una “sindrome azionista e piemontese”.
Quale è stato fino ad oggi il ruolo della Ragioneria di Stato?
La Ragioneria generale storicamente è un grumo tecnocratico il cui livello di competenza tecnica è inversamente proporzionale alla capacità dinamica di leggere la realtà economica e sociale. Oggi abbiamo un’incredibile tecnocrazia conservatrice che soffre di una coazione a ripetere i modelli interpretativi degli anni ’70-’80 su cui si è formata. Di fronte alla più incredibile cesura della storia rappresentata da questa crisi, la Ragioneria è francamente inadatta a comprendere il momento. I suoi tecnocrati non hanno capito nulla del miracolo Nord-Est perché avevano ancora la strumentazione econometrica con la quale avevano approcciato il miracolo industriale del triangolo industriale del Nord-Ovest. Abituati all’industria fordista, quella delle catene di montaggio delle produzioni di massa, non potevano capire le imprese a rete, i distretti, le produzioni personalizzate, i nuovi vettori dell’esportazione verso l’Est del mondo.
Qual è, quindi, la strada da seguire?
Se la ricetta vincente per l’Italia è quella di restare nei settori tradizionali, ossia moda, arredamento, elettrodomestici, ma presidiando i segmenti più pregiati dei mercarti internazionali, è ancora valido un ragionamento basato non sui margini ma sul Pil fatturato? Chiaramente serve una grande opera di modernizzazione dell’approccio culturale della Ragioneria. In questa prospettiva ci aspettiamo tantissimo da un economista sofisticato e internazionale come Vittorio Grilli.
L’Italia è tra i Paesi in cui c’è la più alta tassazione del mondo e i cittadini, come dimostrano l’alto numero di suicidi, si sentono vessati dal fisco.
È vero, c’è un approccio vessatorio nei confronti dei cittadini. Un atteggiamento che nasce anche da una falsificazione concettuale, infatti la maggior parte del “nero” italiano è di matrice criminale. Quindi non si dovrebbe militarizzare Cortina o Capri, ma Afragola e Corleone. Contro le grandi organizzazioni criminali che contaminano il territorio serve più l’esercito che la Guardia di Finanza.