La lezione del Cavaliere a Sarkozy e alla Merkel
Impresentabile. Responsabile del crollo dell’economia italiana. L’uomo del cucù. Ci ha portato allo sfascio. Ci sta ridicolizzando nel mondo. In quell’incediaria stagione che alla fine ci ha «regalato» i tecnici, le cronache dei grossi giornali (gli stessi che, guarda caso, oggi idolatrano Monti) erano zeppe di frasi del genere. Berlusconi era descritto come un demonio che ci trascinava all’inferno, senza nemmeno bisogno dei traghettatori di anime. Ma prima o poi la verità viene a galla. Ora spuntano come funghi le cifre vere sul debito pubblico, che smantellano il castello su cui è stata costruita la “sospensione” della democrazia in Italia. E quelle cifre stanno facendo il giro del web, grazie a vari siti e a vari blog, come il molto cliccato Qelsi. Prendiamo il rapporto debito/Pil, che è il parametro più appariscente per un Paese indebitato come il nostro. Va sempre peggio. Berlusconi, invece, si era difeso egregiamente e ci sono le prove. Nel 2008, al momento dell’insediamento dell’ultimo governo del Cav, il rapporto debito/Pil nel nostro Paese aveva raggiunto il 105,8 per cento del Pil. Due anni dopo (nel 2010) era al 118,4. Aveva subìto cioè un incremento del 12,6 per cento. Un dato negativo, colpa della difficile congiuntura economica, ma ancora buono se si considera quello che nel frattempo era successo negli altri Paesi europei, comprese la Germania e la Francia. I tedeschi, infatti, erano passati dal 66,7 all’83,2 per cento (+16,5 per cento), Parigi dal 62,2 all’82,3 (+20,1), la Spagna dal 40,1 al 61 per cento (+20,9). Cifre che da sole sono sufficienti a evidenziare che Sarkozy e la Merkel avevano ben poco da ridere nella loro squallida conferenza stampa. Anzi, nel confronto tra capi di governo risulta evidente che – sui conti pubblici – Berlusconi abbia fatto meglio degli stessi Sarkozy e Merkel, nonché di Zapatero, dando loro una bella lezione. Eppure il Cavaliere era nel mirino. Ora si comincia a capire anche il perché.