Hollande: tagli alla cultura. E ora che dice il popolo viola?

10 Set 2012 20:27 - di

La tassa sui cosiddetti “ricchi” ci sarà, tanto per dare un contentino alle fette più ideologizzate dei socialisti francesi. Ma Hollande, la nuova icona della sinistra italiana, sta per fare altre scelte destinate a provocare una crisi di nervi nel popolo viola e nei compagni nostrani, piddì inclusi. La sua sarà una politica “lacrime e sangue”, come annunciato in diretta televisiva dal telegiornale di Tf1. E ci saranno anche i tagli alle iniziative culturali, una scelta che delude chi aveva visto nella guida socialista uno stile di governance “illminato”. Un colpo da kappaò. Nessuno infatti dimentica quanto accadde durante il governo Berlusconi nel momento in cui si decise di mettere ordine tra gli enti culturali, eliminando gli sprechi in situazioni che richiedevano un intervento: barricate, persino in presenza di enti considerati inutili. Forse è per questo che la sinistra nostrana è rimasta in doveroso silenzio, evitando qualsiasi commento su Hollande. Le cui quotazioni sono decisamente in ribasso, soprattutto a casa sua. Bersagliato dalle critiche e dai sondaggi – l’ultimo vede impennarsi fino al 59% la quota di scontenti – il presidente ha tirato fuori l’agenda. Un programma biennale di sacrifici «senza precedenti», annunciato in 25 minuti di diretta tv, senza nascondere nulla della situazione ai francesi. Dal 2014, arriveranno il rilancio e la costruzione di una «Francia solidale». Si chiama «agenda del risanamento» quella che Hollande – apparso teso e serio, a volta in difficoltà nel trovare le parole – ha presentato in quest’apparizione televisiva dell’altra sera, voluta per riportare la fiducia che sta crollando a picco e per rintuzzare le accuse di immobilismo: «Mi assumo completamente la responsabilità», ha detto. «So in che direzione sto andando. Io devo fissare la rotta e il ritmo». E di fronte a «una disoccupazione elevata, a una competitività degradata, a grossi deficit, a un indebitamento storico», la sua missione è «risanare il nostro paese e fisserò un’agenda per questo risanamento: due anni». Puntare a 24 mesi è mossa strategica per un Hollande che viene già rimproverato dopo i primi 100 giorni per non aver messo in pratica quanto promesso in campagna elettorale, ma è un rischio altissimo considerando che proprio fra due anni ci saranno le elezioni di metà mandato, le municipali. L’Ump, l’opposizione di destra, ironizza: «Si parla spesso dell’impreparazione dei socialisti a guidare lo Stato – si legge in uno dei primi commenti dal partito –  il presidente ci ha annunciato che i socialisti in 100 giorni hanno fatto un’agenda…». I due anni serviranno per «mettere in pratica una politica per l’occupazione, per la competitività e per risanare i conti pubblici». Sono le temute «lacrime e sangue» annunciate in questi giorni da più parti e Hollande non l’ha nascosto: «Si tratta di imposte dolorose, di un sacrificio senza precedenti per la Francia». In cifre: 30 miliardi da trovare nel 2013, 10 dalle imposte sulle famiglie, 10 dalle imprese e altri 10 dalla spending review:. Tagli anche alla cultura, dunque, «Stiamo attraversando una crisi economica inaudita. Tutti devono contribuire», ha confermato in un’intervista al quotidiano francese “Le Monde”, la ministra francese della Cultura, Aurelie Filippetti, annunciando tagli a progetti culturali lanciatidal precedente governo. Infine, il famoso 75% a carico dei «ricchi». È stato un Hollande che non ha nascosto nulla della gravità della situazione ai francesi e che per la prima volta è stato costretto a convenire con gli economisti più critici che l’1,2% di crescita nel 2013 era soltanto una chimera per la Francia, che «costruirà la sua finanziaria su una crescita dello 0,8%». Ed è stato un Hollande a volte in difficoltà nello spiegare come farà a portare a termine la sua «agenda», in particolare illustrando la politica industriale. Ha infatti invocato «maggior flessibilità», anche qui contraddicendo le premesso poste in campagna elettorale, quando “flessibilità” era una parola impronunciabile a gauche…

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