Grazie a Fiorito per aver risvegliato i nostri anticorpi

25 Set 2012 21:00 - di

Ci voleva il fattaccio brutto della Regione Lazio per ricordare alla destra (nelle sue varie declinazioni) l’orgoglio dei suoi valori. L’operazione dei vari ex-militanti che hanno abbandonato la spranga per il Pc con sopra l’adesivo con scritto “this machine kills fascists”, operazione che tendeva a vendicarli di una eterna sudditanza valoriale e dimostrare che “noi non siamo migliori degli altri”, potrebbe essere il proverbiale veleno che si tramuta in farmaco. Grazie a Fiorito per aver risvegliato i nostri anticorpi, oserei dire. Al di là dello spettacolo poco interessante di tutti quelli che salgono sul pulpito candidandosi ad esempio dell’antifioritismo, forse qualcuno si è reso conto che le chiacchiere non bastano più. E tra questi pare ci siano Berlusconi e Alfano. In un’intervista sul giornale on-line dell’Annunziata il presidente del Pdl si è lasciato andare ad una considerazione sul progetto di “ringiovanimento” a lui caro. “Mi sembra che Fiorito abbia 41 anni – ha detto – non sempre basta essere giovani…”. E ha pure rimesso, in quel colloquio fiume con Huffington post, un po’ di puntini sulle “i” sull’operato del governo. Tanto che Monti si è irritato e ha definito una semplice intervista “un atto ostile”. Sembra ritornato in pista anche il “nostro” Alfano, quello la cui nomina a segretario avevamo salutato un anno e mezzo fa con una standing ovation, accogliendo la sua promessa che sarebbe stato “segretario del partito degli onesti”, che avrebbe saputo distinguere tra chi era effettivamente perseguitato dalla magistratura e chi non lo era affatto (e avendo fatto il ministro della Giustizia aveva gli strumenti per giudicare la differenza). Se l’avessero lasciato lavorare, vogliamo credere che il caso Lazio non sarebbe nemmeno nato. Forse si sarebbero  riuniti i probiviri, ci sarebbe stata un’inchiesta interna e un convincente invito a togliersi di torno. Invito che però a ben pensare Alfano ha rivolto apertamente a Nicole Minetti, che però è ancora lì. Angelino, non è ancora troppo tardi. Chiudi in bellezza la storia del Pdl, che tanto tra sei mesi avrà almeno un altro nome. E se ti impegni forse anche un’altra faccia, più pulita, da mostrare in giro con ritrovato orgoglio.

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