Anche se tutti noi no, è ancora vero?
La propaganda politica si è sempre nutrita della demonizzazione dell’antagonista: oggi, che l’arma della comunicazione ha affilato gli artigli, la freccia all’arco di detrattori e avversari è quella della delegittimazione sferrata a colpi di reati fiscali e sbeffeggiamento morale. È in questo quadro, è noto, che irrompe il caso dell’ex capogruppo Pdl alla Regione Lazio indagato per peculato, Franco Fiorito: e l’onta del disonore dilaga, penalizzando però una storia e un costume politico che nulla hanno a che fare – malgrado gli strumentali tentativi giornalistici degli ultimi giorni di standardizzare il fenomeno – e mai nulla hanno avuto a che fare, con riunioni a base di ostriche e champagne, toga party, orge di potere, ostentazioni economiche in stile peplum, gaudenti consiglieri e voraci faccendieri.
«La destra, storicamente, non è quella rappresentata da alcuni articoli di giornale che traggono conclusioni a dir poco affrettate e superficiali da episodi di ordinario malcostume, politico ed umano», chiarisce Gennaro Malgieri, parlamentare del Pdl, giornalista, scrittore, ed ex consigliere d’amministrazione della Rai. «La storia delle destra è ben altra – prosegue – e si sostanzia di una profonda cultura: chi volesse, oggi, ha gli strumenti per approfondire origini, sviluppi e affermazioni di questa storia che, evidentemente, ancora non riesce a far breccia nella considerazione di intellettuali, giornalisti e osservatori di cose politiche. È evidente che taluni comportamenti nuociono all’immagine stessa di quel che resta della destra italiana del dopoguerra, ma ciò non significa che essa possa essere, con un tratto di penna, abrogata da uno scandalo o dalla insensibilità di chi si è riconosciuto a destra ma, arbitrariamente, non ne ha tratto tutte le conseguenze sul piano morale, culturale e politico».
Quale può essere, allora, una strategia di restyling? «Oggi – conclude Malgieri – il fatto stesso che la destra sia politicamente pressoché scomparsa dal paesaggio italiano, non vuol dire che i suoi valori e la sua cultura non permangano. Da questo punto di vista, personalmente, ed insieme con molti altri amici, abbiamo cercato, anche di recente, di tenere viva l’idea di una destra possibile che si coauguli in un progetto all’interno di un rinnovato centro-destra. Mi auguro che questa prospettiva possa essere praticata e non accantonata – come ha fatto qualcuno – riponendola tra le reliquie di un passato che dovrebbe restare chiuso in chissà quale polveroso armadio della storia». Un armadio che di scheletri non ne ha: la destra post-missina rivendica con i fatti l’appartenenza a un passato storico e politico che nulla ha da spartire con tamarrate autocelebrative e istituzionalizzate. E il vicepresidente vicario Pdl alla Camera, Massimo Corsaro, interpellato sulla questione, ci spiega perché. «Sull’argomento voglio innanzitutto dare anche una parziale risposta alla battuta del segretario Alfano che ieri ha detto: “quelli di An sono rimasti male perché Fiorito viene dal loro mondo”… Non è così. Anzi, è il contrario: da parte nostra c’è stata una reazione immediata e di grande allarme allo scandalo Fiorito, proprio perché non siamo abituati a tutto quello che sta accadendo: non fa parte del nostro costume e del nostro modo di fare politica utilizzare il ruolo personale per soddisfazioni che non hanno nulla di istituzionale e di professionale. E allora, aggiungo che non siamo rimasti semplicemente “male”, come ha dichiarato il segretario Alfano, ma siamo profondamente offesi dalla vicenda. Sappiamo bene tutti che la mela bacata può nascere in qualunque cesto, la differenza tra noi e gli altri, è che quando a casa nostra ci accorgiamo che la mela è bacata, non ne cerchiamo le giustificazioni, ma la allontaniamo prontamente dalle altre mele del cesto. Per questo, la tempestività d’intervento all’interno del Consiglio Regionale del Lazio è testimonianza di un approccio che non è mai giustificazionista rispetto a situazioni di questo genere: siamo convinti che chi utilizza il consenso che ha costruito, o il credito del partito nel quale si è formato, a fini personali, debba essere assolutamente allontanato, senza nessun alibi».
E non sconta niente a nessuno nemmeno l’ex vice sindaco di Milano e deputato Pdl, Riccardo De Corato. «Quello di Fiorito è un caso a parte, sicuramente estremo, che però – aggiungo senza nessuna intenzione assolutoria – riguarda tutti i gruppi alla Regione Lazio: il Pdl è stato solo la punta dell’iceberg. E per quanto riguarda la nostra storia di post-missini, credo di non dover spiegare o aggiungere nulla in merito alla credibilità del nostro operato, Fiorito o non Fiorito: per noi parlano i fatti di cui siamo stati protagonisti in 50-60 anni di battaglie politiche, condotte in Parlamento e nei nostri comuni. Certo lo scandalo della Pisana rimanda a una gestione grossolana del potere che danneggia la nostra immagine; ma credo che un primo, timido passo nella direzione del recupero lo abbia mosso proprio ieri la governatrice Polverini con i tagli imposti al consiglio che, mi auguro, preludano anche a un prossimo ricambio di volti». Volti non rappresentativi di un blasone politico e di un impegno militante conquistati sul campo, e non certo a tavola o in qualche resort in Costa Smeralda. «Il caso Fiorito non avvalora la tesi della destra romana o laziale all’abbacchio e all’amatriciana, scatenata su chissà quale mangiatoia», argomenta l’ex vice sindaco di Palermo, oggi deputato Pdl, Giampiero Cannella. «La storia della destra a Roma e nel Lazio è una storia antica che ha esempi ben più edificanti e degni di essere ricordati che non quelli di Franco Fiorito o di altri avventurieri. È la storia di tanti ragazzi che, credendoci, hanno perso la vita in momenti ben più tragici della nostra storia recente, momenti in cui, nel ’68 come nel ’77, lo scontro ideologico era forte e senza esclusione di colpi. Momenti in cui si è formata una classe politica dirigente arricchita di intelligenze che hanno contribuito alla divulgazione di una cultura della politica che va guardata con estremo rispetto, e che non va certamente macchiata e confusa con episodi frutto di un decadimento complessivo della politica tutta. Se penso alla destra romana, insomma, penso a nomi immortalati nella storia politica del nostro Paese; Franco Fiorito, invece, è solo un nome stampato nella cronaca»…