Anche la Germania chiude le ambasciate
Ieri il sito internet della rivista satirica francese “Charlie Hebdo” era di nuovo online insieme ad alcune delle vignette “provocatorie” sul profeta Maometto. Due giorni fa, appena pubblicate le vignette in questione, il sito aveva subito un attacco di pirati informatici e ancora in queste ore continuano i problemi di navigazione.
Intanto, sulla scia delle decisioni prese dal governo francese, anche la Germania chiuderà oggi le sue sedi diplomatiche nei Paesi islamici maggiormente esposti a rischio di nuove proteste per il film anti-Maometto e le recenti vignette sul profeta islamico. Il ministro degli Esteri tedesco, Guido Westerwelle, non ha ancora specificato quali sedi diplomatiche resteranno chiuse, spiegando che è stato dato ordine ai funzionari diplomatici di restare lontani dai loro uffici. Anche se alcune ambasciate tedesche nei Paesi arabi restano chiuse di routine il venerdì, giorno sacro ai musulmani, l’ordine diffuso ieri da Berlino è destinato a interessare un numero maggiore di sedi ritenute a rischio. L’ambasciata italiana in Libano raccomanda ai connazionali di usare «la massima prudenza» in vista delle manifestazioni di protesta che si dovrebbero svolgere oggi in varie città del Paese, tra cui forse la capitale Beirut. «Si raccomanda ai connazionali la massima prudenza, evitando ove possibile assembramenti di persone e luoghi pubblici, e di tenersi costantemente informati sulla situazione», si legge in una nota inviata a tutti gli italiani residenti. Il governo americano ha annunciato la chiusura della sua ambasciata a Giacarta e di altre sedi in Indonesia in previsione delle proteste. L’ambasciata ed i consolati di Surabaya, Medan e Bali, oltre alla missione Usa presso l’Asean, saranno chiusi oggi «a causa della possibilità di significative manifestazioni», ha annunciato la sede diplomatica. Lunedì i manifestanti avevano lanciato pietre e bombe incendiarie contro la sede dell’ambasciata. Gli Stati Uniti hanno anche sconsigliato ai cittadini Usa di andare in Pakistan, teatro di violente manifestazioni anti-occidentali anche ieri.
Intanto centinaia di afghani sono scesi nuovamente in piazza ieri a Kabul per protestare contro il video blasfemo diffuso negli Stati Uniti e anche contro le vignette pubblicate dal giornale francese “Charlie Hebdo”. I manifestanti, circa 500, si sono riuniti pacificamente in una piazza vicino all’università, bloccando temporaneamente il traffico e gridando slogan come «Morte alla cultura degli americani» e «Lunga vita all’Islam». Le manifestazioni e i cortei si sono ripetute quotidianamente in varie province dell’Afghanistan.
In Francia, una manifestazione prevista domani davanti alla Grande Moschea di Parigi contro il film anti-islam è stata vietata dalla prefettura. Lo ha reso noto una fonte della polizia. Un privato cittadino – secondo quanto si è appreso – ha depositato in prefettura una domanda di autorizzazione a manifestare sabato davanti alla Grande Moschea di Parigi. Fonti della polizia riferiscono che il prefetto ha firmato un documento con il quale comunica al richiedente il divieto di questa manifestazione. Sulla vicenda intervengono i Fratelli Musulmani egiziani, tramite il loro partito Giustizia e Libertà, che chiede al governo francese di prendere una misura «decisa e urgente» contro “Charlie Hebdo”, cosi come fatto già per le foto di Kate Middleton. Il partito esprime nel comunicato il suo rifiuto «categorico» delle vignette che rappresentano «un nuovo attacco all’Islam e ai musulmani». Sottolinea poi che la magistratura francese ha «già preso iniziative dissuasive» nei confronti della rivista che ha pubblicato le foto della duchessa di Cambridge, rilevando inoltre come Parigi abbia «un atteggiamento fermo contro chi ignora l’olocausto».