La disfida (dei cachet) alla festa democratica
Beppe Grillo cambia obiettivo: stavolta non è più Pierluigi Bersani nel mirino ma Roberto Benigni, che ha abbracciato Bersani alla festa del Pd esortandolo: «Pierluigi, alzati e cammina». Una disfida tra comici che aniziché coinvolgere la politica tira in ballo i cachet. Benigni si era rivolto, dal palco della festa di Reggio Emilia, agli «amici del Pd» ironizzando sul linguaggio di Grillo: «Grillo mi ha mandato un fax, che vi leggo: cari elettori del Pd, vi volevo salutare e dirvi di andare affanculo stronzi piduisti… Vabbè, sono comici. A me ha detto: come stai vecchio cadavere putrefatto salma piduista?…».
Un’esibizione che ha scatenato la reazione di Grillo e rinfocolato la polemica a distanza tra Pd e Movimento Cinque Stelle che non accenna a placarsi. Così ieri sul blog dell’ex comico genovese è arrivato l’affondo: quanto costano le feste di partito? E come vengono pagate, magari con i soldi del finanziameno pubblico, o con quelli di qualche imprenditore amico? «E gli artisti invitati sul palco lo fanno per solidarietà verso il pdmenoelle o a fronte di un ricco cachet? E questo cachet a quanto ammonta? Domande perdute nel vento, blowing in the wind…». In pratica, Grillo vuol sapere quanti soldi Benigni ha preso dal Pd. Una curiosità che è stata soddisfatta dal manager di Benigni, Lucio Presta: «Per abitudine non prendiamo soldi dai partiti e anche questa volta non abbiamo incassato nulla dal Pd, ma dai biglietti venduti per lo show. Nel mondo dello spettacolo se c’è gente che viene a vedere l’artista e paga, incassiamo, altrimenti no», spiega Presta. «Non c’è nessun minimo garantito. Se poi Grillo vuole discutere di cachet, anche del suo, naturalmente – conclude – sono sempre pronto a incontrarlo». Stesse argomentazioni, del resto, usate dallo stesso Beppe Grillo per giustificare i suoi proventi che, ha sempre sostenuto, arrivano da privati cittadini che hanno pagato i soldi del biglietto per i suoi spettacoli. E se nel Pd c’è chi si risente per le intemperanze grilline, c’è anche chi rivolge un appello ai due comici in lite, come ha fatto su twitter Mario Adinolfi, che suggerisce: «Lasciate litigare noi politici…». «Il fondatore del Movimento Cinque Stelle – scrive ancora il deputato Pd – ha capito che il filone della polemica con noi democratici funziona e dunque non molla l’osso. Io direi che è l’ora di una tregua. Da tecnico del ramo Grillo riconoscerà che lo spettacolo di Benigni a Campovolo è stato molto divertente, le sue battute funzionavano, la gente rideva e rideva anche della satira rivolta contro il Pd. Il comico toscano ha guadagnato dai biglietti venduti, come ogni artista del suo calibro ne ha venduti molti e mettersi a fare i conti in tasca non è il tipo di critica che a Grillo dovrebbe riuscire meglio».
E infine anche Matteo Renzi sottolinea che il Pd farebbe bene a ribattere a Grillo con argomenti politici, anziché utilizzare l’invettiva o delegare all’ironia dei comici l’esito del duello in corso: «Vogliamo davvero far sgonfiare la bolla del Movimento 5 Stelle? Allora dobbiamo avere il coraggio di essere noi a dire: dimezziamo il numero dei parlamentari». Così Renzi, a margine di un incontro politico del Pd a San Giovanni Lupatoto, nel veronese. «Dobbiamo essere noi – ha aggiunto – a dimezzare le indennità dei parlamentari ed eliminare il vitalizio per i consiglieri regionali. Cioè la seconda pensione». «Se faremo tutte queste cosa – ha spiegato Renzi – eliminando anche il finanziamento pubblico ai partiti, vedrete che Grillo passerà dal 20% che gli viene attribuito nei sondaggi al 2% nel giro di qualche settimana».
Intanto il web si scatena: sul sito Girnalettismo.it viene recuperato un vecchio manifesto della Festa dell’Unità di Modena del 1990. Tra i musicisti chiamati ad allietare i partecipanti, tra Fiorella Mannoia e Gino Paoli, tra i Pooh e i Ladri di biciclette, compare anche il nostro Beppe Grillo. Sorge spontanea la domanda: e il cachet di Grillo a quanto ammontava?