Essere alla corte di Putin non è più uno scandalo. Chissà perché…
Era accusato di essere amico del giaguaro – Berlusconi – e di dare l’Italia in pasto alle belve (russe) a causa dei buoni rapporti con il Cremlino. Ma la politica ha tempi diversi, quella è una storia vecchia e la sinistra riesce sempre a cavarsela con la scusa dei vuoti di memoria. Stavolta il salto rocambolesco del Pd è da premio circense, nessuno ha osato dire una parola su Monti. Che ha incontrato Putin agendo in piena continuità con il Cavaliere. «Spero che anche in futuro avremo rapporti stretti», ha detto il premier allo Zar. «So bene quanto grande sia la sua leadership». E lo Zar gli ha garantito che nessuno dei progetti tra Russia e Italia è morto, «anzi, tutti vanno avanti». Stesse parole e stessa scena di alcuni mesi fa. È cambiato solo il giudizio del “pubblico”, ossia del Pd che – quando al posto di Monti c’era Berlusconi – lanciava accuse e sospetti sull’allora presidente del Consigli solo perché aveva sostenuto la necessità di ampliare i buoni rapporti con la Russia. Dario Franceschini arrivò a tuonare a Montecitorio: «Berlusconi smentisca in aula gli affari con Putin». Luigi Zanda lanciava veleni: «La frequenza dei viaggi di Berlusconi in Russia, quattro solo negli ultimi 13 mesi, e il confronto con le sue rarefatte visite negli Usa è inquietante». Per “L’Espresso”«il rapporto tra il Cav e Putin ha reso l’Italia una dépendance russa. E “l’Unità” ironizzava sul presunto servilismo: «Per sfuggire ai cattivi pensieri sull’Italia, Berlusconi si è consolato nel ruolo di claque applaudendo, all’arena Megasport, Putin giocatore di hockey in una squadra dilettante che ha sfidato un team di leggende dello sport». Ora invece va tutto bene, è tutto sacrosanto. Forse perché il Pd ritiene che i giochi siano fatti e rien ne va plus.