Bersani presenta la “carta di intenti”
Pier Luigi Bersani sta preparando l’intervento con cui aprirà oggi a Roma l’assemblea nazionale del Pd. Un discorso nel quale il segretario delineerà i punti della cosiddetta ‘carta d’intenti’, il programma di governo per il 2013.
L’agenda di Bersani, insomma. Da proporre a eventuali alleati e a eventuali concorrenti alla primarie (se si terranno) e che dovranno sottoscrivere un programma di legislatura.
Un’agenda che, nelle sue linee guida, verrà presentata appunto all’assemblea e che, innanzitutto, dovrà avere il via libera del parlamentino democratico. È previsto infatti che la relazione del segretario venga messa ai voti. In platea, tra i partecipanti, ci sarà anche Matteo Renzi. Il sindaco di Firenze in realtà non è membro dell’organismo, ma «nessuno ovviamente gli impedirà di partecipare e di intervenire dal palco se lo desidera», spiega un dirigente del Pd che sta organizzando l’incontro.
Ci saranno anche degli ordini del giorno da votare. Sicuramente quello su primarie e limite dei mandati promosso da Sandro Gozi e Pippo Civati. Forse anche un odg ad hoc sulla legge elettorale. Anche se, a quanto pare, il tema verrà affrontato nell’intervento di Bersani e quindi verrà ‘compreso’ nel voto sulla relazione del segretario. Bersani, a quanto viene riferito, ribadirà che la proposta del Pd è quella del doppio turno, che c’è la disponibilità al dialogo, ma con due paletti precisi: un premio di maggioranza adeguato ad arginare la frammentazione e il no alle preferenze a favore del sistema dei collegi. Tra i temi, potrebbe anche venire affrontato quello dei diritti civili.
Bersani parlerà anche del governo Monti, per ribadire che «ci sono cose che non mi sono piaciute», come ha detto in un colloquio con il Financial Times, pur ammettendo che «questa fase lascerà un’impronta, un’eredità». Insomma, il Pd non smonterà quanto fatto da Monti ma, se vincerà le elezioni, farà la sua politica. All’assemblea Bersani, ad esempio, parlerà di quello che non va nella spending review e di come lo farebbe un Pd al governo, tanto per stare sull’attualità. Ma il passaggio più atteso è quello sulle alleanze anche se sul punto Bersani ha già chiarito più volte che cercherà sulla sua "carta di intenti" il consenso di un’area vasta del centrosinistra che comprenda anche i moderati, un’espressione che non vuol dire la sola Udc ma si riferisce a tutti quegli elettori che non sono disponibili ad assecondare nuove avventure populiste.
Non si sa ancora, invece, se Renzi interverrà all’assemblea: «Dipende da quello che dirà Bersani», è la sua risposta. «In ogni caso – ha detto durante il suo intervento alla festa del Pd a Prato, giovedì sera – la parola poi me la deve dare Rosy Bindi». «Per me Bersani è una persona per bene – ha proseguito Renzi davanti a circa mille persone – e ha detto che le primarie si faranno: lo spostamento della data non è un problema, l’importante è che si facciano». Infine Renzi ha sottolineato che con il ritorno in campo di Berlusconi si rischia la solita contrapposizione che già in passato ha allontanato molti cittadini dalla politica. «Se Berlusconi dovesse ricandidarsi – è l’idea di Renzi – noi non dobbiamo riproporre l’antiberlusconismo: io dico no alla logica del nemico ma dobbiamo parlare di noi e dei nostri programmi». E non è il solo a pensarla in questo modo. Anche Walter Veltroni, che condusse un’intera campagna elettorale senza mai nominare il Cavaliere, mette in guardia il Pd dal rischio di una replica dei duelli passati: «Un’ennesima campagna elettorale giocata su un referendum su di lui sarebbe grottesca e tragica». Infine Dario Franceschini, capogruppo del Pd alla Camera, in un’intervista all’Unità afferma: «Ritenere irreversibili gli annunci di Berlusconi è un azzardo», tuttavia «ha ancora molti interessi in campo e pur sapendo che non ha alcuna possibilità di vincere le elezioni, sa anche che perderle al meglio, con liste decise da lui, è preferibile all’ipotesi di passare il testimone e scomparire».