«Siena terrà, ma solo se saprà dire basta»
Il ridimensionamento è «al di là delle previsioni», dice Riccardo Migliori (nella foto). Il Monte dei Paschi di Siena ha appena annunciato il taglio di 4600 posti di lavoro e la chiusura di 400 filiali, sintomo «di una crisi davvero molto, molto pronunciata. In Toscana siamo molto preoccupati – spiega il deputato del Pdl – il sistema di potere che ruotava intorno a Mps ha drogato il tessuto sociale ed economico del territorio, molte potenzialità sono rimaste inespresse e ora la città si trova privata della base della propria economia, con i livelli occupazionali a rischio. È una situazione fortemente critica».
Imprevedibile?
No, impevedibile no. Noi abbiamo ripetuto per anni che quella commistione così profonda tra politica e finanza non poteva funzionare, ma siamo rimasti inascoltati perché il sistema di potere era così radicato che tutti partecipavano al do ut des e nessuno alzava la voce, dalla stampa locale all’associazionismo, fino alla Chiesa. Mps è l’unica banca al mondo i cui vertici siano nominati dalla politica, anzi da un partito, visto che il suo statuto prevede che Cda e fondazione siano indicati dal sindaco e dal presidente della Provincia e che il sindaco e il presidente della Provincia sono sempre stati prima del Pci, poi del Pds e poi dei Ds. La situazione in cui ci troviamo è frutto di scelte dettate più da ragioni politiche che finanziarie, come l’acquisto irresponsabile della Banca del Salento, dovuto a D’Alema, o di Antonveneta, con cui Mps si è svenata.
E ora che la cronaca vi dà ragione cosa succede?
Che ci troviamo di fronte a un risveglio drammatico: emerge che il re è nudo, con la differenza che nella favola i bambini avevano tenerezza per quel re mentre i senesi provano molta rabbia. Ora emergono tutti i danni prodotti da una banca che invece di operare nel mercato ha risposto a interessi politici. Mussari era un ragazzo calabrese che studiava a Siena e stava nella Fgci. Appena laureato è diventato responsabile giustizia del Pci, poi è stato nominato nel Cda di Mps, quindi ne è diventato presidente e ora è presidente di tutte le banche italiane. Ma i suoi meriti erano quelli della militanza. Siamo di fronte a un sistema totalmente distorsivo, è ovvio che con questa logica le cose non potevano funzionare, tant’è che ora hanno chiamato Profumo, che invece ne capisce.
Profumo ha detto che il piano industriale rompe con il passato. La discontinuità è possibile?
È necessaria, ma non so se Profumo resterà a Siena. Lui ha in testa una logica bancaria e si ritrova in una città in cui si scontrano interessi di tutt’altra natura. C’è una guerra tra bande interna al Pd, che viene trasferita a ogni livello. La vera discontinuità deve essere nel rapporto tra politica e finanza, va rotto il cordone ombelicale, il sistema bancario deve trovare una sua autonomia e i cittadini in primis devono rendersene conto: non si può più avere una banca che risponde al partito e non a finanza e territorio.
Siena può reggere a questa crisi?
Me lo auguro, e credo di sì. Mps è riformabile e le prossime elezioni saranno una palestra di innovazione della proposta politica e amministrativa. I partiti devono affrontare la situazione comprendendo che è finita l’era del “rimorchio”. La città poi ha un tessuto sociale e culturale molto forte, ha enormi potenzialità economiche. Il Palio è uno strumento di aggregazione incredibile, che con le contrade permette che non ci siano elementi di slabratura sociale. Siena è una grande piccola capitale del Paese, sono ottimista che sappia rifondarsi.
Come?
Cogliendo questa crisi come un’opportunità di liberarsi dagli elementi distorsivi che le hanno offerto una ricchezza drogata. Finora Siena non ha investito davvero su se stessa, c’è stata una monotematicità economica intorno a Mps. Il Comune, l’università, ogni iniziativa più pazza della Regione, tutto si è retto su Mps. La Regione non si è mai voluta esprimere su una politica creditizia degna di questo nome, con il risultato che il sistema delle Casse di risparmio si è frantumato. Siena è una città di 60mila abitanti e ha una squadra di basket campione d’Italia e una di calcio in serie A. Questa totale centralità di Mps ha fatto sì che risorse come il turismo o l’agroalimentare non venissero valorizzate fino in fondo. Alla fine… alla fine la crisi di Mps potrebbe rivelarsi un beneficio.