India, il tribunale dice no alla libertà su cauzione

29 Mag 2012 20:45 - di

L’Alta Corte di Kochi ha respinto ieri il ricorso del governo italiano riguardante la giurisdizione da applicare ai marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, in carcere per la morte di due pescatori indiani. Il ricorso mirante a bloccare il referto della polizia del Kerala era stato presentato settimane fa, ma l’Alta Corte di Kochi è entrata in un periodo di vacanza durante il quale la situazione è cambiata per la formalizzazione dei capi di accusa contro i due marò. Gli stessi sono stati acquisiti dal giudice istruttore il quale li ha trasmessi a un tribunale di primo grado per l’inizio del processo. Fonti legali hanno detto che con questo scenario il rigetto della richiesta era praticamente scontato. Un responsabile della delegazione italiana ha riferito che insieme ai legali di Latorre e Girone si deciderà se e come presentare un ricorso. Sempre ieri l’Alta Corte del Kerala ha condannato il governo italiano e gli eredi dei due pescatori uccisi a pagare un ammenda per aver raggiunto un accordo extragiudiziale in merito all’incidente che avrebbe coinvolto i due marò e la petroliera “Enrica Lexie”. Il governo italiano dovrà pagare 200 mila rupie (oltre 1.400 euro), mentre gli eredi di Valentine Jelastine e Ajesh Pinku sono stati multati di 10 mila rupie ciascuno.
Ma tra tante cattive notizie ne spunta una buona: John Thekkekara, indiano originario del Kerala e da 25 anni residente in Italia, ha offerto all’Alta Corte di Kochi un terreno del valore di 20 milioni di rupie (285.000 euro) come garanzia per la concessione della libertà dietro cauzione dei marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Lo ha rivelato ieri il quotidiano “The Times of India”. Il giornale spiega che Thekkekara è proprietario in Italia di una società di servizi basata a Genova e che è convinto che «la negazione del ìla libertà su cauzione ai due sia una ingiustizia. Ho la sensazione – ha ancora detto l’uomo – che il processo non stia sviluppandosi sul percorso giusto proprio perché i giudici hanno respinto la libertà dietro cauzione. La natura della loro funzione deve essere tenuta in considerazione. Hanno fatto un errore, ma non c’è stata sicuramente premeditazione». C’è anche da tenere presente, ha infine detto, che il continuo rifiuto della libertà per loro può avere conseguenze per i tanti indiani che lavorano in Italia. «Molti indiani – ha insistito – lavorano nella Penisola e questa storia li danneggerà. Non conosco i marò personalmente, ma sono disposto a dare mie garanzie personali se la Corte concederà loro la libertà dietro cauzione». Un membro della delegazione italiana a Kochi ha detto di «essere all’oscuro di questa vicenda su cui stiamo cercando di prendere altre informazioni».
Intanto è confermato per il 2 giugno alle 15 a Roma il corteo indetto dal comitato indipendente “Salviamo i nostri marò”. Il concentramento sarà dalle 14 alle 15 in piazza Santi Apostoli. Di lì il corteo si muoverà per arrivare in piazza del Pantheon.

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