A Parma e Genova i grillini esultano

7 Mag 2012 20:43 - di

Chi si è detto preoccupato, chi ha finto di non accorgersene, chi ha lo ha ammesso, domandandosi cosa avessero gli altri da festeggiare. Beppe Grillo è considerato il vero vincitore di questa tornata amministrativa e il suo risultato è un segnale che arriva ai partiti che appoggiano il governo, Pd e Pdl in testa. Ma il governo non considera l’esito del voto affare proprio. «La questione riguarda i partiti che ci sostengono, non direttamente noi del governo che siamo legittimati dai voti che i partiti esprimono in Parlamento», ha detto il ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri, per la quale «che ci sia una disaffezione verso i partiti e le istituzioni è sotto gli occhi di tutti ed è un tema sul quale tutti devono fare un momento di riflessione, perché è una cosa che desta molta preoccupazione».

L’exploit dei grillini
Il Movimento cinque stelle, come dato complessivo, ha preso intorno al 10%, ma in due città in particolare ha fatto sobbalzare un po’ tutti. A Parma il grillino Federico Pizzarotti, quando le schede scrutinate erano il 30%, aveva intorno al 20%. Era di fatto in corsa per il ballottaggio. «Sentiamo tanto orgoglio e tanta responsabilità», ha commentato. Dovrebbe dunque sfidare il candidato del centrosinistra Vincenzo Bernazzoli, fotografato al 37,6%. Poi si è attestato il candidato del Terzo Polo, Elvio Ubaldi, con il 16,8%, mentre il candidato sindaco del centrodestra Paolo Buzzi era al 4,8%. A Genova, per la sfida del 20 maggio, è stato un lungo testa a testa fra il grillino Paolo Putti e il candidato del Terzo Polo Enrico Musso. Le ultime rilevazioni li davano rispettivamente al 14% e al 14,4%. «Non è importante per me arrivare al ballottaggio, comunque vada sarà un successo», ha detto Putti, aggiungendo che «l’uomo del giorno non sono io, è il cittadino qualunque». Il candidato del centrosinistra Marco Doria, invece, era al 49%. In serata dunque non solo non era chiaro chi sarebbe stato lo sfidante di Doria, ma nemmeno se la città sarebbe andata al ballottaggio. Il candidato indipendente del Pdl Pierluigi Vinai, invece, era al 12,2%.

Alfano ammette la sconfitta

«Sono elezioni nelle quali registriamo una sconfitta», ha commentato in serata il segretario del Pdl Angelino Alfano, per il quale il partito «ha pagato un prezzo nella consapevolezza che lo sta facendo per il bene dell’Italia». L’esito del voto, dunque, non cambia la linea rispetto all’esecutivo: «Abbiamo sostenuto Monti e in base a questi risultati non è che togliamo l’appoggio. Lo ha detto Berlusconi e – ha sottolineato Alfano – lo ribadisco io». Per Alfano, comunque, «per il nostro partito non è una catastrofe. Se i dati saranno confermati – ha spiegato – il Pdl dimostra di essere radicato sul territorio e su queste basi si può ricominciare».

Il Pd esulta contro Pdl
Di tutt’altro segno sono state le analisi del Pd. Il responsabile enti locali, Davide Zoggia, ieri, davanti ai primi risultati, esultava: «Si va verso una vera e propria rivoluzione amministrativa». Più realista è apparsa Anna Finocchiaro, per la quale «i grandi partiti che appoggiano il governo subiscono un calo di popolarità». Ma, ha sostenuto, «mentre questo si mostra in maniera fisiologica nei confronti del Pd, si mostra in modo drammatico per il Pdl e anche per il Terzo Polo». Anche Piero Fassino l’ha messa in questi termini: «Si registra un crollo totale del Pdl e personalmente era quello che prevedevo».

Di suo ha poco da festeggiare

Non è un caso che il Pd si sia concentrato tanto sull’arretramento del Pdl: al di là dell’esultanza di Zoggia, infatti, l’atteso “effetto Hollande” non c’è stato e difficilmente il partito può cantare vittoria. E proprio Parma e Genova lo raccontano in modo chiaro. A Genova il Pd va al ballottaggio “nonostante” se stesso: Doria non solo non è organico al partito, ma la sua vittoria alle primarie di coalizione provocò uno psicodramma fra i democratici e una crisi isterica al sindaco uscente Marta Vincenzi. Il candidato di Parma, Bernazzoli, invece, è uomo di struttura, ma il suo 37,6% non può certo essere considerato un successo per un amministratore di lunghissimo corso, che ha iniziato la sua carriera negli enti locali nel 1993 e che appena tre anni fa, nel 2009, fu eletto presidente della Provincia di Parma con il 60,8% dei consensi. Anche il dettaglio dell’astensionismo non è rincuorante: uno dei picchi si è registrato nelle regioni rosse, a partire dalla Toscana dove gli elettori che hanno disertato i seggi sono stati il 10% in più rispetto alle passate amministrative, a fronte di una media nazionale del 7%.

«Ma cos’hanno da gioire?»
«Non capisco cos’abbia da gioire il Pd, l’unico vincitore è Grillo», ha commentato Osvaldo Napoli, dicendosi «esterrefatto». «Io sarei preoccupato come lo siamo noi del Pdl. Si tratta di una posizione di protesta per una riforma economica che ancora manca», ha aggiunto il deputato, sottolineando che tanto «le spinte anti-sistema di Grillo» quanto «il terzaforzismo centrista» sono «impegnati a disarticolare il bipolarismo di questi anni». «Obiettivo – ha aggiunto – che provoca una più complessiva destabilizzazione del sistema politico».

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