Mosca o Palermo: se vince l’altro sono brogli
La democrazia è semplice: i cittadini votano e decidono chi deve governare. Ma a volte i cittadini “si sbagliano” (com’è successo in Italia nel 2008), tradiscono le speranze degli intellettuali, dei media o – più semplicemente – di quei poteri che governano già tutto, pensano che la democrazia sia un passatempo per distrarre i popoli (tipo il circo per i romani) e che nessuno deve infastidirli con sciocchezze tipo interessi nazionali e autodeterminazione dei popoli. Quindi, se i popoli votano il tizio sbagliato c’è per forza il trucco. E dopo che il tizio ha vinto, il suo governo è invece “un regime”. Ci siamo già passati col terribile Ahmadinejad che vince le elezioni, se ne frega che le opposizioni pretendano le sue dimissioni e, non contento, minaccia il mondo fabbricando – buon ultimo – la bomba atomica. Quindi prima o poi toccherà radere al suolo l’Iran. Per liberarlo ovviamente. Ma che dire della Russia? Putin ha rivinto e 50mila oppositori non sono d’accordo. Possono 50mila decidere per 150 milioni? Dipende. La stampa blasè assicura che ci sono stati brogli. Ma anche che gli exit-poll erano a favore di Putin (come lo erano per Ahmadinejad) e che lo Zar ha preso molti meno voti che nelle precedenti elezioni. Ma ha barato per forza. E sicuramente è mafioso. E fa uccidere i giornalisti. Infine le primarie in Sicilia. Candidata Rita Borsellino – sorella del più noto Paolo ma esponente Pd – perde per un pugno di voti. Anche per lei è colpa dei brogli. E non del fatto che le si è opposto un trentenne sostenuto anche dal Mpa di Lombardo, padrone del territorio e con grandi possibilità di mobilitazione (i due elementi per cui si vincono le primarie e per cui Sel e movimenti fregano sempre il Pd…).