Londra parla di blitz per conto “Terzi”: «Roma era informata»
«È necessario un chiarimento sul piano politico-diplomatico». Persino il solitamente compassato Giorgio Napolitano usa parole aspre sul disastroso blitz anglo-nigeriano di giovedì che ha provocato la morte dell’italiano Franco Lamolinara. Il capo dello Stato ha parlato di «inspiegabile comportamento del governo inglese che non ha informato e consultato l’Italia rispetto a una azione di forza che poteva fare».
Da Londra la replica non si è fatta attendere. «Inspiegabile? No, è spiegabilissimo per quanto doloroso», ha detto il ministro della Difesa Phil Hammond. Alla domanda perché le autorità italiane non erano state consultate Hammond ha detto che «il governo italiano è stato informato per tutta la durata dell’operazione via via che emergevano elementi di intelligence e poi, mentre veniva presa la decisione di agire, le autorità italiane sono state informate» anche se «non hanno specificamente autorizzato l’operazione».
Quanto alla necessità di agire in fretta, Hammond ha confermato la ricostruzione della stampa britannica: «Gli ostaggi stavano per essere spostati e forse uccisi. Per questo abbiamo deciso di agire consapevoli che c’erano enormi rischi». Alle autorità italiane «era stato notificato quel che stava succedendo. Sapevano che l’operazione era in corso e bisognava prendere decisioni. Purtroppo il risultato non è stato quello che speravamo ma nessuno si è mai nascosto che la liberazione di ostaggi da rapitori armati sia un affare che comporta dei rischi».
La dinamica del blitz fallito
Sulla effettiva dinamica del blitz fallito per liberare Franco Lamolinara e Chris McManus a Sokoto, nel nord della Nigeria, ostaggi dal maggio scorso di un gruppo terroristico legato ad Al qaeda, ci sono versioni discordanti. A non volere prendere in considerazioni delle notizie provenienti dai media britannici, che potrebbero essere condizionati da ragioni nazionalistiche, bisogna affidarsi alla stampa Usa. Secondo il Washington Post, la task force anglo-nigeriana ha «utilizzato anche un blindato». Lo riferiscono testimoni sul posto citati dal quotidiano. Funzionari della sicurezza nigeriana affermano poi che dopo il raid sono stati effettuati tre arresti. Nella zona «è stata condotta una operazione durata nove ore», ricordano i residenti. La casa dove erano tenuti i due ostaggi è stata trovata «imbrattata di sangue» e «sono state trovate penicillina e antimalarici», «segno che gli ostaggi erano lì da tempo. Crediamo siano stati uccisi in camera da letto». Le mura della casa «sono crivellate di colpi di grande calibro», raccontano le fonti.
Maroni contro Giulio Terzi
Le reazioni delle forze politiche si sono divise tra gli anti-inglesi e i critici nei confronti dell’esecutivo. Tra questi ultimi si colloca la Lega con Roberto Maroni. «Dopo la figuraccia sui marò il governo (per nulla) autorevole dei professori – scrive l’ex ministro dell’Interno sulla sua pagina Facebook – si fa prendere per il culo dagli inglesi nella tragica vicenda dell’italiano ucciso in Nigeria: “Nessuno ci aveva informati del blitz”, si lamenta il ministro degli Esteri Terzi (che intanto manda a scuola i figli con l’auto blu). Ma che ci sta a fare uno così alla Farnesina? Dimissioni subito!». La replica del responsabile della Farnesina è al livello dello stile leghista: «Maroni farebbe meglio a occuparsi delle vicende interne alla Lega e spiegare cosa sta accadendo a Milano, invece di distogliere l’attenzione parlando di vicende che non conosce».
Qualche perplessità sorge anche nel Pdl: «Il presidente Monti – è il commento del deputato Pdl, Guido Crosetto – ha il dovere di spiegare alle Camere quanto successo in Nigeria. Lo Stato, non il governo, ma qualche parte dello Stato era a conoscenza delle intenzioni inglesi? Oppure il governo sapeva? Le ipotesi sono solo due, non dovrebbe essere difficile per il presidente Monti chiarire la vicenda».
Le domande del Pdl e di D’Alema
Più terzista (nel senso del ministro) il presidente del Copasir, Massimo D’Alema: «Occorrerà chiarire il ruolo dei nostri servizi segreti e valutare le iniziative svolte, in questo lungo periodo, fino a ieri, in relazione alla tragica vicenda». Parla invece di «brutta pagina per la politica estera italiana» Andrea Ronchi. Per il deputato Pdl «il governo britannico si è comportato in maniera riprovevole e dovrà spiegare quanto accaduto, perché è inaccettabile che si possa avvisare l’Italia a cose fatte. Le forze politiche tutte devo essere unite per chiedere perchè. È il momento più basso della politica estera italiana. Sono d’accordo con Maroni che se ci fosse stato Frattini, ma anche Fini o D’Alema sarebbe stato diverso. Appoggiamo il Governo Monti ma su alcune cose abbiamo molto da dire». Mentre il vicepresidente dei deputati del PdL, Osvaldo Napoli sollecita un intervento del premier o del ministro degli Esteri in Parlamento. «Questi gravi episodi – aggiunge – mettono in luce i limiti pesanti connessi alla natura tecnica di questo esecutivo. Monti è tanto ascoltato sul piano della contabilità europea, non può dirsi altrettanto sul piano della politica estera». In difesa, fino a un certo punto, della Farnesina, il predecessore di Terzi, Franco Frattini. «Io non so come e quando si è mosso il governo – dice a proposito dell’operato dell’esecutivo anche a proposito dei Marò – ma quando c’è un blitz è che il governo del Paese interessato sia informato prima. Quando ero al governo siamo informati prima quattro volte, una volta non siamo stati d’accordo ed il blitz non si è fatto». Mentre l’ex ministro della Difesa preferisce tralasciare «ogni congettura sulle reazioni che sarebbero venute se questi stessi drammatici fatti fossero accaduti con Berlusconi a Palazzo Chigi. Per comprenderlo basta ascoltare il silenzio del Terzo Polo e del Pd».
C’è chi festeggia per il Cairo
Dal canto suo, la Farnesina ha scelto di enfatizzare come una straordinaria azione diplomatica la liberazione di otto consulenti italiani del grande gruppo industriale di ceramiche egiziano Cleopatra, bloccati nella fabbrica di Ain Sokha, a circa 100 chilometri dal Cairo sul Mar Rosso, dagli operai in sciopero da sabato pomeriggio. Il ministro degli Esteri, ha rivendicato «l’azione della nostra Ambasciata e della Farnesina determinanti per la liberazione degli ostaggi, avvenuta pacificamente e senza traumi pur nel contesto di una crisi delicata e complessa». All’indomani del tragico blitz nigeriano, un’enfasi ingiustificata.