La propaganda mediatica segna il passo. E il sindaco punta tutto sulla vela
Gli sponsor ufficiali di De Magistris (grandi giornali e tv che lo trattano a livello locale come trattano Monti a livello nazionale, elogiandolo anche se strizza l’occhio) hanno quasi esaurito il materiale di propaganda mediatica. A Napoli il miracolo non c’è stato e gli errori stanno emergendo passo dopo passo. Proprio per questo il sindaco ha deciso di giocarsi la carta del 7 aprile, con la kermesse velistica seppur ridotta a soli cinque giorni. Nulla può essere affidato al caso. Un eventuale fallimento dell’iniziativa vedrebbe De Magistris sommerso da uno tsunami che allungherebbero le polemiche anche sugli indecifrabili Forum delle Culture, World urban Forum e Napoli Teatro Festival. L’imperativo categorico è quindi quello di ricostruire l’immagine della città devastata da tonnellate d’immondizia. Molti i dubbi. Sulla panoramica via Caracciolo gravano non poche minacce. Il fiume di rifiuti è sempre pronto a tracimare. E la regata rischia di portare solo l’illusorietà di un’effimera occupazione, qualche prenotazione alberghiera e niente più. Come sempre alla città non ne verrà alcun beneficio duraturo.
La verità è che piccoli o grandi che siano, gli eventi devono rappresentare le interpunzioni di un ben più ampio e articolato programma incentrato su economia e forma urbis in grado di ridefinire nel tempo le relazioni tra comunità e città. Programma che l’Anno I della Rivoluzione Arancione non ha ancora svelato alla città. Questa inconcepibile carenza innegabilmente dà origine a drammatiche contraddizioni e vanifica ogni attesa salvifica attribuita all’avvenimento straordinario. In quest’ottica va, purtroppo, letto quanto sta accadendo in questi giorni a Napoli. Gli scontri tra disoccupati e forze dell’ordine, di fatto, hanno impedito la programmata visita di Palazzo San Giacomo (sede dell’amministrazione comunale) in occasione delle Giornate del Fai di Primavera e rispolverato i tratti inaccettabili di una città allo sbando. E mentre infuriano le polemiche e gli scontri di piazza per l’occupazione, a distanza di qualche chilometro fervono i lavori con massacranti turni diurni e notturni per adeguare il litorale e l’immediato retroterra alle necessità della regata internazionale. Anche per il ripristino del manto stradale sempre più somigliante a una porzione di territorio lunare, De Magistris ha annunciato che una squadra speciale di cinquanta operai, suddivisi in tre duri turni di lavoro per sette giorni, provvederà a rattoppare alla meglio con un tappetino di asfalto, della dimensione massima di 10 mc, la rete stradale cittadina. Ma la rabbia ormai comincia a diffondersi anche tra quelli che il lavoro ce l’hanno giacché temono che i sacrifici richiesti non porteranno alcun beneficio alla città. Tra gli imprenditori, i ristoratori di Chiaia sono molto preoccupati per l’annunciata realizzazione di un mega-ristorante all’interno del Public Event Village (la Villa comunale); gli artigiani e le aziende commerciali del centro antico e del centro storico, invece, lamentano la totale esclusione dalla kermesse dei territori che ospitano le loro attività.
Sarebbe tuttavia ingeneroso soffermarsi solo sugli aspetti contraddittori o sui danni al paesaggio e all’ambiente procurati dalla chiusura di un fondamentale asse di collegamento est-ovest della città qual è via Caracciolo. Certo, un intero quartiere è assediato da un lungo serpentone di latta, è ammorbato dalle polveri, metalli pesanti e gas di scarico delle auto ed è stordito dall’inquinamento acustico dei clacson, ma il “riscatto” di Napoli dalle condizioni di sottosviluppo, in cui l’hanno confinata più di cinquant’anni di amministrazioni di centro e di sinistra, val bene qualche sacrificio. Al momento, la propaganda della sinistra ripete ossessivamente lo slogan “l`immagine di Napoli sta mutando ed il mondo ci guarda stupito”. Ma tra poco più di un mese arriverà l’immancabile resa dei conti.