E sui temi della giustizia il Pdl apre al governo “ma senza trucchi e veti…”
Una riforma a tutto tondo e senza trappole. «Se vogliamo parlare di giustizia la nostra proposta è che si apra una grande sessione sul tema dove si parli del ddl anticorruzione che è in Parlamento, perché ce lo abbiamo portato noi, ma si parli anche di intercettazioni e giusto processo». All’indomani del forfait a Monti, Angelino Alfano, da Orvieto, ha chiarito la posizione del Pdl sulla giustizia. Un tema importante sul quale nel pomeriggio era intervenuto anche Fabrizio Cicchitto: «Se ci si vuole confrontare sul tema giustizia, allora esso va affrontato a trecentosessanta gradi». Senza nessuna esclusione. Per il capogruppo del Pdl alla Camera, nella riforma infatti vanno anche comprese le questioni della separazione delle carriere e la regolamentazione delle intercettazioni telefoniche, «mentre vanno respinte forzature ed estremismi sul terreno della corruzione, sul quale è stato proprio Alfano quando era ministro a presentare alla Camera un disegno di legge». I margini indicati su cui muoversi dal Pdl quindi sono netti. «Il governo Monti – ha anche sottolineato Cicchitto – non è nato per affrontare il problema giustizia che divide profondamente i partiti che lo sostengono». Precisazioni che non escludono la volontà del Pdl di rivoluzionare l’universo della giustizia. Un tema dibattuto che il centrodestra cerca di affrontare da oltre sedici anni ma che – complici le strumentalizzazioni e le campagne mediatiche che hanno veicolato il concetto che la riforma della giustizia fosse esclusivamente legata ai problemi giudiziari di Silvio Berlusconi – non ha mai trovato una adeguata soluzione. Con questo pretesto tutte le proposte che nel tempo sono state state presentate dal centrodestra sono state puntualmente impallinate. In primis quelle che riguardano la revisione del processo penale. «Purtroppo – ha spiegato Manlio Contento, componente della commissione Giustizia della Camera – ci sono tre milioni e mezzo di processi penali pendenti che creano disfunzioni importanti. Come ha detto il ministro della Giustiza Severino, durante la sua relazione alla Camere, la durata del processo penale incide, infatti, anche sul numero dei procedimenti (in media 2369 ogni anno) per ingiusta detenzione ed errore giudiziario e, in ogni caso, aggrava la misura dei doverosi risarcimenti erogati. Infatti, grazie alla legge Pinto, gli interessati possono chiedere i risarcimenti e fino ad ora sono stati stanziati e spesi 80 milioni di euro. Chiaramente non si sa a chi imputare questi ritardi. In più – ha sottolineato ancora Contento – durante l’ultimo governo di centrodestra era stato affrontato il tema delle intercettazioni che sembra svanito nel nulla ed era stata avviata anche la riforma costituzionale della giustizia, anch’essa bloccata». Per Contento non è possibile che «ora il governo tecnico faccia finta di nulla e passi a un nuovo calendario senza far cenno a tutto ciò che è sospeso. Monti e i suoi tecnici non possono esaminare la riforma della giustizia se non è condivisa da tutte le forze che sostengono il governo. L’incontro separato, in questo senso, è una nota stonata. Tanto per fare un esempio, il provvedimento sull’anticorruzione è stato avviato dal governo di centrodestra ed è stato firmato da Alfano e Berlusconi. Il Senato lo ha approvato a larghissima maggioranza (con il sì del Pd), ma adesso alla Camera si vuole mettere in discussione l’“accordo” di Palazzo Madama. Penso che ne vedremo delle belle».
Oltre a quello penale ci sono altri aspetti della giustizia che vanno affrontati e analizzati. Da tempo si parla della modifica del codice di procedura civile, il processo è troppo lungo e rende poco appetibile il sistema-Italia. «È un problema importante – ha spiegato il senatore del Pdl Filippo Berselli – perché gli investitori internazionali abbandonano l’Italia. In caso di contenziosi infatti per recuperare le somme ci vogliono tempi biblici. Una situazione che non ci permette di competere con i paesi più avanzati. In questo senso per la lentezza dei processi siamo i primi in Europa e a livello mondiale veniamo prima solo del Guatemala, dove ci vogliono ben 1459 giorni per recuperare un credito. Noi abbiamo nove milioni di processi arretrati, di cui circa cinque milioni e mezzo civili e tre milioni e mezzo penali». In tema di giustizia civile, ha sottolineato il senatore del Pdl, «il primo problema è quello di capire come risolvere il problema del pregresso non smaltito. Un aiuto in questo senso c’è arrivato dall’informatizzazione dei tribunali, ma non basta. Noi abbiamo di bisogno dei manager che organizzino i propri collaboratori. In Italia ci sono casi esemplari come il tribunale di Torino, o quello di Bolzano. Ma stiamo parlando di piccoli tribunali. Né per risolvere il problema sarà d’aiuto l’istituzione del tribunale delle imprese inserito nel decreto sulle liberalizzazioni. Il ministro Severino – ha continuato Berselli – ha pensato che il nuovo tribunale riuscirà a smaltire le cause che interessano l’economia e gli investitori esteri. Il discorso funziona in linea di massima, ma non può essere a costo zero: i magistrati e i cancellieri sono pochi, la riforma rischia quindi di essere un grande flop. Si tratta di circa venti tribunali in tutta Italia, approssimativamente uno per ogni capoluogo di regione, ma appena entreranno in funzione rischiano il cortociuto». Un altro aspetto che va affrontato è quello della giustizia del lavoro. Si parla tanto della riforma dell’articolo 18, quando basterebbe rendere più efficiente il processo del lavoro. Un processo celere aiuterebbe maggiormente le aziende a risolvere le vertenze di lavoro al massimo in due anni, mentre oggi i processi durano dai cinque ai sette anni, con gravi danni oltre che per il lavoratore anche per le aziende che poi, se condannate, devono reintegrare il lavoratore e pagare anche le retribuzioni pregresse. Per Silvano Moffa, comunque nelle cause di lavoro «c’è la possibilità di ricorrere all’arbitrato che è stato introdotto dal governo Berlusconi. Uno strumento che ha semplificato il percorso e da solo abbatte il numero dei processi. Per quanto riguarda la durata dei processi, è vero che si parla di sette-otto anni, ma dobbiamo affermare che non tutte le situazioni sono uguali nei tribunali. Diverso è il caso del processo civile che è molto lungo. Altri elementi che vanno analizzati sono la riforma del Csm, la separazione delle carriere, temi importanti sui quali una riforma vera non c’è mai stata. Mentre resta sospeso il tema delle intercettazioni. Quando saranno affrontate queste tematiche che sono fondamentali?».