2012, il ritorno degli “zombie” della politica

22 Mar 2012 20:48 - di

L’ultimo tweet annuncia il grande ritorno di un giovane vecchio, Gennaro Migliore, classe ’68, uno di quelli che nell’ultimo governo Prodi animava la sinistra di lotta e di governo. Uno di quelli che sente l’odore del sangue, dello scontro sociale in piazza, con l’occhio lungo alle urne, da qui a un anno: “Non votare in Parlamento lo scempio della riforma Monti-Fornero. Da qui si parte!”, cinguettava ieri l’esponente del partito di Vendola, costretto dagli elettori ad un interminabile esilio dai palazzi della politica per oltre quattro anni. Lui, come tanti altri protagonisti di quella oscura stagione politica del governo dell’Unione, nelle ultime settimane sta rifacendo capolino sui social network, in televisione, in piazza:tutti pronti a volare basso sui resti politici del Pd, stretto nella morsa del sostegno al governo Monti e dell’insurrezione della base.
Lo scivolone di Oliviero Diliberto sulla maglietta macabra dedicata alla Fornero non è casuale. Stanno tornando. Sono gli “zombie” della politica, quelli già sepolti dalla storia e dalla politica che ora tentano una rientreé in grande stile, ma a piccoli passi. Sono i Ferrero, i Giordano, i Pecoraro Scanio, i Turigliatto, i Caruso e perfino la Sgrena, la giornalista del Manifesto rapita in Iraq e poi liberata, con l’incidente della morte di Calipari: Giuliana Sgrena riemerge dall’anonimato arrampicandosi su una polemica contro i marò italiani tenuti prigionieri in India, poi denuncia minacce ricevute, fa casino su Internet, si arrabatta su tesi incomprensibili. Tutto molto, molto triste.
Un ritorno al futuro dai meandri della sinistra è anche quello dell’ex presidente della Camera, Fausto Bertinotti, che dalla fine dell’esperienza Prodi annunciò di voler lasciare la politica. Negli ultimi giorni, però, si segnala per un particolare attivismo: firma appelli per l’articolo 18, partecipa a convegni, va in tv a farsi intervistare e trova il tempo anche di litigare con Nanni Moretti, che lo aveva accusato di – con qualche valido argomento – di aver rovinato il centrosinistra italiano.
Di quegli anni di “maggioranza risicata” e salvataggi dei senatori a vita, era protagonista indiscusso anche Franco Turigliatto, che a Prodi fece vedere i sorci verdi sulle missioni militari, fino alla caduta di quel governo che tecnicamente fu causata da Mastella ma che era stato ferito a morte dalle bizze di Rifondazione e dei Comunisti italiani. «Per tutte queste ragioni pensi amo che in questo Paese vada oggi costruita una sinistra di opposizione, vada costruito un movimento sociale di resistenza alle politiche liberiste. Questo è il significato del mio voto negativo!», esplose Turigliatto a Palazzo Madama, il giorno del voto sull’Afghanistan, il 21 febbraio 2007, che costrinse il premier a dare le dimissioni, salvo poi tornare alla Camera per riprendersi la fiducia. Oggi Turigliatto è portavoce nazionale di Sinistra Critica: in piena bagarre su Fiat, Fiom e articolo 18, è tornato a scalpitare, prima partecipando al corteo di Torino poi dando alla luce un video-intervento sull’attualità della situazione politica e sociale e la necessità della costruzione dell’opposizione al governo Monti. Fanno politica attiva anche le altre spine nel fianco di Prodi, il senatore Fernando Rossi, coordinatore nazionale di Officina Comunista, e Lidia Brisca Menapace, quella che tuonò contro le Frecce Tricolore per poi essere beffata dal senatore Sergio De Gregorio, che col voto dell’opposizione diventò presidente della Commissione  Difesa. Oggi la Menapace è tra i leader dell’Anpi, associazione nazionale dei partigiani. E fa politica, ora più che mai…
Ma da sinistra rispunta un po’ di tutto: anche Franco Giordano, che ora si fa vedere con Vendola,  e Paolo Ferrero, leader di una Rifondazione comunista dilaniata dalle scissioni, altro “prezzemolino” in tv, da qualche settimana a questa parte.
Toh, chi si rivede, anche tra le fila dei Verdi: scomparsi dal Parlamento, oggi ricominciano a farsi sentire nelle città, con le Amministrative di primavera. Anche l’ex ministro dell’Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio, piano piano sta rompendo la cortina fumogena nella quale si era volontariamente rifugiato, dopo essere stato additato (anche ingiustamente) come la causa di tutti i mali del Paese, soprattutto sul fronte dell’emergenza rifiuti. Oggi Pecoraro Scanio insegna Scienze del turismo in un’università privata di Milano ed è impegnato alla Fondazione Univerde con interventi tv e radio, corsi di formazione anche per amministratori, dirigenti, funzionari pubblici e privati, progetti ed ogni altra iniziativa “utile alla diffusione del pensiero e della pratica ecologista”. E twitta, anche lui, ringalluzzito dal governo Monti, contro cui spesso tuona. Come sulla questione Ogm: «È sbagliata e autolesionista la scelta del governo italiano di rompere il fronte dei paesi Ogm free che faticosamente l’Italia aveva costruito fin dal 2000 quando ero ministro dell’Agricoltura. Spero che Corrado Clini possa rivedere questa posizione come ha fatto, con dote di prudenza, dopo le prime dichiarazioni a favore del nucleare..», ha scritto recentemente.
Infine, c’è da segnalare il ritorno in grande stile di una figura dai tratti surreali ma che ha lasciato il segno nella storia parlamentare del nostro Paese. Se Cicciolina mostrò le tette in aula, di Francesco Caruso si ricorda la sua idea di piantare marijuana nei giardinetti di Montecitorio: ex leader dei No Global, classe ’74, nome in codice Striker (che ancora oggi utilizzata per la posta elettronica), un dottorato a Cosenza e un assegno di ricerca all’Università di Madrid per un’analisi comparativa sui lavoratori migranti di Castelvolturno e El Ejdo. Denunciato spesso per resistenza, Caruso è ancora imputato in Cassazione con l’accusa di associazione sovversiva ai danni dello Stato, dalla quale finora è stato assolto. L’ex parlamentare, apparentemente, è “in sonno”, non va in televisione e sui giornali passano solo sue interviste a commento di manifestazioni e cortei della sinistra estrema, dai No Tav ai No Global. In realtà, Ciccio Caruso, benestante latifondista calabrese, sta ritrovando smalto sui social network, fa il divo, forse prepara il ritorno: in segreto, da vero “zombie” della politica.

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