«Fatti avvenuti dove l’India è incompetente»

27 Feb 2012 19:53 - di

L’Alta Corte dello Stato indiano di Kerala ha disposto il prolungamento del fermo della “Enrica Lexie” nel porto di Kochi per altre 24 ore. Lo scrive il sito della tv Inb, precisando che la polizia di Kerala ha consegnato al tribunale di Kollam le quattro scatole contenenti le armi prelevate a bordo della petroliera italiana e che, secondo la polizia indiana, sarebbero state usate per sparare contro i due pescatori indiani rimasti uccisi il 15 febbraio scorso. Le armi ora dovranno essere inviate al laboratorio della polizia scientifica di Thiruvananthapuram per l’esame balistico al quale parteciperanno anche gli esperti arrivati dall’Italia.
Intanto il sottosegretario agli Esteri Staffan de Mistura è arrivato in India per seguire da vicino la vicenda dei due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, accusati di aver ucciso per sbaglio due pescatori indiani scambiati per pirati, ma anche questa è una vicenda tutta da chiarire. I nostri marò sono «fermi, dignitosi e calmi. Siamo in contatto continuo con i nostri marò, non li lasceremo mai», ha assicurato De Mistura. Il sottosegretario ha spiegato che ora sono in corso gli esami balistici sulle armi dei marò alla presenza dei periti italiani. Esami che rappresentano «la prova regina» e di cui bisogna aspettare i risultati. «I prossimi giorni saranno cruciali», ha sottolineato.
Gli investigatori indiani hanno chiesto una procedura di urgenza per condurre i test sulle armi dei marò che sono in totale otto (due mitragliatrici e sei fucili), secondo la stampa indiana. Il Times of India sottolineava ieri mattina che «sarà la prima volta che il Forensic Science Laboratory (Fsl) si occuperà di armi di fabbricazione straniera».
«È stato un attacco contro pirati avvenuto nelle acque internazionali dove l’India non ha giurisdizione». Si basa su questi elementi la memoria difensiva presentata all’Alta Corte del Kerala contro la denuncia formulata dal commissariato di polizia di Neendakara sulla base dell’articolo 302 del codice penale indiano per aver sparato e ucciso due pescatori a bordo del peschereccio “St. Antony” lo scorso 15 febbraio. Lo sostiene The Hindu che cita alcuni estratti del ricorso presentato dall’avvocato Raman Pillai e che dovrebbe essere discusso oggi. In base alla domanda di arresto giudiziario dei due marò formulata dal magistrato di Kollam lo scorso 20 febbraio, risulta che l’incidente è avvenuto a 22.5 miglia nautiche al largo della costa di Trikunnam in Kerala. In base a una legge del 1976 sulla materia, «le acque territoriali dell’India si estendono fino a 12 miglia nautiche» mentre tra 12 e 24 miglia nautiche si trova la zona contigua che è oltre le acque territoriali e la giurisdizione territoriale». La memoria allega in particolare, un precedente caso della Corte Suprema indiana secondo la quale, per quanto riguarda le acque internazionali, «la giurisdizione extraterritoriale si riferisce solo nel caso di cittadini indiani». Nel ricorso si ricorda anche che i due militari «erano in servizio attivo per proteggere il vascello dagli attacchi di pirateria» in base a una convenzione delle Nazioni Unite e che quindi godono di immunità garantita dal diritto internazionale. «Quindi possono essere solo processati da un tribunale militare in Italia» conclude la memoria citata da The Hindu.
In serata si è appreso che la polizia di Kochi ipotizza che sono stati sparati 24 proiettili dalla petroliera italiana “Erica Lexie” in base alla perizia balistica iniziata a bordo della nave e condotta insieme a esperti italiani per garantire la massima trasparenza. Lo rivela The Asian Age sulla base di indiscrezioni emerse dal team investigativo indiano. «Il numero dei proiettili è stato calcolato sulla base di quante pallottole sono rimaste in due mitragliatrici sequestrate, ovvero 22 e 18». Siccome la capacità totale del caricatore è di 32 munizioni, «significa che in tutto sono stato sparati 24 proiettili» afferma la fonte e «due di questi potrebbero avere ucciso i due pescatori». Un esperto balistico, citato dal giornale, precisa inoltre che «potrebbero essere state usate queste due mitragliatrici perché sono le uniche armi che dispongono di un binocolo. Con un semplice fucile non sarebbe stato possibile colpire un bersaglio con tanta precisione». In base all’autopsia i due pescatori sono stati centrati uno alla testa e l’altro al petto.
Oltre a queste due mitragliatrici leggere, identificate dalla tv Ibn-Cnn come «FN Minimi»  di fabbricazione belga, sono stati confiscati anche sei fucili d’assalto Beretta (AR 70/90)sulla base del fatto che usano proiettili di calibro 5.56×45 mm (Nato). «Abbiamo selezionato le armi che sparano questo tipo di proiettili», ha detto una fonte della polizia all’emittente, aggiungendo tuttavia che «solo il laboratorio scientifico potrà determinare se corrispondono a quelli trovati nel cadaveri dei pescatori. Comunque sosteniamo che si è trattato di una normale sparatoria e non l’azione mirata di cecchini».
In totale, la polizia ha trovato quindi nella Santa Barbara della Lexie due mitragliatrici, sei fucili d’assalto, 18 pistole e sei giubbotti anti proiettili presumibilmente appartenenti ai sei marò del team anti pirateria. Fonti di stampa locali hanno anche pubblicato i presunti nomi degli altri quattro fucilieri del Battaglione San Marco che sono stati identificati nell’ispezione condotta dalla polizia. Sarebbero: Renato Volgina, Antonio Fontana, Alessandro Conte e Massimo Andronico.

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