Adesso è il Pd ad aver paura (anche di se stesso)
Il centrosinistra sembra farne solo una questione di sombreri o di colbacchi («Berlusconi non tenti di mettere il cappello sul governo Monti», è l’allarme lanciato dal Pd). Ma la questione politica è molto più articolata di quanto i “democratici” tentino di spacciare all’opinione pubblica: nelle ultime settimane, infatti, l’esecutivo dei tecnici ha fatto registrare un cambio di passo che preoccupa non poco Bersani e compagni. Sulla scuola ci sono stati apprezzamenti nei confronti della riforma Gelmini, quella che era stata al centro delle contestazioni dentro e fuori Montecitorio. Nessuna tentazione di cancellarla, uno schiaffo a collettivi studenteschi e popolo viola. Sul lavoro si sta percorrendo la strada tracciata dal governo Berlusconi, con il Pd in imbarazzo e la Cgil furibonda. Sulle liberalizzazioni i correttivi migliorativi sono arrivati dal Pdl, dalla questione dei tassisti alle farmacie, dai pensionati alle imprese, dalle banche ai notai. Per non parlare della Tav, con il ministro Passera che ha detto chiaro e tondo: «I cantieri non si fermano». Che Monti condivida o subisca queste impostazioni è relativo, alla fine tutti questi risultati contano, eccome, specie se confrontati con il vuoto di idee e con il silenzio che caratterizzano da giorni l’ex opposizione, capace di ritrovare la voce solo per commentare la sentenza Mills. Il problema è grosso, il Partito democratico comincia ad aver paura anche di se stesso. E non certo per una questione di… cappelli.