Tra Berlusconi e Bossi è scontro su Monti (che perde altri voti…)
Il via libera alla fiducia sul decreto Milleproroghe arriva scontato a metà giornata, col voto ampio di Pd, Pdl e Terzo Polo, ma non spazza via del tutto i dubbi sui mal di pancia all’interno del Popolo della libertà sul sostegno parlamentare al governo Monti. Tra assenze e astenuti ieri alla Camera nel Pdl si sono defilati in ventinove. «Numeri fisiologici, senza alcuna valenza politica», minimizza il segretario Angelino Alfano: ma i sondaggi che danno il partito in calo preoccupano una parte del partito, i rapporti sempre più tesi con la Lega inquietano i “settentrionali”, la difficoltà di condividere scelte impopolari inducono qualcuno a prendere le distanze dall’esecutivo dei tecnici. A metà giornata, dopo alcune “bombe” di Bossi e un dibattito molto vivo sulla necessità di staccare la spina, Berlusconi chiarisce però che si va avanti così, col sostegno a Monti, non al buio, ma leale, per senso di responsabilità.
Maggioranza ampia, però…
Il via libera della Camera alla fiducia sul decreto legge Milleproroghe è arrivato con 469 voti favorevoli, 74 voti contrari e 5 astenuti. Hanno votato contro la Lega e l’Idv mentre Pdl, Pd e Terzo Polo votano compatti per il sì. Non hanno partecipato al voto 63 deputati: 24 deputati Pdl, tra i quali gli ex ministri Pdl Romani, Scajola, Tremonti; 14 del Pd e 5 del Pd. I 5 astenuti sono l’ex sottosegretario Crosetto, Antonio Martino e i parlamentari Pdl Castiello, Mancuso e Moles. Con la fiducia di ieri – la terza a Montecitorio, la quinta in tutto – il governo Monti “perde” altri 26 voti rispetto al voto dello scorso 16 dicembre. Numeri ancora più lontani dalla maggioranza ottenuta nel primo voto di fiducia alla Camera il 18 novembre scorso: i sì furono 556, i no 61. Da allora il governo ha perso i voti dell’Italia dei Valori e quello di alcune componenti del Misto come i tre deputati di Noisud. In aula il Pdl aveva annunciato il voto favorevole con un intervento di Remigio Ceroni. «Ribadiamo la necessità che Governo e Parlamento avviino una riflessione seria per una migliore qualità della leegislazione evitando norme poco ponderate ed approssimative che ripercuotono sulla pubblica amministrazione». Ma intanto, in Transatalantico, andava in scena il botta e risposta tra Umberto Bossi, in vena di provocazioni e minacce, e Silvio Berlusconi, quantomai fermo nella linea a sostegno del governo.
Il duetto Bossi-Berlusconi
Berlusconi manderà a casa il governo? «Berlusconi è un po’ una mezza cartuccia, ha paura», si scatena in Transatlantico il leader della Lega, secondo il quale «c’è tutto un Paese che vuole strozzare Monti e lui ha paura di mandarlo via». Poi spiega: «Berlusconi non è stato furbo e non ha chiesto neanche una buonuscita dopo che ha lasciato il governo», riferendosi al processo Mills in corso a Milano. Bossi ha in serbo anche un ultimatum: «O cade il governo Monti oppure cade la Lombardia» guidata da Roberto Formigoni. Di lì a poco arriva anche la replica di Berlusconi: «Chi è stato responsabile dando il suo sostegno al governo non può tirarsi indietro. Senza esser stato sfiduciato mi sono fatto indietro con responsabilità ed eleganza ed oggi quelle ragioni sussistono ancora». A chi gli chiede se sia preoccupato per l’aut aut di Umberto Bossi il Cavaliere risponde: «No. Dopo ci sono le ragioni della convenienza e quelle della responsabilità. Io sono sereno». Il finale è tutto per Bossi, ma con protagonista Bersani. Il segretario del Pd si rivolge bonariamente, sorridendo, al leader del Carroccio dicendogli: «Sostieni questo governo». E Bossi, altrettanto sorridente: «Ma vaffa…».
Alfano: fiducia, ma a tempo
«Abbiamo votato la fiducia su un provvedimento molto importante. Siamo dell’idea di sostenere questo governo fino a quando ha uno scopo e cioè quello per cui è nato, mandare avanti l’Italia in un momento di crisi. L’alternativa sarebbero state le elezioni in un momento così delicato di crisi globale». Il segretario del Pdl, Angelino Alfano, durante la presentazione del nuovo portale web del partito, non dà fiato ai malumori interni del partito e ribadisce la linea. L’approccio del Pdl, spiega Alfano, resta quello di chi «tifa Italia» ed è sempre pronto «a indossare la maglia della nazionale» quando si tratta di perseguire e tutelare gli interessi del Paese. E rispetto alle provocazioni di Bossi spiega: «Sebbene stiamo scontando un momento difficile, la nostra alleanza con la Lega non è finita. Con loro abbiamo governato gli ultimi 3 anni non crediamo che un’alleanza si dissolva da un momento all’altro. Le parole di Bossi sono le stesse della prima fiducia al governo Monti, il cammino è lungo ma l’alleanza non è finita». Alfano però invita tutti alla mobilitazione permanente: «È ovvio che ci consideriamo in campagna elettorale perché, a tutto concedere, tra un anno ci sarà lo scioglimento delle Camere e ci saranno le elezioni. Quindi ci consideriamo in campagna elettorale e consideriamo la rete uno strumento importante per fare campagna elettorale».
I contenuti del decreto
Salve le pensioni dei lavoratori precoci e degli “esodati”, che saranno “pagate” attraverso l’aumento delle accise sulle sigarette. Deroga per ottenere i rimborsi elettorali in Molise e rinvio della stretta sulle assunzioni del personale scolastico, da parte degli enti locali. Così è stato modificato il Milleproroghe, nel suo primo passaggio parlamentare. Il decreto legge, prima di ottenere l’ok da parte del Parlamento, ha avuto bisogno di un doppio “make up” da parte delle commissioni. Dopo il primo via libera, della scorsa settimana, e l’approdo in aula, il dl è infatti tornato indietro per cancellare l’incremento dei contributi per gli autonomi. Una copertura che era stata individuata per assicurare le risorse necessarie alle norme su esodati e precoci, ma che non è piaciuta al parlamento e allo stesso ministro del Lavoro Elsa Fornero.
Il Milleproroghe dovrà ottenere il via libera definitivo, da parte di Montecitorio, martedì prossimo. Poi passerà a Palazzo Madama, dove saranno sciolti alcuni nodi tra cui: le risorse per gli alluvionati della Puglia, i fondi per il settore dell’ippica, gli esuli italiani dalla Libia (per i quali è stato sbloccato un risarcimento con un emendamento del Pdl), i dipendenti della scuola e le ex Ipab.