Monti salva-Italia? Secondo Moody’s la sta rovinando…
Nel giorno in cui Mario Monti a Bruxelles incassa la fiducia del binomo Merkel-Sarkozy (a loro volta già sfiduciati dai mercati) arrivano la bocciatura di Moody’s e il balzo in avanti dello spread (oltre quota 430) a rovinare la giornata del premier italiano. Se il Consiglio europeo di Bruxelles di ieri era dedicato a crescita e occupazione, alla messa a punto del testo sul “fiscal compact” e al fondo salva-Stati permanente, la bastonata dell’agenzia di rating è arrivata proprio sulla crescita, che a quanto pare per l’Italia sarà un miraggio anche per l’anno prossimo. “Per colpa del governo dei tecnici”, sostengono i “tecnici”. Quelli non italiani, quelli che anche ieri, con questo giudizio tutt’altro che edificante sui conti italiani, hanno fatto di nuovo rimbalzare il differenziale tra i Bot e i Bund tedeschi.
Il pessimismo di Moody’s
Per il 2012 l’agenzia di rating americana stima un calo del Pil italiano pari all’1% dopo una crescita di appena lo 0,6% nel 2011. In un rapporto l’agenzia annuncia anche una previsione di crescita della disoccupazione dall’8,2% dell’anno passato all’8,8%, un elemento che – si legge ancora – potrebbe provocare un aumento dei mancati rimborsi dei prestiti. Infatti, spiega Moody’s, la manovra Salva-Italia «ridurrà il reddito a disposizione delle famiglie» e i debitori «avranno maggiori difficoltà nei loro pagamenti». L’agenzia, inoltre, prevede ripercussioni sui «prezzi immobiliari a causa dell’aumento delle tasse sulla proprietà». E questo «aumenterà le perdite sulle proprietà» soggette a ipoteca.
È di ieri anche la raffica di tagli di rating agli enti locali da parte di Standard and Poor’s. A seguito del calo dell’Italia da A a BBB+ dello scorso 13 gennaio, l’agenzia ha ridotto i rating a 13 enti locali fra cui le città di Roma, Milano, Firenze, Bologna Genova e le regioni di Campania, Emilia, Sicilia, Liguria, Marche, Umbria e Friuli e la provincia di Roma . Confermato quello per la Regione Lazio che aveva già un rating BBB+. Tutti gli outlook sono negativi. La decisione riflette il metodo generale usato dall’agenzia di non assegnare agli enti locali un rating maggiore di quello della Repubblica Italiana.
La trilaterale di Bruxelles
Il premier Mario Monti, la cancelliera tedesca Angela Merkel ed il presidente francese Nicolas Sarkozy, nel corso del colloquio di ieri, hanno parlato soprattutto di crescita e di competitività, mentre non si è parlato nè di Grecia – e «l’intenzione è di non parlarne neanche al vertice» – nè del fondo salva-stati permanente (Esm). Nel colloquio che ha preceduto il vertice Monti ha toccato anche il secondo nodo che al momento blocca la chiusura dell’accordo sul “fiscal Compact”: la partecipazione dei Paesi fuori dall’area euro ai vertici dell’eurozona, su cui insiste in particolare la Polonia ed alla quale è contraria la Francia. Al “fiscal compact” dovrebbero aderire 25 paesi, tutti con l’esclusione della Gran Bretagna, mentre nuovi ostacoli sono stati posti da Polonia e Repubblica ceca. Varsavia ha fatto sapere che si opporrà a meno che nel testo del Trattato che lo istituisce non si chiarisca che a partecipare al processo decisionale siano tutti i membri firmatari e non solo quelli della zona euro. Il “fiscal compact”, in realtà, secondo l’ultima bozza di accordo, dovrebbe entrare in vigore dopo la firma di 12 Paesi, deve essere ratificato entro marzo 2013, e solo chi l’avrà ratificato potrà avere accesso al fondo salva-Stati permanente (Esm). La Repubblica ceca condiziona invece la sua adesione al Patto di bilancio alla possibilità di poter partecipare a tutti i summit della zona dell’euro.
La crescita della Ue
È vitale evitare che la stretta creditizia «limiti» la capacità delle imprese di crescere. Così i 27 nella bozza delle conclusione del vertice Ue sulle iniziative per stimolare la crescita. Dopo aver ricordato l’aiuto Bce alle banche, per i leader Eba e autorità di vigilanza nazionali devono assicurare che le ricapitalizzazioni non impattino negativamente sull’economia. «Dovranno anche assicurare la rigorosa applicazione delle banche delle norme Ue che limitano i bonus ai dirigenti». Nel Consiglio europeo di marzo – si legge ancora nella bozza – verranno enfatizzate in particolare le opportunità offerte da una crescita «sostenibile» e dall’«accelerazione» delle riforme strutturali per migliorare la competitività e creare nuovi posti di lavoro. In questo contesto, il Consiglio dovrà focalizzare la sua attenzione sulle «crescenti divergenze» tra le condizioni economiche dei vari Paesi europei.Sempre per giugno, si fissano una serie di scadenze per interventi che potranno dare impulso al mercato unico e alla crescita delle Pmi, tra cui il piano per lo sviluppo del commercio elettronico e la definizione di accordi in materia di standardizzazione, efficienza energetica, semplificazione di norme contabili.
Le lodi di Juncker
«La politica italiana mi sembra che abbia ritrovato il cammino della ragione». Il presidente dell’eurogruppo e primo ministro lussemburghese Jean Claude Juncker, prima dell’inizio dei lavori del vertice straordinario dei capi di stato a Bruxelles, ha parlato dell’Italia, ribadendo l’apprezzamento europeo per la leadership di Mario Monti. Sull’Italia ha parlato anche il presidente della Commissione europea, Barroso, esortando i leader dei Ventisette ad avere fiducia nella ripresa dell’economia Ue. Barroso ha citato le misure adottate «in Spagna ed Italia», misure «che stanno funzionando, lo hanno riconosciuto anche i mercati». Barroso ha proposto di inviare squadre di esperti per aiutare gli stati membri in difficoltà, tra cui l’Italia, che hanno un tasso di disoccupazione giovanile molto sopra la media europea, a preparare piani d’azione entro tre mesi per contrastare il problema. Oltre all’Italia, i Paesi sono Spagna, Grecia, Slovacchia, Lituania, Portogallo, Lettonia e Irlanda. Non sembra avere futuro, invece, la proposta tedesca di commissariare la Grecia.