La Severino scopre la malagiustizia (e opta per la ricetta Alfano)
«Clamoroso alla Camera. Applauso unanime e convinto! Sembra un governo politico!». Il messaggio, punti esclamativi inclusi, lo ha postato Pier Ferdinando Casini su twitter. Il ministro Paola Severino aveva appena finito di illustrare la sua relazione sullo stato della giustizia italiana. Oltre all’applauso, il Guardasigilli ha ottenuto anche un appoggio amplissimo: 424 voti a favore contro 58 contrari e 45 astenuti, catalizzati intorno alla mozione unitaria Pdl-Pd-Terzo Polo. Sono state respinte invece le mozioni di Lega, Idv e Radicali. E una mozione unitaria è stata presentata anche al Senato, dove però il voto sulla relazione si terrà oggi.
Quando l’applausometro era fazioso
Proprio questa inedita armonia in Parlamento, però, fa riflettere sull’affermazione di Casini: con un governo politico non sarebbe stata possibile. Certamente non lo fu l’anno scorso, quando per l’allora Guardasigillli Alfano l’applausometro si misurava solo in base agli schieramenti. Eppure, tanto le criticità quanto le soluzioni proposte dalla Severino ieri ricordano molto da vicino quelle illustrate dal suo predecessore e l’unica differenza che è stata davvero immediatamente percepibile è quella che riguarda il clima. Del resto, concludendo il suo intervento, Alfano fece un elenco degli ostacoli alla riforma della giustizia e, insieme alla «estrema complessità delle questioni da affrontare» e alle «difficoltà economiche», vi inserì anche «un clima di eccessiva polemica politica, da sospetti, reticenze e resistenza all’innovazione». «Sappiamo – aggiunse – che le attuali tensioni del quadro politico aggiungeranno ulteriori difficoltà e altri ostacoli sul cammino già tracciato delle riforme necessarie. Non per questo vi rinunceremo».
Ma «il tempo è galantuomo»
Poi è andata come è andata e la parola è passata da altri. Ma «il tempo è galantumo», ha commentato ieri l’ex ministro, dicendosi «soddisfatto», prima su twitter e poi su facebook. «Grandi riconoscimenti alle nostre riforme», ha scritto Alfano a proposito della relazione della Severino. «Visto che quelle riforme le ho volute fortemente e sono riuscito a realizzarle – ha aggiunto – sono molto soddisfatto! Il tempo, come sempre, è galantuomo!». E lo stesso parere è stato espresso al Senato dal capogruppo del Pdl Maurizio Gasparri: «Il ministro Severino è in continuità con quanto fatto fin qui. Riconosce il nostro lavoro».
Così (Alfano) ha smaltito l’arretrato
Nel dettaglio, il ministro Severino ha ammesso che il governo Monti non è riuscito ancora «a determinare una svolta positiva e strutturale nel sistema giudiziario italiano» e si è soffermata sulla necessità di smaltire l’arretrato e velocizzare i processi. «Al 30 giugno 2011, l’arretrato è pari a quasi 9 milioni di processi: 5,5 milioni per il civile e 3,4 per il penale», ha detto, spiegando poi che i «tempi medi di definizione» dei processi sono pari «a 7 anni e 3 mesi e nel penale 4 anni e 9 mesi». Ma «qualche piccolo segnale di miglioramento c’è», ha aggiunto, ricordando che «il dato più rappresentativo è costituito dalla conferma di un decremento delle pendenze nel settore civile con un calo, al 30 giugno 2011, di oltre 170mila processi rispetto al 30 giugno 2010 (-3%)». La Severino ha sottolineato anche come questo sia avvenuto «per il secondo anno consecutivo», mentre sono le date a certificare che il risultato va ascritto al governo precedente. Del resto, la stessa relazione di Alfano dello scorso anno si apriva proprio con il fatto che «dopo lustri di inesorabile aumento della pendenza dell’arretrato, gli uffici statistici del ministero hanno registrato quest’anno un risultato clamoroso e straordinario».
La Severino rivendica anche le ispezioni
Quanto alla lentezza, Alfano sottolineò la necessità di un «disegno chiaro e di un’adeguata strategia per combatterla», ma chiarì che l’elemento umano aveva un ruolo centrale. Spiegò di aver ritenuto «di dover esercitare l’azione disciplinare nei confronti di 59 magistrati per violazione dei doveri di diligenza, correttezza e laboriosità relativi a diverse ipotesi, tra le quali spiccano quelle relative a gravi e reiterati ritardi nel deposito delle motivazioni delle sentenze, che talvolta hanno determinato inaccettabili scarcerazioni di pericolosi criminali per decorrenza dei termini». Ieri Paola Severino ha usato praticamente le stesse parole, parlando di «42 ispezioni e 14 inchieste» disposte per il 2011. Assodata la continuità di visione, resta una domanda: le eventuali future ispezioni decise dalla Severino saranno accolte come attacchi governo alla magistratura o come un legittimo strumento di controllo ed efficienza? Ancora a cavallo tra efficienza e rapporti con i magistrati, dalla Severino è arrivato un altro riconoscimento indiretto al suo predecessore. Parlando del fatto che ci sono 1317 posti scoperti ha sottolineato che «l’impegno del ministero è già stato particolarmente rilevante, tanto che risultano completate le procedure per la nomina di 325 magistrati ordinari». Per altri 360 si stanno correggendo le prove del concorso bandito nel 2010, mentre 370 svolgeranno la prova scritta a maggio. Anche in questo caso si tratta di iniziative targate Alfano.
E il piano carceri già era una priorità
Altro tema che è stato politicamente sensibile è quello dell’accorpamento degli uffici giudiziari, che tante polemiche scatenò con il precedente governo. Anche questo è stato rilanciato dal nuovo ministro che ha spiegato che «l’Italia non può permettersi oltre 2mila uffici allocati in 3mila edifici» e ha rivendicato la validità del decreto che prevede di unire 674 uffici «consentendo di recuperare 2.104 unità di personale amministrativo e di risparmiare, a regime, 28 milioni di euro l’anno». Infine, l’«angosciante» situazione delle carceri che impone «la necessità di agire in via prioritaria e senza tentennamenti». Anche in questo caso fa testo l’intervento di Alfano dello scorso anno, in cui un ampio spazio fu dedicato al “piano carceri” e agli interventi necessari per rendere più umana la condizione dei detenuti.