La bufala nera del “Fatto” ci riporta indietro di 40 anni
Roma come Santiago del Cile del 1973: squadroni della morte spadroneggiano per la capitale in cerca di nemici politici da malmenare, protetti dal potere che ormai a stento riesce a mascherare il suo carattere fascista e reazionario. Chi, per sua sfortuna, avesse preso in mano una copia del Fatto Quotidiano di ieri avrebbe ricevuto più o meno questa impressione. Il quotidiano dell’area dipietrista-grillesca, con buone entrature fra i bravi ragazzi dei centri sociali romani, se ne esce, in pieno 2012, con un pezzo che sembra tratto da Lotta Continua. È il segno di un pericoloso ritorno all’indietro, quello delle schedature dei nemici politici, dell’eskimo in redazione e delle “sedicenti Brigate rosse”.
La bufala nera del “Fatto”
“Il sindaco Alemanno e i ragazzi picchiatori”: è questo il titolo del quotidiano di Padellaro. Non a pagina 11, non in una “breve”, ma in prima pagina. E il clamore non è neanche giustificato dallo scoop o dalla novità: si parla, infatti, di una rissa tra ragazzini risalente al giugno 2009, già nota alle cronache e finita, all’epoca, in qualche trafiletto, com’era naturale che fosse. In tempi di campagna elettorale anticipata e di onde anomale mediatiche contro l’estrema destra, tuttavia, tutto fa brodo. Questo, comunque, il resoconto fornito dal giornale. Il 2 giugno del 2009, in via della Camilluccia, a Roma, alcune comitive si incontrano sul bordo di una piscina privata. Da una parte ci sono i rampolli della famiglia Lombardo Pijola-Vitelli. Dall’altra un gruppetto in cui sarebbe stato presente, secondo il Fatto, anche Manfredi Alemanno, figlio del primo cittadino della capitale. Per il quotidiano questi ultimi sono imbucati, non invitati, “portoghesi”. E già la cosa sembra strana. Ma andiamo avanti. Il gruppetto con Alemanno jr, spiega il giornale, si comporta in modo maleducato: «Si scambiano saluti romani e inneggiano al Duce». Come è noto, infatti, l’estremista di destra non può fare a meno di ricordare Sua Eccellenza ogni dieci minuti. La cosa, comunque, fa nascere un battibecco tra i giovani estremisti e tale “Luca” (nome di fantasia), «di antica e notoria fede politica di destra», secondo Marida Lombardo Pijola Vitelli, penna del Messaggero e inquilina del condominio con piscina, colei che ha fatto esplodere il “caso”. Insomma, un diverbio tra giovani di destra. I ragazzi con il braccio a molla, quelli dei saluti romani, mostrano le proprie credenziali: tirano fuori un «tesserino del Blocco Studentesco». Il fatto che tale organizzazione non abbia mai avuto tessere, tesserini o simili non preoccupa i giornalisti del Fatto, che alla storia ci credono davvero. Il gruppetto, leggiamo, conosce anche «i capi del Blocco Studentesco», tra i quali figurerebbe anche un tale «Manuel Baronchelli», un emerito sconosciuto anche per i quadri dell’organizzazione, promosso d’ufficio dagli autori del pezzo. Intanto scatta – secondo la fantasiosa ricostruzione – una telefonata cui segue un’aggressione selvaggia, poco dopo, ad opera di energumeni maggiorenni (evidentemente avevano la carta d’identità stampata in faccia) chiamati dal gruppetto di “fasci”. “Luca” è pestato a sangue. Solo che non fa denunce. E non si fa visitare. Insomma, non una prova, non un dato, non un referto, non un… fatto. Ci pensa Carlo Vitelli, marito della Lombardo Pijola, a sporgere denuncia per… violazione di domicilio. E questo è quanto: una (presunta) rissa tra ragazzini. Sulla cui entità non sapremo mai nulla. Si adombra il sospetto di un insabbiamento, ma anche qui tutto è vago. E senza uno straccio di prova. Per il Fatto Quotidiano, 31 mesi dopo, la notizia principale della giornata è questa bufala.
La criminalizzazione del nemico
L’articolo – ultimo di una lunga serie di pezzi simili usciti principalmente su Fatto, Unità e Repubblica – ha dell’inquietante. Non, beninteso, per la rissa di periferia trasformata in rastrellamento armato, ma in quanto esempio di un cattivo e pericoloso modo di fare informazione. Pensiamo solo al modo viscido con il quale Manfredi Alemanno, minorenne e per stessa dichiarazione degli autori dell’articolo estraneo a ogni azione di violenza, viene tirato in ballo ad onta di ogni norma sulla tutela dei minori. E mentre sindaco e consorte procedono per vie legali, come hanno annunciato, a noi non resta che interrogarci: siamo davvero sicuri che contro gli avversari politici tutto sia lecito? A chi giova questo allarme su un presunto pericolo fascista, proprio ora che Berlusconi è caduto e Alemanno è atteso da comunali non semplici? Nessun complottismo, ma l’idea di un meccanismo ben oliato che scatta a comando, francamente, sorge spontanea. L’abbiamo già visto in passato, i momenti di morte della politica, di crisi della sovranità nazionale e di espropriazioni “tecniche” coincidono spesso con le campagne mediatiche contro l’uomo nero di turno. Stavolta, almeno, potrebbero risparmiare i minorenni.