Il “discorso del re” ha svelato il governo Napolitano-Merkel

2 Gen 2012 20:12 - di

In questo inquieto inizio dell’anno I del governo Merkel-Napolitano, fra crauti e babà, würstel e capitone, spicca per onestà e trasparenza l’editoriale del solito Massimo Giannini, vicedirettore di Repubblica e da sempre entusiasta cantore della sospensione della democrazia.

Il discorso del re
“Discorso alla nazione”, si intitola l’articolo, ma già dall’incipit si capisce che il giornalista ha più che altro in mente “il discorso del re”. Che, ha spiegato, «non è stato solo un magnifico film di questo terribile 2011. È stato anche il messaggio di Capodanno a reti unificate di Giorgio Napolitano, che almeno sul piano simbolico è ormai a tutti gli effetti il vero “sovrano democratico” di questa incompiuta e inconcludente Repubblica parlamentare». Finalmente qualcuno che parla fuori dai denti e riconosce all’inquilino del Quirinale il ruolo monarchico – quindi sovrano in senso pieno, interventista, decisionista, diremmo pure autoritario, anche se per evitare questa associazione mentale Giannini aggiunge senza tanta convinzione l’aggettivo “democratico”. Certo, che tutto questo faccia a pugni con la Costituzione, la stessa Carta di cui si bercia nelle piazze in ogni manifestazione di ogni categoria, non lo si dice. Qualcuno, forse, avrebbe dovuto chiedercelo prima se volevamo avere un sovrano. Così come colpisce l’attacco a freddo, quasi di sapore arditesco, alla «incompiuta e inconcludente Repubblica parlamentare». Non siamo ancora all’«aula sorda e grigia» (forse perché mancano veri manipoli da farvi bivaccare) ma l’attacco è forte. In altri tempi, diciamo fino a che è rimasto in carica il precedente governo, bastava un decreto legge in più o l’ennesimo voto di fiducia per gridare all’attentato contro la “sacralità del Parlamento”. Ora, finalmente, si dice che l’aula è inconcludente e che ci vuole la monarchia. Viva la sincerità. Forse troppa sincerità, se alla fine il pur filo-golpista Giannini è costretto a precisare, giusto per non spaventare il proprio pubblico: «Nella sua pur evidente anomalia, l’Italia non vive in una “democrazia sospesa”. Siamo nello Stato di diritto formale e sostanziale, e non nello “stato d’eccezione” di Carl Schmitt. Il governo legittimo del Paese esercita le sue funzioni su mandato espresso del Parlamento». Abbiamo ancora un Parlamento che ratifica la volontà espressa dal Quirinale, insomma. E noi che quasi ci speravamo…

Presidente o premier?
Leggendo Repubblica, del resto, lo stesso Napolitano deve essersi calato troppo nella parte. O forse, a forza di ricevere istruzioni dall’estero, deve aver scambiato il Quirinale per l’Eliseo. Nel già citato discorso di fine anno, infatti, il Capo dello Stato ha di fatto parlato da premier, riassumendo in se stesso il doppio ruolo di presidente del Consiglio e della Repubblica. Esattamente come accade in Francia. Ecco allora che il guardiano della Costituzione, il custode delle regole opera per davvero quello strappo presidenzialista sa dempre attribuito a Berlusconi. «Lo sforzo di risanamento del bilancio culminato nell’ultimo, impegnativo decreto – ha detto Napolitano agli italiani, intestandosi di fatto la paternità della manovra – deve essere portato avanti con rigore. Ma siamo convinti che i frutti non mancheranno. I sacrifici non risulteranno inutili». E allora via, tutti in fila a far sacrifici. Ce lo chiede il decreto salva-Germania. Pardon, salva-Italia.

E Monti si appella in Alto…

Intanto il premier (cioè: l’altro premier…) si prepara per i prossimi appuntamenti. Tra il 9 e il 15 gennaio, infatti, partirà il confronto tra il governo e le parti sociali. In prima battuta, sarà il ministro del Welfare, Elsa Fornero, a incontrare i rappresentanti di lavoratori e associazioni imprenditoriali, poi toccherà a Monti (è di lui che stiamo parlando, per chi non l’avesse capito). Ma già il giorno dell’Epifania il premier sarà a Parigi per incontrare il presidente francese Nicolas Sarkozy. Il 18, invece, Monti è atteso a Londra per un “bilaterale” con il primo ministro David Cameron. Il 21 si recherà a Tripoli per riattivare il trattato di amicizia Italia-Libia. Il 23, invece, avrà luogo un fondamentale summit dell’Eurogruppo in cui, per l’ennesima volta, dovranno farci le pulci e vedere se abbiamo fatto i compiti a casa. Il 30, sempre a Bruxelles, ci sarà inoltre il vertice Ue straordinario dedicato allo sviluppo. Entro il mese di gennaio, poi, Monti dovrebbe andare in udienza dal Papa e volare a Washington per incontrare Barack Obama alla Casa Bianca. Insomma, anche il sobrio professore bocconiano non può tirare avanti senza una benedizione dall’Alto. Ovviamente parliamo di Obama.

E l’Italia resta a casa

Intanto il presidente francese, Nicolas Sarkozy, incontrerà lunedì 9 gennaio a Berlino la cancelliera tedesca Angela Merkel, per una colazione di lavoro in preparazione dei prossimi meeting europei. L’incontro sarà in particolare dedicato, precisa ancora la presidenza francese, alla preparazione del Consiglio europeo del prossimo 30 gennaio. Sarkozy e Merkel negli ultimi mesi si sono più volte incontrati per vertici bilaterali in vista dei summit di eurozona e Unione Europea, elaborando proposte comuni per la riforma della governance dell’unione economica e monetaria. Questa volta, il vertice arriva in un momento delicato per i due Paesi, la Francia soprattutto, il cui rating “tripla A” è sotto osservazione da parte delle agenzie. Il verdetto dovrebbe arrivare, secondo le aspettative dell’Eliseo, nella prima parte di questo mese. Insomma, di questioni importanti sul tavolo ce ne sono parecchie. E l’incontro rischia di essere cruciale per le sorti dell’Europa tutta. Eppure l’Italia, anche l’Italia della “credibilità ritrovata”, resterà fuori dalla porta. Niente da fare, l’invito si deve essere andato perduto ancora una volta. O forse non abbiamo capito nulla noi, forse un rappresentante del governo italian al summit ci sarà e farà valere. Di chi si tratta? Della Merkel, naturalmente.

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