Il crollo del teorema Napolitano
Il presidente, a suo stesso dire, ha deciso mesi fa – con o senza telefonata della Merkel – che l’Italia avesse bisogno di essere presa al guinzaglio e gli italiani, incapaci di scegliere assennatamente, fossero interdetti. Forse aveva deciso già molto prima. Alla fine si è assunto la responsabilità personale di chiamare Monti e i suoi colleghi alla guida della nazione. Monti è qualcosa a metà tra il suo contabile e il suo ventriloquo. Più di una volta Napolitano ha addirittura annunciato alla stampa quello che Monti avrebbe detto ed è l’unico al mondo a sapere quale sia il programma del premier, ignorato anche dai suoi ministri. Dopo una irreversibile delegittimazione del Parlamento, Napolitano ha deciso che fosse inevitabile sospendere la democrazia, per salvare l’Italia dagli italiani (perché Berlusconi pare l’avessero eletto proprio i cittadini…).
Il Presidente ha dalla sua la stampa che conta, che ha rinunciato a qualsiasi pudore o parvenza di deontologia per sostenerlo in questa azione. Come scrisse Eric Zemmour negli anni Novanta, «non c’è governo democratico che possa sopravvivere a un attacco congiunto di giornali e magistratura». Berlusconi ha alzato le mani dinanzi alla minaccia straniera di radere al suolo l’economia italiana se lui non avesse passato la mano. Napolitano ha compiuto un atto enorme e se Monti non rimetterà in piedi la nazione come promette, avremo rinunciato alla sovranità solo per consegnare la Patria in mani altrui. Per quanto ancora?