Il “boulevard” di Napoli paga anni di scelte gattopardesche

6 Gen 2012 19:28 - di

L’orticello di guerra – il giardino pubblico messo a coltura negli Anni Quaranta per ricavarne generi alimentari di prima necessità – sembra essere tornato di moda. Almeno a Napoli. Stavolta però non si tratta di ruralizzare il verde pubblico. L’obiettivo immancabile è arrestare il progressivo degrado del verde urbano mortificato dalla perdurante noncuranza dell’amministrazione comunale affidandolo alle cure di volenterosi cittadini.
È da tempo immemorabile che i responsabili dell’Ufficio giardini denunciano la scarsità di uomini e mezzi. Persino i soldi per l’acquisto del carburante per le macchine manutentive, non poche volte, sono usciti dalle tasche dei dipendenti comunali. Per non dire dei fantasmi della logistica. Il risultato di tanto colpevole abbandono è sotto gli occhi di tutti. Ma se a qualcuno fosse sfuggito, potrà rimediare rivolgendo l’attenzione al Viale di Augusto, una delle più importanti strade cittadine.
Innestato tra due grandi piazze, si snoda, dagli Anni Quaranta, attraverso il Rione Flegreo, ingentilito per tutta la sua lunghezza da una triplice distesa di giardini in cui dominava il Phoenix Canariensis, la comune palma. La scelta di tale specie botanica rispondeva alla duplice esigenza di richiamare alla mente i territori italiani d’oltremare e di creare una scenografia trionfale per quanti si recavano all’Esposizione Triennale delle Terre Italiane d’Oltremare.
Fatto sta che esso, ancor oggi, costituisce l’unico boulevard di Napoli. Nel tempo molte aiuole sono state soppresse per ragioni non sempre di pubblico interesse. La carente manutenzione e l’attacco alle palme del Punteruolo rosso hanno poi trasformato quella che era una lussureggiante arteria cittadina in una triste landa semidesertica. Eppure, per salvarle sarebbe bastato far intervenire gli esperti dell’Orto botanico protagonisti del salvataggio delle palme del giardino di borbonica memoria. Stessa sorte per i parchi della ricostruzione, delle alberate storiche. Finanche la storica Villa comunale potrebbe vedere profondamente alterati i suoi tratti somatici dalle installazioni per lo svolgimento della Vuitton cup.
A ben vedere la disastrata manutenzione del verde a Napoli non è un’anomalia gestionale in quanto la stessa patologia riguarda numerosi servizi pubblici: dalle fognature alla nettezza urbana (intesa come spazzamento delle strade). Sarebbe molto interessante conoscere le mansioni sostitutive affidate al personale in organico. Periodicamente, dal sindaco di turno, è stata brandita come una clava propagandistica la necessità ineludibile di riformare la macchina comunale, limitandosi invece a cambiare “gattopardescamente” la sola denominazione degli assessorati.
Con l’avvento dell’amministrazione De Magistris, Tommaso Sodano, vicesindaco di Napoli, ha annunciato, non senza l’enfasi del caso, di aver posto in atto una vera e propria rivoluzione per le aree a verde della città. Tale sconvolgimento consiste nell’affidamento per dodici mesi delle aiuole urbane a commercianti e volontari in cambio della possibilità d’installare su queste, piccoli cartelli con l’indicazione dello sponsor.
Resta da stabilire chi e come garantirà l’armonia del verde, le necessarie cure agronomiche e la difesa fitopatologica. La “rivoluzione” di Sodano fa sì che, in città, tutti diventino «professori del verde» o «ambientalisti della domenica» pur non avendo nessuna conoscenza di botanica, agronomia, parassitologia, idrologia, chimica e fisica dei suoli. Siamo alla pura propaganda come nel caso degli “orticelli di guerra”. Con lo “scaricabarile”, in realtà, l’amministrazione comunale non fa altro che dichiarare impudicamente – ove mai ce ne fosse ancora bisogno – il venir meno ad uno dei suoi principali doveri: la gestione, la cura e la manutenzione ordinaria e straordinaria del verde pubblico.
La verità vera è che l’amministrazione De Magistris, così come quelle che l’hanno preceduta, non possiede alcuna volontà né di migliorare né di diffondere il verde urbano. Tira a campare mentre molte grandi città italiane stanno già adottando, in affiancamento al Piano Urbanistico Comunale, il Piano del Verde Urbano. Un documento progettuale in grado di migliorare la funzione del verde urbano e d’individuare le modalità della sua gestione, oltre che consentire una razionale pianificazione degli interventi di estensione delle aree verdi.

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