Stangata col turbo: si parte alla Camera, via libera a Natale?

1 Dic 2011 20:39 - di

In attesa che lunedì Monti sciolga il quarto segreto di Fatima sulle misure anti-crisi, ieri s’è deciso che l’iter della manovra (quando apparirà…) partirà dalla Camera. Il percorso – ipotizzano alcune fonti parlamentari – sarebbe già stato delineato nelle grandi linee e prevederebbe la chiusura al Senato entro il 22 dicembre, prima della pausa natalizia. Un iter rapido per rispondere sia al pressing del confronto europeo sia a quello dei mercati. Il provvedimento, che dovrebbe essere all’esame del consiglio dei ministri di lunedì, arriverebbe alla commissione Bilancio della Camera subito dopo. I lavori della commissione prenderebbero l’intero ponte dell’Immacolata – con lavori in corso proprio mentre il premier è impegnato al Consiglio Europeo di Bruxelles dell’8-9 dicembre – per consentire all’aula di esaminare il testo già dal 12 dicembre. La settimana successiva, poi, l’iter arriverebbe al Senato per la seconda lettura che, anche in questo caso, avrebbe un ritmo sostenuto.

I paletti del Pdl
È stata una lunga notte, quella tra mercoledì e giovedì, per l’ex governo Berlusconi, che ha ricevuto a tarda serata i suoi ex ministri ed i capigruppo del Pdl a Palazzo Grazioli per fare il punto della situazione. Quella che sarebbe soltanto dovuta essere una cena conviviale utile anche a riorganizzare deleghe e compiti all’opposizione si è trasformata in un summit notturno del partito nel quale sono state analizzate le prime settimane di vita del governo Monti. Più luci che ombre, secondo quanto si apprende, ma con l’impegno di rimanere vigili sull’operato del professore. Berlusconi avrebbe rinnovato l’invito a rimanere compatti nel Pdl: nessuno scenario è stato prospettato ma si deve essere pronti a qualsiasi evenienza, anche un voto anticipato se – come ha detto lo stesso Cavaliere nei giorni scorsi – dovessero crearsi le condizioni del ricorso alle urne. In ogni caso, apprezzamento è stato espresso per l’operato del governo. I primi passi sono stati giudicati in parte positivi anche perché danno continuità alla azione del governo precedente anche per quanto riguarda la politica economica. Non sono però tutte rose, così nella riunione si è sottolineata l’esigenza di vigilare sul ripristino dell’Ici da effettuare sulla base dell’Imu. Mentre sulla patrimoniale si attende di conoscere bene i dettagli dell’intervento ipotizzato in questi giorni.

Ici e patrimoniale nel mirino
«Noi abbiamo la necessità di leggere le misure prima di esprimerci, siamo disposti a fare la nostra parte per sostenere il governo Monti per uscire dalla crisi. Sulla patrimoniale abbiamo espresso al governo Monti le nostre perplessità come per l’Ici, perché gli italiani investono i propri risparmi sulla prima casa». La prima a confermare i paletti posti nel corso del vertice, è stata ieri Maria Stella Gelmini.  «La conoscenza delle proposte di Monti  prima del 5 dicembre è indispensabile, stiamo a vedere. Credo che sia prematuro esprimersi ora su Monti, occorre lasciare il tempo a questo governo per predisporre le misure economiche, è un governo di grande competenza che abbiamo deciso di sostenere. Credo che riusciremo ad uscire da questa situazione perché l’Italia è un paese forte. Fino a 15 giorni fa si pensava che i problemi fossero legati a Berlusconi, invece siamo di fronte a un caso Europa, i problemi dell’euro non possono essere circoscritti all’Italia. Oggi serve rafforzare l’euro», conclude. Anche il capogruppo alla Camera, Fabrizio Cicchitto, si permette di “segnalare” l’iniquità dell’Ici sulla prima casa, mentre Adolfo Urso dice sì alla riforma delle pensioni e alla patrimoniale sugli alti redditi. «Vediamo le carte senza preclusioni, Pd e Pdl non pongano veti», spiega il presidente di Fareitalia. Dall’Udc, invece, arriva un appello a non porre veti: «Non mi piace – sottolinea il leader centrista Casini – l’atteggiamento di chi dice “Monti faccia questo ma non può fare quest’altro”. Non è il modo giusto di iniziare: i veti non aiutano il cammino del governo». E ai giornalisti che gli domandano se si riferisce al segretario del Pd, Pierluigi Bersani, Casini risponde secco: «Mi riferisco a tutti e a nessuno. Capisco che tutti fanno sacrifici, li facciamo anche noi».
In effetti, l’imbarazzo del Pd, anche di fronte a un’ipotesi di riforma che già non piace al sindacato, è ormai evidente. Al punto che il segretario si spinge fino a lanciare messaggi trasversali al governo: «Non si tratta di porre condizioni ma di dire le nostre idee, noi le abbiamo, le abbiamo presentate e ci aspettiamo che non si rimanga sordi e disattenti». Poi rettifica, in parte: «Conosciamo bene i problemi, l’emergenza che deve affrontare il Paese. La conosciamo meglio di altri, non a caso diciamo da un paio d’anni che il Paese sarebbe finito nei guai: sono stati tre anni di mancate risposte il problema. Sappiamo – ha detto ancora il leader Pd – che bisogna fare uno sforzo, uno sforzo collettivo: noi chiediamo una cosa fondamentale, l’equità: chi ha di più deve dare di più».

Bossi-Berlusconi, è giallo
Fonti del Pdl lo danno per certo, la Lega Nord non conferma nè smentisce. È giallo sull’incontro con Umberto Bossi annunciato da Silvio Berlusconi per oggi a Milano. L’incontro “chiarificatore” mira a ricucire lo strappo tra i due ex alleati nato dopo che il Popolo della Libertà ha deciso di appoggiare il governo Monti lasciando il Carroccio all’opposizione. Secondo quanto si apprende da fonti di maggioranza, la riunione dovrebbe tenersi nel tardo pomeriggio di oggi al rientro dell’ex premier a Milano ma non nella tradizionale sede di villa San Martino ad Arcore.
Secondo fonti leghiste, invece, l’incontro potrebbe slittare alla prossima settimana, dopo la cerimonia di domenica per l’apertura del “parlamento padano” a Vicenza. Un rinvio potrebbe dare peso alle voci di un repentino irrigidimento dei rapporti tra i due partiti e la rottura dell’Asse del Nord.

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