Fornero piange e la sinistra si emoziona
Avete un appuntamento con il vostro medico di famiglia. Vi recate tranquilli nel suo studio e lui, nel momento in cui vi consegna le analisi, scoppia a piangere. Quantomeno vi prende un colpo. È quello che è successo a chi ha visto la ministra Fornero in lacrime mentre pronunciava la parola «sacrifici», come se poi quei sacrifici fossero stati decisi a sua insaputa, magari quando lei si era allontanata da Palazzo Chigi per addentare un panino. Se la stessa scena fosse avvenuta appena due mesi fa con la Prestigiacomo o con la Gelmini, i grandi giornali le avrebbero tagliate a fettine, e chissenefrega della galanteria nei confronti delle donne. Invece no, con il governo Monti è tutta una luna di miele e anche un episodio imbarazzante come quello della Fornero diventa bello, significativo, addirittura entusiasmante. La lettura che dà Repubblica è da libro Cuore: «Anche i tecnici hanno un’anima», ha scritto Filippo Ceccarelli. Che poi ha spiegato: «Arrivata al punto in cui a milioni di pensionati era richiesto di accettare, tanto per cambiare, la miseria di quei quattro soldi che già ricevono, e anche meno, non ce l’ha fatta più. È stata una scena imprevedibile e sconvolgente». Sì, proprio così, «imprevedibile» e «sconvolgente». Perché, si legge nell’articolo, «la Fornero ha pianto calde lacrime con la mano sulla bocca, come una bambina». E qui si passa dal libro Cuore alle scene più strazianti di Love story: «Quel pianto è uguale e diverso da tanti altri», simbolo della passione, «la sconfitta di fronte a quella che è intimamente sentita come un’ingiustizia». Quelle lacrime «nel loro dolore toccherà accoglierle a parziale consolazione». Erich Segal non avrebbe scritto di meglio. E il Corriere della Sera, dal canto suo, ha lanciato un sondaggio. I risultati? Il 60 per cento o quasi si è detto «commosso» dalle lacrime della Fornero. Ma, ricordando un celebre brano dello Zecchino d’oro, «io sono come Tommaso e non ci credo finché non ci metto il naso».