Essere & apparire: il berlusconismo contagia i tecnici
Essere, ma anche apparire. Sobrietà, prima di tutto. Ma anche visibilità, comunicatività, telegenicità, insomma, un sano berlusconismo d’annata: proprio quello che da qualche giorno esibiscono i morigerati tecnici che compongono l’equo e silenzioso governo tecnico. All’indomani dell’approvazione della manovra alla Camera, Monti e i suoi hanno invaso il piccolo schermo e i giornali con una raffica di interviste a dir poco debordanti, a dispetto di quel Primo Comandamento – “Parlare poco, al massimo parlo io” – che il premier impose nella prima riunione del Consiglio dei ministri, poco più di un mese fa. La giornata di domenica è stata quella della tracimazione mediatica del governo, che a quanto pare sta commettendo lo stesso errore che tante volte fu contestato al governo Berlusconi: parlare a più voci, prima ancora di aver deciso cosa fare. Elisa Fornero, domenica, ha scelto il Corriere della Sera per annunciare al mondo l’intenzione di intervenire sul precariato attraverso la modifica dell’articolo 18. Non certo robetta da poco. Corrado Passera, invece, s’è concesso al salotto televisivo di Fabio Fazio, anche in questo caso per toccare questioni non certo marginali, come le liberalizzazioni e l’asta delle frequenze tv. Tema, quest’ultimo, forse non adattissimo per discuterne in un programma di una delle aziende che – per quanto pubblica – direttamente o indirettamente è interessata alle decisioni del governo. L’intervista di Fazio, peraltro, non proprio da duello Frost-Nixon, ha invece toccato il tema del conflitto d’interessi dello stesso ministro, che ovviamente lo ha negato, pur concedendo al conduttore, quasi a titolo di favore personale, l’annuncio di una vendita del suo pacchetto azionario di Intesa. Sempre sul Corriere, domenica, parlava a lungo anche il ministro Piero Giarda, quello del pasticcio in aula sugli emendamenti.
Andare in tv o chiedere pagine di interviste su giornali, per utilità o per narcisismo, non è certo un delitto, ma quella propensione alla comunicazione mediatica spinta era stata finora una caratteristica di quei politici commissariati dal governo Monti, non a caso glorificato, fin dall’inizio, proprio per il suo “low profile”. Ma nel caso dei tecnici, il nuovo andazzo sembra quello di voler utilizzare i media per annunciare riforme o misure in cantiere, scavalcando le sedi parlamentari, come dimostrò, per la prima volta, la scelta di Monti (poi frettolosamente rimangiata) di andare da Bruno Vespa ancor prima di presentare la manovra in Parlamento. Come ha fatto ieri il ministro dell’Istruzione Francesco Profumo, che ha annunciato, ad aule aperte, un “maxi concorso” per assumere nuovi insegnanti.
L’offensiva mediatica del governo Monti, evidentemente alimentata dal calo di consenso degli ultimi giorni, era iniziata sabato con un’intervistona del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà, che a Repubblica aveva rilanciato sul tema delle liberalizzazioni nel giorno stesso in cui la manovra passava al Senato tra mille polemiche proprio su questo. Nei giorni scorsi anche il ministro delle Politiche Agricole Mario Catania s’era concesso in tv a Linea Verde. Ieri, invece, è toccato al ministro della Salute, Renato Balduzzi, annunciare sulla Stampa la rivoluzione dei ticket sanitari: «Rivedremo tutto il sistema». Ne aveva già parlato, in via confidenziale, si fa per dire, anche con il Sole 24 Ore. Darne notizie al Parlamento, no? Tre pagine dopo, sullo stesso giornale, un altro ministro, Fabrizio Barca, con delega alla Coesione territoriale, annuncia novità imminenti su farmacie e taxi. Non poteva mancare una parola del governo, ovviamente affidata alla carta stampata, anche sul tema dell’immigrazione, dopo la strage di Firenze. A parlare, dalle colonne del l’Unità, è il ministro della Cooperazione Andrea Riccardi, che annuncia, anche qui, una grossa rivoluzione: «Avanti con il dialogo». E soprattutto con le interviste.