Baudo fa l’antifascista e s’improvvisa storico e laico
Un siparietto di pessimo gusto, a dir poco grossolano, protagonisti Pippo Baudo in versione “con questa bocca posso dire tutto” e un ossequioso ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, incapace di fermare l’onda d’urto di dichiarazioni imbarazzanti e provocatorie del presentatore in tema di Ici e Chiesa cattolica. Che i tecnici si facessero dettare la linea da Baudo è l’ultima “perla” che ci aspettavamo di vedere.
Il «triste duetto», come ha polemizzato subito Avvenire si è svolto martedì sera a Genova, dal palco del concerto a favore degli alluvionati organizzato da Gino Paoli. Una serata di solidarietà. Il momento era a dir poco inopportuno, visto che le organizzazioni di ispirazione cattolica – in occasione dell’alluvione che ha messo in ginocchio Liguria e Toscana – sono intervenute dando una grossa mano. E da lì mettersi a istigare il ministro dell’Ambiente facendolo scivolare sulla questione Ici e Chiesa è stato veramente inelegante.
«Le falsità messe in fila dal noto presentatore – leggiamo sul quotidiano della Cei – culminano nella secca adesione alle stesse falsità da parte del nuovo ministro dell’Ambiente. Incresciosa la disinformata e grossolana polemica di Baudo, sbalorditiva l’altrettanto disinformata e remissiva adesione di Clini». La tracotanza di Baudo è andata a briglia sciolta e si è messo a straparlare in libertà, scomodando pure i Patti Lateranensi e Mussolini. Tanto, qualunque cosa dica, sa che scatta l’applauso.
Scrive il direttore della testata Marco Tarquinio: «Il ruolo da spregiudicato mattatore giocato dall’uomo di televisione, non assolve colui che su quel palco rappresentava il governo. È una pessima conferma dei tempi confusi e amari che viviamo: in una serata dedicata a celebrare la solidarietà, c’è chi non ha trovato di meglio che attaccare con argomenti pretestuosi e mistificatori chi più di ogni altro nel nostro Paese promuove e garantisce solidarietà, prossimità e accoglienza: la Chiesa cattolica».
«Non spetta a me dire se questi signori meritino querele – ha scritto ancora Tarquinio – certo non meritano stima per quello che hanno messo in scena: servire la Repubblica e stare su un palco da “conduttore" dovrebbero, sia pure in modo diverso, imporre a tutti senso di responsabilità e rispetto della verità».
Immediata la replica di Baudo in delirio di onnipotenza: «Io dovrei querelare», ha avuto il coraggio di dire. «Sono offeso ma, siccome è Natale e sono cattolico, ho perdonato». Che Baudo si senta onnipotente non era certo un mistero. Guai a contraddirlo, ne sa qualcosa Bruno Vespa. Ora anziché smorzare i toni di una polemica sgradevole, rilancia e si mette a dare lezioni di cattolicità ad Avvenire. È il massimo. «Nelle parole del direttore – replica – c’è molta improvvisazione, un carattere oltranzista. Questo gratuito patrocinio di Tarquinio è eccessivo e nei termini non è democratico né cattolico».
Non contento si è lanciato in un excursus storico. «Oggi il nostro é un Paese laico. Il signor Mussolini fu costretto a firmare i Patti Lateranensi e lo fece per liquidare Azione Cattolica e Don Luigi Sturzo che subito dopo fu espulso e andò negli Stati Uniti. Fu un mercimonio e oggi ci portiamo ancora dietro la conseguenza di quei patti». Quando si dice la storia un tanto al chilo… Poi parte all’attacco quasi non fosse stato lui a istigare la polemica: «Non si scrive così. I giornali cattolici, e Avvenire è della Cei, sono espressione della massima autorità ecclesiale. Bisogna stare attenti».
Il ministro Clini, in prima battuta “appiattito" sulla linea del conduttore, ha tentato ieri di aggiustare la sua posizione e prendendo carta e penna ha scritto un lettera a Tarquinio: «Caro direttore, leggendo Avvenire, ho scoperto di essere stato scomunicato a mezzo stampa. Apprezzo e difendo il sacrosanto diritto di critica, ma penso di non essere blasfemo se, citando le parole del presidente della Cei Angelo Bagnasco, dico che si tratta di «polemiche senza fondamento».
«L’altra sera – prosegue – il conduttore mi ha rivolto una domanda e mi spiace se il senso della mia risposta è stato frainteso, o stravolto. Proprio lei, caro direttore, ha scritto sul suo giornale un efficacissimo e didascalico editoriale in cui si racconta bene il meccanismo di esenzione dell’Ici. Avendolo pubblicato per due giorni di seguito, l’ho letto con piacere due volte. La questione mi è chiara e non c’era e non c’è da parte mia alcun desiderio di riaprire fronti di dibattito del tutto inutili».
Scuse accettate, in parte: «Buona la seconda, caro ministro», gli ha risposto Avvenire. «Sul palco genovese per “merito” principale, si fa per dire, di Pippo Baudo, era andato in scena ben altro, senza margini per fraintendimenti. Queste sue parole sono invece senza ombre». Anche se c’è ancora un «neo che l’accomuna al noto presentatore: sia lei sia lui mi attribuite una scomunica. Per favore… Non mischiamo sacro e profano».
Poi ancora qualche parolina al vero “colpevole”. «A Baudo, che dopo aver detto cose false sulla Chiesa che non paga l’Ici e che deve pagare, mi dimissiona da democratico e persino da cattolico, consiglio di nuovo di informarsi bene su ciò che la Chiesa fa (anche fiscalmente) in Italia e per l’Italia e, già che c’è, pure su che cosa sia una sistematica attività senza fini di lucro», aggiunge. «Magari, scoprirà un mondo interessante, che accomuna laici e cattolici». Gente che «accoglie ed educa senza dare spettacolo e senza cercare demagogicamente l’applauso».