Tutti al bar dello spread

15 Nov 2011 20:32 - di

Di cosa si parlava al bar prima che arrivasse lo spread? E perché prima non se ne parlava? Esistono le mode, ma anche le fobie. Tutti ne parlano ma, come al solito, non è che tutti sappiano di cosa parlano e soprattutto perché. Un amico, lavoratore dipendente, mi ha confessato che la notte ha difficoltà a dormire perché angosciato dallo spread. Gli è venuta una compulsione per la quale va continuamente su internet a vedere a che punto sta. Se scende si sente sollevato, se sale perde il sonno. Gli ho chiesto, ingenuamente, se avesse investito in buoni del tesoro. Mi ha detto di no. Ma il punto è che gli alti e bassi dello spread gli danno un senso di catastrofe incombente. Al bar sotto casa, il meccanico e il professionista che fino a qualche mese fa sorseggiavano il caffè scambiandosi informazioni e impressioni sul calcio, oggi si rimpallavano cifre sullo spread. «Malgrado Monti, è tornato a 500 punti», diceva il professionista. «Ha già superato 520», rispondeva con voce grave il meccanico. E tutt’e due scuotevano la testa. Tra le chiacchiere sulle escort e quelle sullo spread – a dire il vero – c’è stato anche il tormentone dei “costi della politica”, che però si interrompeva ogni volta che io entravo, con il barista che con un ghigno diceva “buongiorno onorevole” e mi faceva l’occhietto e i due che abbassavano la testa per far finta di niente. Insomma: abbandonati gli entusiasmi agonistici, l’italiano medio è stato prima distratto dal gossip, poi convinto che il Parlamento sia una zavorra, poi terrorizzato dallo spread. A quel punto, un commissario europeo diventa il Messia…

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