Il sottosegretario? Citofonare Bersani

29 Nov 2011 20:43 - di

«Prima la firma, poi la stretta di mano. Così siamo sicuri». Per Mario Monti il protocollo prima di tutto. Autore della gaffe Giampaolo D’Andrea, uno dei ventotto tra i viceministri e sottosegretari che ieri hanno prestato giuramento. Il primo a rompere il ghiaccio infrangendo però la prassi.
La squadra che è stata presentata si nasconde dietro l’etichetta “tecnica”. Una formula ipocrita che ieri per primo ha smascherato Maurizio Gasparri: «Non capisco la pervicacia del Pd e dell’Udc di pietire due poltroncine, è patetico. Diano una dimostrazione di stile e rinunciassero. Sono stati commessi due errori, non ho nulla di personale contro Giampaolo D’Andrea, ma è un uomo schierato e d’emanazione politica. Stessa cosa vale per Gianluigi Magri, sembra un Tarzan che salta da un governo all’altro. Si è violato un principio: dovevano essere solo tecnici». Per il presidente dei senatori Pdl, «ci sono partiti come il Pd che in un momento di grave emergenza hanno optato per una micro-lottizzazione con la designazione di D’Andrea, un politico, a sottosegretario per i Rapporti con il Parlamento. Ci sono partiti seri come il Pdl che anche in questo ambito hanno lasciato il campo libero a scelte tecniche. C’è insomma chi insegue le poltrone e chi no». Lascia il tempo che trova l’esultanza di Pier Luigi Bersani che parla di «partenza davvero buona con una squadra di governo piena di competenze vere e con un tratto di sobrietà e semplicità che rasserena il clima».
Non ci sono solo i casi di D’Andrea, già senatore della Margherita, cofondatore del Pd nonché ex sottosegretario nel governo Prodi e di Magri, esponente di spicco del partito di Casini (è stato anche consigliere comunale a Bologna) a far pendere la bilancia verso i partiti della ex opposizione. La lottizzazione ha ricalcato tempi e modi della prima Repubblica con qualche caduta di stile. Ieri molti giornali davano grande risalto alla momentanea riduzione di stipendio (si è messo in aspettativa) di Vittorio Grilli. Come se fosse arrivato al dicastero dell’Economia facendo un favore alla Patria. Dai 511mila euro l’anno percepiti da direttore generale del Tesoro dovrà infatti accontentarsi di “appena” 150mila euro annui.
Tra i 28 nomi è un pullulare di ex consulenti dei governi di centrosinistra se non addirittura di militanti veri e propri. Vira decisamente a sinistra l’Istruzione: accanto a Rossi Doria c’è Elena Ugolini, area Pd, ex preside di un liceo bolognese, già consulente del ministro Berlinguer. Come pure è di area ex diessina Claudio De Vincenti (Sviluppo economico) tra i collaboratori del ministro delle Finanze Vincenzo Visco. Quel Visco che aveva tra i suoi consiglieri anche Vieri Ceriani, proveniente da Bankitalia, nuovo sottosegretario all’Economia. L’altro sottosegretario di via XX settembre è Gianfranco Polillo. Un passato da militante Pci, poi al Dipartimento economico di Palazzo Chigi, finché nel 2004 Silvio Berlusconi non gli preferì come consigliere economico Renato Brunetta. Con il passare degli anni Polillo si è fatto notare per le sue idee liberali, quindi eccentriche rispetto alla sua tradizione culturale. Agli Esteri arriva invece Marta Dassù, ex ricercatrice del centro studi di politica estera di Botteghe Oscure. È già stata consulente alla Farnesina. Quando? Praticamente basta ripercorrere tutti i governi di centrosinistra: D’Alema I, D’Alema II, Amato II e governo Prodi dal 2006 al 2008.
Di Antonio Malaschini (Rapporti con il Parlamento) ha scritto Sergio Rizzo sul Corriere della Sera in occasione del “pensionamento” dalla segreteria generale del Senato: «Ora passa da un dorato stipendio di oltre mezzo milione di euro l’ anno a una dorata pensione di analoga entità. A cui si sommerà per il prossimo decennio anche una dorata sine cura: lo stipendio da magistrato di Palazzo Spada, che in base alla legge l’ormai ex segretario generale del Senato, 64 anni fra tre mesi, potrà riscuotere fino all’età di 75 anni». Da oggi la cifra andrà aggiornata.
Di Carlo Malinconico (Editoria), già presidente Fieg, va ricordato che l’ultima volta che ha frequentato Palazzo Chigi, lo ha fatto da segretario generale della Presidenza del Consiglio con Romano Prodi premier. All’Interno è arrivato Giovanni Ferrara, esponente di Unità per la Costituzione, la corrente di centro della magistratura. In 40 anni di carriera è stato pm al processo Moro-ter, capo dell’ ispettorato del ministero della Giustizia dal 1997 al 2000, prima con Giovanni Maria Flick Guardasigilli e poi con Oliviero Diliberto. Insomma, i due governi Prodi.
Un capitolo a parte meriterebbe Maria Cecilia Guerra: responsabile del programma del Pd modenese. I suoi interventi contro il governo Berlusconi hanno trovato ampio spazio sul sito economico Lavoce.info e su l’Unità e Il Fatto quotidiano. E continuano a chiamarli tecnici.

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