I lumbàrd ritornano sui monti
La questione dei rapporti con la Lega ha accompagnato sin dall’inizio il cammino travagliato del centrodestra. I rapporti nelle alleanze non sono mai stati né lisci, né scontati. I leghisti sono – per loro stile – di “rottura”, per una cosciente scelta comunicativa e politica. La Lega nasce da una serie di “distinguo”, primo tra tutti quello territoriale. La Lega cresce nelle antitesi. È per sua natura un partito “contro”. E questo ha fatto sì che non si diluisse in un grande centrodestra e anzi sia riuscita, pure a fasi alterne, a cannibalizzare voti agli alleati, grazie ai suoi toni forti e le sue apparenti intransigenze. Il fu governo Berlusconi sin dall’inizio è stato destabilizzato dagli strattoni e dalle minacce dei verdi. Strattoni che hanno fortemente condizionato l’operato di Tremonti tanto da alienargli la simpatia di parte del Pdl, che lo considerava un ministro leghista. Oggi, le posizioni radicali della Lega nei confronti del governo tecnico servono per far tornare a casa molti elettori delusi ripetendogli – come in passato – che la colpa delle promesse non mantenute era tutta degli alleati. La prospettiva di rifare una maggioranza inclusiva dei centristi cattolici è probabilmente l’unico sbocco salvifico per l’Italia ed è daltronde difficile pensare che Casini possa ridursi a fare il coppiere di Bersani. Molte posizioni della Lega sul governo tecnico sono però condivise dalla base elettorale del Pdl e la Lega mira a recuperare il consenso per fare proprio come Casini, cioè rimettersi al centro di qualsiasi proposta di alleanza futura. In cambio di garanzie sul suo governo del Nord, potrebbe andare ben oltre le aperture a sinistra dei neo-democristiani. La Lega paradossalmente preferirebbe non partecipare a nessun governo “romano” in cambio di una presenza egemone nelle amministrazioni del Nord. Così da continuare a fare il partito di lotta (a Roma) e di governo (a Nord). Già in passato hanno trovato più conveniente allearsi con la sinistra in cambio di concessioni “territoriali”. Una riedizione dell’alleanza rosso-verde oggi, determinerebbe forse la fine dell’Italia. Per tutte queste ragioni fa bene Berlusconi a tentare in ogni modo di mantenere un’intesa con Bossi. Ma per restare insieme bisogna volerlo in due.