Crisi: adesso c’è la Francia sotto assedio

10 Nov 2011 20:21 - di

La grandeur francese ? Roba d’altri tempi. Oggi, con la crisi in atto, Nicolas Sarkozy è sempre più impegnato a far di conto con il pallottoliere per far quadrare il bilancio e non incorrere nelle ire delle agenzie di rating da settimane in osservazione. Ma, visto come vanno le cose, con scarsi risultati: lo spread tra i titoli francesi e il bund tedesco si va allargando sempre di più e ieri ha raggiunto il massimo storico a 168 punti. Un cattivo segnale per Parigi che, solo qualche giorno addietro, ha annunciato tagli e rigore congelando perfino lo stipendio del presidente. Ma, a quanto pare, senza risultati. Il segnale che arriva dai mercati non è il solo: Olli Rehn, commissario Ue agli Affari economici e monetari fa sapere che in Francia saranno necessarie nuove misure per ridurre il deficit del 2013. Quanto poi al raggiungimento del pareggio di bilancio, tre anni dopo, fare delle previsioni e come giocare un terno al lotto. Tanto che al governo francese succede, a distanza di qualche settimana, quello che è successo a Berlusconi: deve tranquillizzare i partner Ue. Manterremo gli impegni, fanno sapere i ministri delle Finanze e del Bilancio, Francois Baroin e Valerie Pécresse, ma le loro rassicurazioni sembrano cadere nel vuoto: lo spread si allarga e Le Monde parla di shock francese e si interroga sull’eventualità che, dopo la Grecia e l’Italia, tocchi alla Francia sprofondare nella crisi. E i presupposti per non dormire sonni tranquilli ci sono tutti. Il debito, sicuramente più basso di quello italiano, che cresce però con una progressione superiore, le banche più indebitate, il tasso di disoccupazione superiore al nostro. Cose concrete che non possono essere certo occultate o esorcizzate con l’ironia. Così quando ieri da Standard & Poor’s è arrivato l’annuncio che il debito francese era stato declassato, con la perdita delle tripla A, all’Eliseo hanno tremato un po’ tutti. Poi S&P ha smentito la diffusione. «Un errore», ha detto l’agenzia di rating. Ma resta il giallo di quel comunicato preparato, tenuto nel cassetto e pronto all’uso.

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