Contrordine compagni: viva i baroni
«Hey teacher leave the kids alone», cantavano i Pink Floyd nel 1979. «Hey, professore, lascia stare i ragazzi», urlava l’inno di ogni ribellione studentesca. Da più un decennio, infatti, i cosiddetti “baroni” erano nel mirino della contestazione. Per molti anni, la vera “casta” da cacciare a pedate furono loro: autoritari, senescenti, nepotisti, marpioni, conservatori, i prof erano il bersaglio di battaglie, slogan, vignette e, appunto, canzoni. Del resto, nascendo le rivolte in luoghi deputati allo studio, era normale che nel mirino finissero i primi rappresentanti dell’autorità con cui gli studenti avevano a che fare. E, diciamolo, spesso la critica era sacrosanta, almeno nei moventi di fondo. Fino a qualche tempo fa, comunque, lo schema si è replicato senza troppe variazioni: studenti in piazza, baroni alla berlina. Ora, invece, tutto è cambiato. L’espressione spregiativa è scomparsa e i baroni sono tornati professori. Il monopolio geloso e autoritario del sapere è diventato – in breve – sapienza e bonaria illuminazione. È bastata mezz’ora di governo Monti, anzi è bastato il solo annuncio di un bocconiano al governo, e l’università è tornata ad essere una preziosa fucina di élite, un laboratorio di conoscenze pronte per essere messe a disposizione del Paese. Ieri Michela Marzano – docente in quella Sorbona che tanto fu protagonista nel 1968 – ci ha spiegato su Repubblica che «i “tecnici” del governo Monti non sono tecnocrati». Al contrario, «per occupare il ruolo che occupano, hanno passato anni e anni a studiare». Che bel quadretto edificante. Ma già Federico Rampini, ex penna rossa nella Fgci, aveva accolto con toni estasiati le prime ipotesi di un esecutivo Monti, ricordando che «sulla “conoscenza dei problemi” è difficile trovare in Italia un altro curriculum all’altezza del suo». Del resto, il neoministro dell’Ambiente Corrado Clini era uno dei più accesi attivisti del Movimento studentesco nella sua Parma. Della serie: «Borghesi, borghesi, ancora pochi mesi… e anche noi saremo dei vostri».