De Magistris in crisi cerca rifugio in… Santoro
Avimm scassato tutt’e cose. Con questa concisa espressione in vernacolo, il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, salutava la vittoria elettorale e incendiava il cuore dei suoi fans. Una larga parte di quel 66% di napoletani che gli avevano conferito il mandato era realmente convinta che il magistrato “prestato” alla politica potesse dare un energico taglio alle fallimentari politiche del centrosinistra alle quali l’Idv aveva comunque dato il suo apporto. Ad oltre quattro mesi dal suo insediamento, la cloroformizzata opinione pubblica partenopea registra però ben pochi fatti di rilievo: sono stati avvertiti gli echi delle scaramucce per la conquista dei consigli di amministrazione delle partecipate, delle polemiche per il piano di pedonalizzazione del centro storico, dei peana per la “conquista” di un posto al sole dell’America’s cup. E l’ultima, in ordine di tempo, la decisione di De Magistris di sottoscrivere la campagna a favore di Michele Santoro al grido di “resistiamo”.
Panta rei. Ma “tutto scorre come un fiume” a Napoli non ha il senso eracliteo. Nell’ex capitale borbonica il tempo scorre ma nulla muta. Persino il dissenso – estemporaneo e sporadico – viene trattato con l’antica protervia delle amministrazioni comuniste: negli anni ’60/’70 non poteva che essere fascista, oggi ad ogni minimo stormir di fronde viene tirata in ballo la camorra. Camorristi sono i responsabili della mancata soluzione dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani; camorristi sono i commercianti che hanno inteso protestare contro la desertificazione del centro storico; camorristi sono i responsabili del degrado delle periferie e della “periferizzazione” del centro cittadino; camorristi sono quelli che stanno speculando sui suoli degli ex poli industriali; camorristi sono quelli che determinano l’inefficienza dei servizi pubblici; camorristi son coloro che costringono i ricoverati degli ospedali napoletani a passare giorni e notti sulle barelle. Se il teorema del sindaco avesse qualche fondamento ci sarebbe da rabbrividire per la fuga dello Stato. Fortunatamente non è così. Siamo purtroppo di fronte a storie di ordinaria quanto pessima gestione della cosa pubblica.
A partire dalla pedonalizzazione “spinta”. L’area del centro antico di Napoli è una realtà complessa sia sotto il profilo urbanistico, sia per la composita struttura economica della produzione del reddito sociale. Andavano salvaguardate le attività artigianali e commerciali garantendo una razionale mobilità all’interno della zona a traffico limitato. L’Anm è risaputo non è assolutamente un modello di efficienza. Il parco autobus è obsoleto, insufficiente e inadatto a garantire una necessaria e razionale mobilità attraverso lo stretto reticolo stradale del centro storico. Contemporaneamente al provvedimento per la definizione della Ztl, il De Magistris avrebbe dovuto presentare il piano di riorganizzazione e ammodernamento dell’azienda napoletana del trasporto pubblico, quello per la realizzazione di parcheggi di scambio, aspettando l’entrata in servizio delle due nuove stazioni della metropolitana: Piazza Garibaldi e Duomo con la segreta speranza che non siano come Godot.
A ben altre logiche risponde invece l’arrembaggio alla Louis Vuitton Cup di vela: cancellare l’immonda immagine della Napoli sommersa dalla “monnezza” per consolidare nell’immaginario collettivo quella di una città proiettata verso un radioso futuro non ancora meglio identificato. Nel supremo interesse della città, il sindaco ha riposto nel polveroso armadio dei suoi ricordi, l’anatema scagliato contro la BagnoliFutura («Bagnoli è una pagina vergognosa di commistione tra politica e crimine attorno al denaro pubblico», 3 giugno 2010). Così come ha lasciato al vento la decisione di sciogliere la Società di trasformazione urbana società e cancellare le nomine del consiglio di amministrazione. Anzi a voler essere più precisi, de Magistris ha annunciato a chiare lettere la prossima sostituzione di tutti i vertici delle società partecipate napoletane. Ma dove verrà mai realizzata la piattaforma logistica della America’s cup? Elementare Watson, sulla e dalla colmata a mare. Sarà rimossa certo, ma non ora. E poi di che si lamentano le associazioni ecologiste ,e le autorevoli espressioni del mondo accademico? «Le regate contribuiranno ad accelerare il processo di bonifica di Bagnoli». Parole di Tommaso Sodano, vicesindaco con delega all’Ambiente. E se non fosse intervenuta l’America’s cup quando tempo ancora Napoli avrebbe dovu to attendere? Siamo alla commedia dell’assurdo. A fine 2009, il magistrato istruttore Renzo Liberati della Corte dei Conti rilevava che «per la bonifica e il recupero dell’area sono stati spesi complessivamente 77 milioni e 243mila euro, circa il 30% di una disponibilità totale pari a 259 milioni e 358mila euro; ciò nonostante, i lavori di bonifica dei suoli non sono stati completati, la balneabilità delle spiagge non è stata ancora ripristinata perché i fondali marini ed i litorali non sono ancora stati completamente bonificati a causa della colmata, fonte di continuo inquinamento, che non è stata rimossa». Il giudice Liberati inoltre rimarcava: «La responsabilità del raggiungimento di risultati così scarsi, non è addebitabile alla mancanza di fondi, che al contrario sono stati elargiti, ma al complesso degli organi istituzionali coinvolti, che si sono appalesati del tutto inadeguati». E oggi, il sindaco di Napoli vorrebbe farci credere che una regata velica, seppur di respiro internazionale, accelererà le opere di risanamento ambientale? «Ma ci faccia il piacere», avrebbe detto Totò.