Se perfino Dario Fo boccia Pisapia…
I primi cento giorni di Giuliano Pisapia sulla poltrona di sindaco di Milano? Sufficienti per bocciarlo su tutta linea. A tracciare la deprimente parabola del primo cittadino milanese un suo (ex?) sostenitore della prima ora, Dario Fo. Da primo fan a rassegnato osservatore del repentino declino di Pisapia. «Giuliano è stato capace di suscitare un movimento straordinario e ha vinto perché ha saputo dare un taglio netto a un certo modo di fare politico tipico della sinistra», ha premesso il premio Nobel in un’intervista a Repubblica per poi riconoscere quello che ormai i suoi concittadini hanno capito già. Il “vento nuovo” della primavera milanese non soffia più. «È dura – riconosce l’attore e drammaturgo – quando sei continuamente messo di mezzo da certi personaggi e da una certa politica. Lui non c’entra niente, ma deve fare un lavoro della madonna per buttare alle spalle logiche e comportamenti che perpetuano vecchi schemi». Il ritratto è quello di un sindaco ostaggio dei vari Bersani, Penati e Tabacci. Quasi peggiore dell’imitazione da imbranato che ne fa Teo Tecoli. Il vento primaverile è una vera e propria tramontana dopo l’ondata di aumenti (Ecopass, biglietti dell’autobus e imposte locali). Così che Dario Fo è costretto a una non risposta sui primi giorni di amministrazione: «Ultimamente sono stato lontano da Milano, prima di rispondere voglio documentarmi, e soprattutto parlare con lui». Fo lascia intendere che Pisapia ha vinto per una fortunata combinazione astrale, come accadde al leghista Marco Formentini, eletto sindaco a sorpresa in piena era Tangentopoli. Un amministrazione più celebre per le gaffe che per le intuizioni politiche.
Come si possa passare in cento giorni da “uomo nuovo” dell’opposizione italiana a Formentini della sinistra il povero Fo non sa spiegarlo. Anche per lui è un mistero. Un Mistero buffo.