Pensioni e scuola, le riforme per dare un futuro ai giovani
Dopo lo tsunami Silvio Berlusconi ad Atreju è arrivato il giorno di far di conto, letteralmente. Perché, nei primi due appuntamenti di giornata, di manovra economica e di mercato di lavoro hanno discusso i ragazzi con i ministri Mariastella Gelmini e Altero Matteoli, con il capogruppo del Pdl al Senato Maurizio Gasparri prima e a seguire con il presidente del Senato Renato Schifani. E per dare un assaggio dell’approccio con il quale da queste parti si intende affrontare il capitolo “crisi” basta leggere la citazione scelta per l’incontro: «Io ho quel che ho donato». Lo si fa, insomma, con le parole di Gabriele d’Annunzio che, rispetto alla vulgata degli indignados in mobilitazione permanente, capovolgono di netto la prospettiva. La conferma arriva dal giovane moderatore: «Tutti dobbiamo dare qualcosa per il paese in questo momento di difficoltà». E proprio il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini prende spunto da questo invito per rilanciare l’azione di governo: «Alle ansie dei giovani noi dobbiamo dare risposte. Dentro questa manovra c’è una visione positiva di come uscire dalla crisi. Ma soprattutto c’è la grande attenzione a un tema: ristabilire un patto generazionale e fare in modo che non siano i giovani a pagare la manovra». Ciò significa garantire il pareggio di bilancio, per superare una spada di Damocle ormai strutturale: «Non si può più pensare di continuare con la spesa storica o di fare consenso aumentando il debito pubblico. Stiamo facendo questo per stare dalla parte dei giovani, per fare in modo che gli sprechi delle generazioni precedenti non ricadano sulle loro spalle». I ragazzi ascoltano, annuiscono. E la conferma di un feeling instaurato giunge dal ministro stesso che, rivolgendosi ai ragazzi che tengono un grande striscione, li cita: «Voglio ringraziare il Movimento studentesco nazionale per le sua collaborazione, perché abbiamo portato avanti una riforma che mette al centro lo studente». Da ciò il taglio dei corsi inutili, l’aumento degli stipendi ai ricercatori e poi, nel mondo del lavoro, la regolamentazione dell’apprendistato: «Sono misure che dovete far conoscere all’interno degli atenei e nei posti di lavoro. Non per difendere il governo, ma il vostro futuro».
Gasparri infiamma la platea
Ad infiammare la platea, proprio sul tema della manovra, ci ha pensato poi Maurizio Gasparri quando – a proposito delle critiche che provengono dall’opposizione – ha attaccato: «Non accettiamo processi da chi ha fallito. Dopo P3 e P4 il vero scandalo del nostro tempo si chiama Pd. In Italia abbiamo tanti problemi da affrontare, mi sembra però che la magistratura voglia distogliere l’attenzione dalla situazione che investe il Pd con il caso Penati». Per Gasparri, al contrario, «il governo non è ricattato ma agisce come dimostra la manovra ottenuta l’altro giorno in Parlamento. Per questo non accettiamo processi».
Il presidente del Senato, Renato Schifani in una veste informale, non è stato da meno quando alla domanda di Giorgia Meloni sulla necessità di riformare il gap che vi è tra elettorato attivo e passivo ha raccolto l’invito: «Oggi siamo fortunatamente di fronte a una forte presenza dei giovani in politica. Ma, come mi confermate, tutto ciò non è proporzionale alla reale rappresentatività. Ecco, se non vogliamo dare l’impressione di essere la casta, occorre agevolare l’ingresso dei giovani. Anche perché i giovani oggi sono più preparati, anche per questo il Parlamento deve aprirsi di più questi». Quando poi una ragazza gli chiede «perché dobbiamo emigrare all’estero?», Schifani ricorda che gli strumenti per combattere il fenomeno vanno ricercati nella capacità di accogliere il tema delle riforme: «Se noi non riusciamo a creare un’offerta per chi rientra, semplificando l’accesso al mercato del lavoro resteranno solo i rimpianti». Come si fa? «È il blocco della conservazione – che è trasversale – che non permette lo sviluppo. Anche per questo occorre avere il coraggio di instaurare un patto di solidarietà di fine legislatura che metta tutti davanti a questa necessità: perché il futuro dei giovani non si può determinare con una singola manovra ma con la concordia sulle riforme». Schifani, rivolgendosi alla platea, si spinge anche oltre: «Non vi aspettate però che i più grandi si intestino tutte le vostre battaglie. Dovete prevedere un patto tra voi giovani per eleggere a vostra volta altri giovani, dovete riuscire a fare quadrato».
Né Onda né Indignados
A margine degli incontri Gianfranco Manco – responsabile del Movimento studentesco nazionale che racchiude tutte le anime del centrodestra – è soddisfatto: «La grande differenza è che prima di pensare di riempire le piazze noi cerchiamo di riempire le teste, le proposizioni. Quello che ci rende diversi – dall’Onda come dagli indignados che durano il tempo di una stagione – è che noi abbiamo una visione programmatica delle cose, non un’opposizione istintiva. Mentre questi non hanno una piattaforma, sono i reazionari-conservatori che difendono alla fine i privilegi, noi abbiamo smesso di concepire la dialettica con le categorie novecentesche. Abbiamo pensato invece di metterle assieme: sì il merito con l’uguaglianza». E ai giovani studenti ha sorpreso positivamente anche l’invito di Schifani: «Ha ragione. Occorre smetterla di portare alimento a chi tenta di mettere in competizione le generazioni».