E ora il rating decide chi può governare

20 Set 2011 20:19 - di

Killeraggio politico? Ma quando mai. Strabismo involontario degli analisti ossessionati dal nostro Paese? Esagerati. Pressing anti-italiano? Ma allora è una fissazione. Sarà… Ricapitoliamo: con una tempistica a dir poco bizzarra, in piena notte, come i lampi e i fulmini che hanno squassato (metereologicamente parlando) i cieli italiani, l’agenzia internazionale di rating Standard&poor’s ha deciso di abbassare di un gradino il voto sul “Sistema-Italia”. Insomma  ieri mattina l’Italia si è svegliata“declassata”. Può succedere, è accaduto perfino al credito a lungo termine degli Stati Uniti. Ovvio che Berlusconi si sia difeso definendo le valutazioni «viziate da considerazioni politiche più che dalla realtà dei fatti» ricordando che gli interventi puntano al pareggio di bilancio nel 2013 e che il governo ha «una solida maggioranza parlamentare». Certamente irrituale la replica al premier affidata all’Ansa da parte dell’agenzia di rating americana, che ha ingaggiato un battibbecco a distanza col Governo intimandogli addirittura di non osare mettere in dubbio l’autorevolezza del proprio giudizio. Leggere per credere: «È nostra convinzione», scrivono i soloni di  S&P,  che il taglio del rating sul debito si è reso necessario per le «deboli prospettive» di crescita economica, per un Paese governato da una «fragile coalizione parlamentare», per «la limitata capacità di risposta dello Stato» nell’affrontare la crisi, così come la debolezza della crescita economica. E ancora: «Le misure allo studio e le riforme prospettate riusciranno probabilmente a fare ben poco per rilanciare le performance di crescita dell’Italia». Un giudizio impietoso, da far impallidire Bersani e Di Pietro. L’agenzia, vale ricordarlo, è un soggetto privato che valuta se stesso, non un’istituzione. Insomma la sua legittimità si basa sui profitti che fa realizzare ai suoi clienti. «I rating sovrani di S&P – diciara – sono valutazioni apolitiche e prospettiche del rischio di credito fornite agli investitori». Tra i quali, non a caso, c’è l’agenzia stessa.

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