«Salve libertà!» Ma da domani inizia il lavoro

9 Lug 2011 19:48 - di

«Oggi celebriamo l’indipendenza del Sud Sudan ma da domani dobbiamo pensare e lavorare per il suo sviluppo economico, sociale e di sicurezza». Lo ha affermato il senatore Alfredo Mantica, il nostro sottosegretario agli Affari esteri, che ha partecipato ieri ai festeggiamenti per l’indipendenza della Repubblica del Sud Sudan nella neo capitale Juba.
Ieri mattina il presidente del parlamento del Sud Sudan ha ufficialmente proclamato l’indipendenza del suo Paese, scattata alla mezzanotte. Decine di migliaia di persone hanno assistito alla cerimonia, tenuta davanti al mausoleo del leader indipendentista John Garang, morto nel 2005. Lo speaker del parlamento, James Wanni Igga, ha detto: «Noi, i rappresentanti democratici eletti dal popolo, basandoci sulla volontà del popolo del Sud Sudan e come hanno confermato i risultati del referendum sull’autodeterminazione, proclamiamo da questo momento il Sud Sudan nazione indipendente e sovrana». Momenti di gioia ma anche di commozione da parte della popolazione e dei numerosi rappresentanti esteri, tra cui il segretario generale dell’Onu Ban Ki Moon. La cerimonia si era aperta con i discorsi di due dignitari religiosi, uno musulmano e uno cristiano (la religione maggioritaria). Di seguito, fra grida di giubilo e di commozione della folla, che scandiva «Noi non ci sottometteremo mai e poi mai», è stata ammainata la bandiera del Sudan ed è stato issato il nuovo vessillo. Folle festanti hanno celebrato tutta la notte.Quando si sono uditi i rintocchi della campana che suonava la mezzanotte, un’esplosione di gioia ha salutato l’inizio del primo giorno del nuovo Stato: «Siamo liberi! Siamo liberi! Addio Nord, buongiorno felicità!», gridava la folla. Fuochi d’artificio hanno illuminato il cielo, mentre numerosi automobilisti, sventolando bandiere e suonando il clacson, percorrevano le strade della capitale sud sudanese, in preda a un tumulto assordante.

Senatore Mantica, che atmosfera si respira oggi a Juba?

Veramente straordinaria. La folla ha festeggiato tutta la notte “la nascita di una nazione”, e molti espatriati negli anni scorsi da questa regione sono tornati in questi giorni per non perdere la festa e perché finalmente potevano tornare in patria. Sono momenti di importanza storica.

L’Italia ha riconosciuto subito il Sud Sudan?

Ho consegnato nelle mani del governo sud-sudanese la lettera di riconoscimento del governo italiano e la lettera di accreditamento del delegato speciale italiano a Juba, il consigliere Carlo Gambacurta, che guiderà l’ufficio di rappresentanza italiano incaricato di curare i rapporti con la nuova entità statale e coordinare il sostegno internazionale di cooperazione alla Repubblica del Sud Sudan.

Qual è la situazione reale nel Paese?

Il Sud Sudan ha bisogno di tutto e in particolare di infrastrutture, sanità, educazione, assistenza umanitaria agli sfollati, sminamento. Basti solo pensare che il 90% della popolazione vive sotto la soglia di povertà, che persino nella capitale Juba meno di un terzo degli abitanti ha accesso all’acqua potabile e che vi sono ancora 500.000 sfollati. L’Italia contribuisce agli sforzi della comunità internazionale di assistenza alla popolazione del Sud Sudan con 18,4 milioni di euro di cui 5,9 milioni sul canale bilaterale, tra gestione diretta e contributi alle ong, e 12,5 milioni sul canale multilaterale, con iniziative nel settore educativo, di sostegno agli sfollati e di sminamento umanitario.

Lei ha sempre seguito le vicende, spesso drammatiche, del Sudan. Oggi la parola-chiave è stabilizzazione?

Certamente. Il governo italiano prosegue con continuità le azioni per la stabilizzazione nel Sudan che hanno visto l’Italia Paese garante degli accordi di pace del 2005 che posero fine a una ventennale guerra civile che ha prodotto due milioni e mezzo di morti, milioni di sfollati e ben cinque milioni di emigrati all’estero. L’Italia sostiene l’indipendenza del Sud Sudan in una cornice di rapporti costruttivi con i Paesi confinanti al fine di portare a soluzione i problemi di sicurezza ancora aperti nelle regioni di frontiera e in particolare lo status di Abyei, la regione petrolifera, ma anche le questioni del Sud Kordofan e della zona del Blue Nile.

Quali saranno i nostri prossimi passi?

Come Paese garante degli accordi di pace e coordinatore del gruppo di lavoro sul “power sharing” nella Commissione internazionale di Valutazione e Verifica, l’Italia opererà affinché tali irrisolti e gravi problemi di sicurezza siano affrontati con spirito costruttivo da tutti i Paesi della regione e in particolare da Juba e Khartoum. L’indipendenza del Sud Sudan acquisisce un valore storico rilevante e significativo anche per il fatto che è la prima volta che vengono modificati in Africa i confini internazionali ereditati dal periodo coloniale. Ciò è avvenuto in attuazione di un accordo di pace alla fine della guerra civile, dopo un referendum e in seguito alla firma il 30 giugno di un accordo per lo stabilimento delle relazioni diplomatiche tra Sudan e Sud Sudan.

Lei ieri mattina si è recato sulla tomba di John Garang…

Sì, ho ritenuto mio dovere rendere omaggio all’uomo che in ultima analisi ha reso possibile tutto questo: il leader storico della lotta di indipendenza di questo Paese, sulla cui tomba ho rispettosamente deposto una corona di fiori a nome di tutti gli italiani.
John Garang, lo ricordiamo, dal 1983 al 2005 ha guidato l’Esercito sudanese di Liberazione popolare. In seguito, dopo la fine della seconda guerra civile sudanese, divenne vice presidente del Paese, sino alla sua morte, avvenuta nel 2005 in un incidente con l’elicottero mentre rientrava dall’Uganda, dalla dinamica mai del tutto chiarita.

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