«Ripartiamo con nuove idee, più confronto e senza tabù»
Ministro La Russa, le va di lanciare un messaggio alla signora Battisti?
«Da grande appassionato di Lucio Battisti non escludo che inconsciamente abbiamo preso spunto dai testi del mio amico Mogol. Ma stia tranquilla, nessuno ha sfruttato la memoria e soprattutto la musica di Lucio, anche se i tributi a Battisti ci sono in ogni piazza d’Italia e noi stessi abbiamo dedicato a lui almeno tre precedenti occasioni di festa politica. In più “il nostro canto libero” non solo è diverso da “il mio canto libero” di Battisti ma fa pensare che se gli eredi di Dante ragionassero nella stessa maniera nessun rassegna, locanda o albergo potrebbero mai usare il termine “paradiso” : altrimenti dovrebbero chiudere. Scherzi a parte, penso che la signora abbia perfettamente capito le nostre intenzioni e voglia apprezzare la nostra amicizia».
Ignazio La Russa, ministro della Difesa e da tre giorni tra gli animatori della kermesse di Mirabello, in queste ore ha dovuto tenere testa – tra le altre cose – anche alle polemiche sulle frasi ispirate alle canzoni di Lucio Battisti che hanno orientato gli incontri politici della festa: fatto che ha suscitato la reazione della moglie del cantautore (che ha annunciato addirittura querele). Chiusa da La Russa con il giusto tributo la querelle, proprio l’appuntamento di Mirabello è coinciso poi con alcuni eventi politicamente significativi: la “prima” di Angelino Alfano con il popolo del Pdl, l’intervista choc di Berlusconi, la sentenza sul lodo Mondadori, l’uscita di Urso e Ronchi da Fli e il lancio della costituente del centrodestra. Segno che, in questi giorni e in tutti i sensi, non ci si è di certo annoiati.
A Mirabello si festeggia, ma proprio in queste ore Berlusconi ha ricevuto un colpo duro con la sentenza sul lodo Mondadori.
Ho letto le dichiarazioni dell’avvocato Ghedini che spiega di essere sicuro che la Cassazione ribalterà la sentenza, cosa che anche io auspico. Peraltro era una sentenza annunciata, altrimenti non ci sarebbe stato al centro del dibattito il progetto di una legge che garantisca i creditori ma assicuri a chi paga di riavere indietro ciò che ha versato, se i magistrati gli dovessero poi dare ragione.
Solo qualche ora fa il premier ha lanciato il suo personale auspicio sul prossimo candidato. Sentiva aria di tempesta?
La cosa importante, che le parole di Berlusconi hanno confermato, è che più che un’investitura ad Angelino come capo della coalizione – per la quale comunque è necessario l’assenso degli altri partiti – mi è sembrata la giusta sottolineatura dell’autorevolezza del neosegretario, che poi dovrà costruirsi giorno dopo giorno le proprie future prospettive. Quello che importa è che si è in presenza di una grande svolta. Alfano è stato accolto da una standing ovation da tutto il Pdl e dalla nostra comunità: questo dà la certezza che il Pdl, pur consapevole della leadership di Berlusconi, con Alfano sa guardare oltre l’orizzonte. Perché un partito è tale se non vince solo nei limiti temporali della vita politica del suo capo ma sa se progettare il proprio futuro almeno da qui al prossimo decennio. Anche per questo e io Gasparri siamo lieti di essere stati tra i protagonisti dell’avvento di Alfano.
Tiriamo le somme: che Pdl riparte da Mirabello?
Mi viene da dire “il nostro canto libero” che è composto da idee e militanza. Ecco, vorrei spiegare questo testo. Da qui riparte un partito che non deve avere più tabù, che deve saper affrontare qualunque tema sapendo che non esiste un aspetto inutile. Un partito che assicura che quello che la base chiede avrà risalto e creerà dibattito. Perché questo avvenga, occorre che i ruoli dirigenziali abbiano una concreta condivisione da parte degli iscritti. Ma è il sottotitolo della nostra festa che è davvero importante: idee e militanza. Vuol dire che da qui riparte un partito che progetta innovazione, futuro, che mentre affronta il presente pensa avanti. E lo fa con quello spirito di militanza senza il quale non esiste l’impegno politico.
Ci voleva una sconfitta elettorale per capire l’urgenza di questo rinnovamento nel Pdl?
Tutto ciò non potevamo farlo prima. Perché è arrivato dopo la “fuga” di uno dei due cofondatori del Pdl con una piccola – ma politicamente pesante – aliquota di soggetti eletti con il Pdl. È arrivato in concomitanza poi di una grave crisi economica e di un attacco giudiziario pesantissimo al premier. Questo, accanto forse ad alcuni nostri inevitabili errori, ha contribuito alla sconfitta elettorale. Ma mi sento di dire che alla fine non tutto il male viene per nuocere: questo campanello di allarme forse era proprio necessario per farci arrivare con la giusta carica alla vittoria del 2013.
Urso e Ronchi sono usciti da Fli. A meno di quarantotto ore dall’incontro svolto con voi qui a Mirabello…
Ho detto che lo spirito di Mirabello produce i suoi frutti. In realtà il percorso di Urso, Ronchi e Scalia era già stato tracciato da altri, se è vero che una buona parte di chi aveva seguito Fini – penso a Moffa e Viespoli – erano già rientrati in maggioranza. Ma sicuramente la concomitanza con Mirabello risulta un buon auspicio per chi come noi pensa che la porta è sempre aperta per chi voglia rinunciare all’antiberlusconismo di maniera per un grande obiettivo.
Si riferisce alla costituente dei moderati?
Dico che questa porta è aperta per maturare una grande area che interessi tutti coloro che sono alternativi alla sinistra. Qualcosa che riunisca il Ppe in Italia.
Con la Lega avete fatto pace sulle missioni all’estero.
Da quel punto di vista sì. La Lega sempre fa sempre un po’ di scena quando si tratta di questioni del genere. Quello che ho ottenuto, comunque, è che non venga meno l’impegno italiano nella coalizione internazionale: la Lega non ha messo in dubbio il principio “together out together in”.
Farete pace anche per l’indicazione del candidato, in vista delle politiche del 2013?
Per quanto riguarda il leader ci sarà modo e tempo. Non abbiamo fretta, l’importante è che tutti sapremo che una volta stabilita una personalità su quella devono convergere tutti.
Personalità eletta con le primarie?
È noto come non credo che le primarie siano la soluzione a tutti i mali. Ma se fatte con regole certe, prima delle elezioni, mi piacciono. Invece quando non c’è da scegliere candidati ma direttamente i dirigenti locali o nazionali di un partito, è giusto far scegliere solo gli associati, cioè gli iscritti. Usando, magari, un metodo assai simile alle primarie ma salvando il principio che vota chi si assume apertamente il ruolo di iscritto e comporta, e dovrà sempre più comportare, diritti ma anche doveri.