L’Europa s’inchina in ricordo di Paolo
«Sì, mi sono commossa, perché è stata una cerimonia molto semplice, quasi intima, familiare», dice sottovoce arrotando la erre Malika Bernarab-Attou, europarlamentare verde, occhiali scuri, davanti alla stele dei caduti nella lotta alla Mafia a piazza delle Tredici vittime. È iniziata con la deposizione di una corona d’alloro del presidente del Parlamento europeo in ricordo del sacrificio di Paolo Borsellino la seconda giornata siciliana della delegazione del Parlamento europeo… a scuola di legalità. Che si è conclusa con la proposta di candidare Palermo a capitale europea della cultura per il 2019, avanzata dal presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Francesco Cascio, ai colleghi di Bruxelles alle prese con una tabella di marcia densissima (nel pomeriggio l’incontro a Palazzo delle Aquile con il capo del Dipartimento del ministero della Gioventù, Andrea Fantoma, e ancora il forum con il direttore dell’Agenzia nazionale giovani, il sicilianissimo Paolo Di Caro per poi correre all’intitolazione al giudice Borsellino dell’atrio della Biblioteca comunale, alla presenza dell’assesore alla Cultura Giampiero Cannella e assistere alla testimonianza del presidente di “Addiopizzo” nella guerra contro il racket). Tutto all’insegna della “buona prassi” e dell’antiretorica nel nome di Borsellino e Falcone, che per primi hanno individuato nella rivoluzione delle coscienze, nella cultura il grimaldello per rompere il giogo del malaffare. E quale segno più tangibile di offensiva contro tutte le mafie fare di Palermo, con la sua millenaria tradizione e la sua storia di crocevia di civiltà, la prossima candidatura italiana a capitale europea della cultura?
La proposta viene ufficializzata dal presidente dell’Ars nel corso della conferenza stampa tenuta con Lothar Bisky, capodelegazione della commissione Cultura del Parlamento europeo, Marco Scurria, capogruppo del Ppe in commissione e Salvatore Iacolino, europarlamentare siciliano, agrigentino doc.
«Palermo e la Sicilia offrono un patrimonio culturale importante, cercherò di mettere una buona parola per sostenere questa candidatura – ha risposto Bisky – la mafia e la criminalità organizzata non sono solo a Palermo e in Sicilia: per questo dico che la lotta portata avanti da Borsellino riguarda tutti noi, riguarda l’Europa». E proprio al “giudice buono” aveva rivolto il suo pensiero qualche ore prima davanti all’obelisco di acciaio (su base triangolare, come la Sicilia) realizzato dai cantieri navali nel bel mezzo della piazza-giardino che ricorda la fucilazione di 13 insorti nel 1860. «Siamo qui a diciannove anni dalla strage di via D’Amelio, perché Borsellino era una persona coraggiosa e il suo doveroso ricordo è un incoraggiamento per tutti noi nella comune lotta europea contro il crimine organizzato», ha scandito poco prima del minuto di silenzio davanti al questore di Palermo e a Maria Falcone sorella del giudice ucciso, per la commemorazione targata Europa, volutamente minimal. Niente riflettori, niente flash dei fotografi, niente passerelle. «Palermo in questi diciannove anni è cambiata, siamo al fianco del presidente Cascio per fare di Palermo una capitale europea della cultura», ha detto Scurria incontrando i giornalisti, «lasciatemi ringraziare i colleghi europei per aver voluto scegliere la terra di Falcone e Borsellino come meta della nostra missione, per conoscerci meglio, meglio di quanto la stampa continui a dipingere questa grande città e questa regione». Lo stesso Borsellino, ha ricordato l’esponente di centrodestra, «ripeteva che la mafia non si sconfigge solo con azioni di polizia, con la repressione ma attraverso un’offensiva culturale. La nostra presenza qui vuole rafforzare questa convinzione». Passando in rassegna le tappe più simboliche della full immersion siciliana, ha tirato le somme della tre giorni ricordando che «questa città, ricca di storia e cultura europea e mediterranea, incrocio storico di più civiltà, è un elemento che può arricchire la nostra Europa. Mai più simbolo di pizzo e malaffare». Da siciliano, ha detto l’europarlamentare pidiellino Iacolino, «ringrazio la commissione per l’importanza e il significato di questa iniziativa. La mafia è un fenomeno mondiale che va a combattuto con tutti gli strumenti a disposizione. Il modello legislativo italiano ne ha saputo mettere in campo molti». E il pensiero va alla rintracciabilità dei proventi illeciti e alla confisca dei beni che «impoverisce la mafia e fa utilizzare al meglio alcune risorse patrimoniali sul sociale». Si riparte con la cultura (c’è spazio anche per la visita alla straordinaria Cappella Palatina), è il filo rosso che lega insieme Irlanda e Spagna, Grecia e Finlandia, Italia e Gran Bretagna nella crociata contro la criminalità, «perché il terreno di cui si nutre la mafia è quello della sub-cultura, dell’ignoranza. La candidatura di Palermo a capitale europea della cultura, avanzata in un giorno incredibile come il 19 luglio, sarebbe la certificazione di un successo della vostro impegno e della nostra comune battaglia».