E Germi spiegò gli operai alla sinistra

13 Lug 2011 19:54 - di

Omaggio a Pietro Germi, maestro del neorealismo italiano: la Sala Alda Merini – Spazio Oberdan della Provincia di Milano ospiterà infatti tra fine luglio e inizio agosto un omaggio a Pietro Germi organizzato dalla Fondazione Cineteca Italiana in collaborazione con il Centro Sperimentale di Cinematografia – Cineteca Nazionale.
Tra i dieci titoli selezionati compaiono le opere migliori che hanno consacrato la sua fama di autore a livello internazionale, come Il cammino della speranza (sabato 30 luglio alle 17 e giovedì 4 agosto alle 21), Divorzio all’italiana, con cui conquistò l’Oscar per la miglior sceneggiatura, Signore e Signori (Palma d’Oro a Cannes) o Il ferroviere (domenica 24 luglio alle 18.30, sabato 30 luglio alle 19), girato dopo due anni di silenzio e considerato fra gli ultimi grandi film del Neorealismo italiano.
La sua natura poliedrica che gli permise di muoversi con facilità e con grandi risultati, sia come attore che e come regista tra i generi più diversi, passando dal giallo, al poliziesco, al dramma neorealista fino alla commedia lo rendono uno degli autori che più di tutti fu in grado di mantenersi fuori dagli schemi , sempre fedele alle sue idee.
Curiosamente, Germi pur avendo ottimi voti al celenre istituti nautico San Giorgio di Genova, non si presentò mai agli esami, preferendo trasferirsi nella capitale per seguire il suo sogno del cinema. Fu attore, sceneggiatore, regista e anche produttore. Dopo aver seguito i corsi del Centro sperimentale di cinematografia, fondato nel 1935 su idea di Aessandro Blasetti (di cui Germi seguì i corsi) e Anton Giulio Bragaglia, iniziò la sua carriera come attore e co-sceneggiatore in alcuni film. La prima regia arrivò nel 1945 con Il testimone, un insolito giallo psicologico (una curiosità: nel film lavorò tra gli altri Ernesto Almirante, zio di Giorgio). Ma il grande successo, anche a livello internazionale, arrivò nel 1950 con l’indimenticabile Il cammino della speranza, sul dramma della nostra emigrazione, che vinse l’Orso d’argento a Berlino e fu presentato in concorso a Cannes. Il film ebbe un impatto così grande a livello sociale che anche oggi i viaggi degli emigrati si chiamano tutti il cammino della speranza, non più dall’Italia alla Francia o Svizzera, ma dal Maghreb alle nostre coste siciliane. Dopo altri lavori, grande scalpore suscitò il film Il brigante di Tacca del Lupo, sul brigantaggio meridionale (dal romanzo di Riccardo Bacchelli), in cui Germi parteggiò per il Sud insorgente in avversione al Nord “colonizzatore” e industrializzato. Alla sceneggiatura partecipò, tra gli altri, oltre allo stesso Germi, Federico Fellini. La peculiarità di questa opera è che Germi sviluppa il racconto come un autentico western di John Ford, regista da lui amato, scegliendo per il ruolo di protagonista il Gary Cooper nostrano, quell’Amedeo Nazzari interprete di film similari come Il lupo della Sila e Il brigante Musolino (oltre al bellissimo Luciano Serra pilota del 1938).
Dopo una pausa di alcuni anni, nel 1955 Germi uscì con un’altra opera che sarebbe diventata un grandissimo successo, soprattutto di pubblico, Il ferroviere, che taluni considerano il suo capolavoro. Come sovente succedeva, Germi lavorò anche come attore protagonista, insieme con interpreti del calibro di Saro Urzì, Sylva Koscina, Carlo Giuffré. Il film fu prodotto da Carlo Ponti che aveva individuato Spencer Tracy nella parte di Germi, ma poi il progetto rientrò. In questo film, come nel successivo L’uomo di paglia, del 1958, sempre interpretato dal regista genovese, l’autore effettua una impietosa radiografia dell’Italia popolare e proletaria degli anni Cinquanta, dove iniziavano ad affiorare le vaste problematiche economiche ma soprattutto sociali e quasi antropologiche di quegli anni difficili per il nostro Paese. Si tratta probabilmente degli ultimi esempi di neorealismo italiano. Dopo il 1960, realizzò le prime “commedie all’italiana”, proprio con Divorzio all’italiana, dal cui titolo tutto un genere prese un nome. Seguirono tra gli altri Sedotta e abbandonata, Signore & Signori, L’immorale, fino all’ultimo sua lavoro Alfredo Alfredo del 1972.
Sempre osteggiato dall’ottusa critica della cosiddetta intellighentzia comunista che avrebbe voluto vedere gli operai diversamente da come li vedeva Germi, Germi si prese la rivincita quando i suoi film ebbero grande successo in Unione Sovietica.

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