Riforme entro due anni, ma senza buchi di bilancio
In mattinata Gianni Letta, solitamente parco di dichiarazioni e sempre molto abbottonato nei commenti, s’era lanciato in un’ardita previsione climatica in stretta metafora: «La giornata si preannuncia calda, non solo dal punto di vista meteorologico». Ogni riferimento al vertice di Arcore tra Berlusconi, Bossi e lo stato maggiore di Pdl e Lega non era puramente casuale. Ma la previsione del sottosegretario si rivelava sbagliata. Nella villa del premier, a ora di pranzo, una leggera pioggerellina lasciava il posto a un venticello fresco, nelle stesse ore in cui il confronto tra i leader, che si temeva infuocato, si risolveva in un’intesa al rilancio che raffreddava i bollori del Carroccio. Tre ore a tavola, tra antipasti e ammazza-caffè, ma niente crostate: il patto tra Silvio e Umberto, in piena bufera post-elettorale, non prevede abbuffate immediate, piatto piange, ma c’è da servire un menu di riforme entro due anni: quelle riforme su cui è arrivata il via libera, prudente, del ministro Tremonti, protagonista del vertice di maggioranza. Misure drastiche per abbassare le tasse, a costi insostenibili per le casse dello Stato, per ora non se ne adotteranno, ma si lavorerà a una riforma più ampia della fiscalità da lanciare nell’ultima fase della legislatura, nel rispetto dei vincoli di bilancio. Senza dimenticare le riforme della giustizia, interventi sul lavoro e il federalismo da portare a regime. Da subito, invece, si lavora all’ipotesi di disclocare degli uffici di rappresentanza di alcuni ministeri, pur se “altamente operativi”.
Tremonti non molla i conti
Rilancio, riforme, investimenti, certo. Ma il ministro dell’Economia non ha mollato di un centimetro sul rigore contabile, come ha lasciato intendere lo stesso Alfano: «L’obiettivo del pareggio di bilancio nel 2014 è confermato, e tutto ciò andrà fatto secondo i tempi previsti e secondo i vincoli che la Ue ci assegna». Quanto alla manovra di bilancio, la temutissima Finanziaria-bis, Alfano ha spiegato che «c’è stata solo una discussione di ordine generale e non era questa la sede per entrare nel dettaglio». Anche Berlusconi, a fine giornata, non s’è sbottonato: «È programmata la riforma fiscale, poi vedremo cosa si potrà fare», ha detto il premier ai cronisti che gli chiedevano dell’ipotesi di un taglio delle tasse. Il Cavaliere ha poi escluso che si sia parlato della candidatura per il 2013.
Il governo va avanti
Il tavolo non sarà rovesciato fino al 2013, hanno garantito i leghisti, in cambio di rassicurazioni precise su provvedimenti in grado di avere un impatto forte, soprattutto sul tessuto delle piccole e medie imprese del nord, che scontano gli effetti della crisi. Nulla di fatto, invece, sulla casella di vicepremier, per la quale era stato indicato Maroni, così come non s’è ancora sciolto il nodo del ministero delle Politiche comunitarie e quello della Giustizia, dopo l’indicazione di Angelino Alfano ai vertici del Pdl. Il summit di ieri ad Arcore (per la Lega c’erano i ministri Calderoli e Maroni, il capogruppo alla Camera Reguzzoni, Cota, Giorgetti e Renzo Bossi, per il Pdl oltre a Tremonti e ad Alfano, l’avvocato del premier Niccolò Ghedini e l’ex ministro Aldo Brancher) ha segnato il debutto del segretario politico del Pdl in pectore, Alfano, che s’è presentato ai giornalisti col sorriso dei giorni migliori: «Si è ulteriormente rafforzata la volontà di arrivare a fine legislatura», ha esordito uscendo dal vertice, braccato dai giornalisti ai cancelli di Villa San Martino. «Il rapporto tra Lega e Pdl, tra Bossi e Berlusconi è solido e consentirà a questo Paese di avere ancora una maggioranza in grado di assicurare stabilità e riforme». Nell’incontro «abbiamo ricordato – ha aggiunto il Guardasigilli – come questa sia la coalizione in grado di assicurare all’Italia governi che durano cinque anni, a differenza della sinistra, è in grado di assicurare una stagione di riforme». «Abbiamo governato tanti anni. Non c’è verifica a cui siamo sottoposti nel rapporto tra Pdl e Lega. È la storia che testimonia la nostra è una alleanza collaudata e robusta», ha detto ancora Alfano. Come detto, all’incontro di ieri non si è parlato dell’ipotesi di nominare uno o due vicepremier. Per quanto invece riguarda il suo ruolo di ministro della Giustizia, che lascerà per seguire come segretario il Pdl, Alfano ha detto che «se ne discuterà nei prossimi giorni e nelle prossime settimane cioè quando la mia funzione di segretario entrerà nel vivo con la modifica dello statuto del Popolo della Libertà». In ballo restano i nomi del leghista Castelli e del vicepresidente della Camera Maurizio Lupi.
Gasparri sollecita il Cn
Sul fronte interno del Pdl, il dibattito su congressi e primarie prosegue, tra proposte e sottolineature. Se il presidente dell’Antimafia, Beppe Pisanu, spesso indicato come possibile dissidente e accostato a Fli, ieri ha espresso la propria soddisfazione per la nomina di Alfano alla segreteria politica, il capogruppo del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri, dal canto suo sollecita l’immediata convocazione del consiglio nazionale, «per avviare subito un percorso volto a costruire un tessuto comune per l’area di centrodestra». Secondo Gasparri, il tema riguarda i cattolici ma anche quanti hanno condiviso riforme liberali. «Sono state chiare sui contenuti le posizioni espresse da Andrea Ronchi e Adolfo Urso. Si può sollecitare una discussione nel centrodestra.Non però favorire una sinistra che già oggi, mentre festeggia successi, già passa agli insulti tra Vendola e Bersani. Urso e Ronchi contribuiscono a un confronto positivo su contenuti che devo unire una ampia area di centrodestra», conclude il presidente dei senatori del Pdl. Alfredo Mantovano, invece, si dichiara favorevole alle primarie, «lo sostengo da sempre, da quando esisteva Alleanza Nazionale e io ne facevo parte». Chi invece guarda con interesse al centro moderato, prima ancora di interrogarsi sulla struttura del Pdl, è Gianfranco Rotondi, che ieri ha preso atto con soddisfazione del risultato del vertice di Arcore: «Responsabilmente la maggioranza va avanti. Ci sono da realizzare le riforme necessarie tra cui quella del fisco. Non c’erano dubbi sull’asse Pdl.-Lega. Ha detto bene Alfano: il rapporto Berlusconi-Bossi è solido, forte, duraturo. Questi due anni serviranno anche per recuperare terreno sul piano delle alleanze a partire dai cugini dell’Udc», spiega il ministro per l’Attuazione del Programma.