Il ritorno dello sceriffo. Di Nottingham
«Chi imbratta i muri, sfascia le panchine o danneggia un sedile di un mezzo pubblico non è degno di avere un avvocato d’ufficio. Che se lo ingaggi da solo con i suoi soldi e se non li ha, chieda a papà che lo ha mandato in giro a fare danni. Se un ladro d’appartamento entra in casa mia o un rapinatore irrompe nel mio negozio devo poter reagire. La legge deve consentirmi di reagire “con forza proporzionata” per difendere la mia proprietà. Chi usa un coltello anche solo per minacciare qualcuno deve finire in galera. A proposito di galera, i carcerati è giusto che lavorino di più. E, visto che ci siamo, i risarcimenti per le vittime vanno adeguati. Gli indennizzi sono troppo bassi. Il sistema delle carceri? Va rivisto da capo. È chiaro che sta fallendo, non vale niente. I detenuti in cella si drogano, stanno in cella 23 ore su 24 e quando escono sono peggiori di quando sono entrati. La mia ricetta è troppo severa? Può darsi, ma la mia missione è quella di far sentire al sicuro le famiglie»
È l’ultimo monologo di un film di Clint Eastwood? Acqua. Una conversazione carpita a Palazzo Chigi tra Maroni e La Russa? Acqua. L’ha detta un leader internazionale? Fuocherello. Gheddafi? Acqua. Quello che avete letto, più o meno in questi termini, forse anche in forma edulcorata rispetto alla sostanza, racchiude in sintesi le linee guida della riforma della giustizia britannica così come la vuole il premier David Cameron. Sì, proprio lui, il testimonial della destra bon ton. Osannato per il suo approccio illuminato e modernizzatore, esempio additato alla classe dirigente del centrodestra italiano. Indovinate come ha definito la riforma il quotidiano The Guardian? «Svolta “Law and order”». Che non c’entra niente con l’omonima serie di telefilm americani. Da noi andrebbe tradotta con il termine “legge e ordine”. Concetto desueto, superato, ammuffito, che ormai non sta a cuore più a nessuno. O no?