Apr 12 2024

Strage di Suviana, Sbarra (Cisl) zittisce Landini: “Dal leader Cgil demagogia incendiaria”

Quella del leader della Cgil è «una frase di una infelicità unica, falsa nel merito, grave nei toni. Spero che Maurizio sia stato frainteso. Tutto serve al Paese tranne questa demagogia incendiaria, questo populismo che arroventa il clima nelle fabbriche e nelle comunità lavorative. Occorre responsabilità: la vertenza sulla sicurezza e contro le morti sul lavoro deve unire politica, istituzioni e parti sociali, non mettere contro i lavoratori». È quanto dice, intervistato da Libero, il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, replicando alle parole di Landini, che aveva detto “la Cisl davanti ai morti ha deciso di non scioperare».

Sbarra (Cisl): “Al Paese non serve questa demagogia incendiaria”

«Abbiamo manifestato e scioperato come Cisl a Bologna subito dopo la tragedia di Suviana con astensione di 4 ore a livello nazionale nell’azienda Enel, in tutte le categorie del privato per la Provincia di Bologna e con un presidio di lavoratori davanti alla sede dell’Enel. Meno di un mese fa – dice ancora Sbarra- i nostri sindacati di categoria avevano lanciato un allarme sulle eccessive esternalizzazioni in quel gruppo. La sfida è dare un orizzonte lungo a questa mobilitazione, promuovendo ad ogni dimensione, dai luoghi di lavoro fino al livello nazionale, un confronto strutturato che coinvolga governo, autonomie locali, sindacato e sistema delle imprese. Bisogna lavorare ad un patto per mettere fine a questa strage quotidiana».

Ronzulli: “Da Landini sciacallaggio per qualche tessera in più”

Contro Landini interviene in un’intervista al Giornale anche Licia Ronzulli di Forza Italia. «Ci sono familiari che stanno piangendo i loro cari, sono ancora in corso le ricerche per recuperare i dispersi, sperando in un miracolo. Di fronte a tutto questo, Landini cosa fa? Aumenta le ore di sciopero per raccogliere qualche tessera in più in vista dei congressi sindacali. Questo è sciacallaggio. Il segretario della Cgil usa la tragedia di Suviana per fomentare i lavoratori, quasi rappresentasse tutte le sigle. È assurdo», dice la senatrice azzurra.

Ronzulli ipotizza la futura tappa politica di Landini. «Alla scadenza del suo mandato, ha già un posto caldo in Parlamento, come tutti i suoi predecessori, sotto le insegne del Pd».

di: Valter @ 14:18


Apr 11 2024

Rdc, a La Spezia furbetti da record: immigrati col reddito senza sapere l’italiano. Truffa da 300mila euro

Per intascare il rdc sostenevano di essere in Italia da dieci anni, ma non parlavano nemmeno una parola d’italiano: su questo indizio sono stati scoperti 32 furbetti a La Spezia. I finanzieri del comando provinciale di La Spezia, nel corso di un servizio volto al contrasto delle truffe in materia di reddito di cittadinanza, hanno infatti denunciato alla competente Autorità giudiziaria 32 soggetti di nazionalità rumena che, indebitamente, hanno percepito tale beneficio economico per un importo complessivo di circa 300 mila euro, 17 soggetti per il reato di sostituzione di persona e 6 per il reato di riciclaggio, per un totale complessivo di numero 55 soggetti denunciati.

I finanzieri della Compagnia di Sarzana, attraverso un capillare controllo del territorio nonché un’accurata attività info-investigativa di iniziativa, hanno individuato numerosi soggetti di nazionalità rumena recarsi, più volte, in diversi uffici postali al fine di ritirare la carta del reddito di cittadinanza.

I numerosi appostamenti nei pressi dei molteplici uffici postali e i successivi approfondimenti investigativi, hanno permesso di appurare che tali soggetti non erano in grado né di parlare né di comprendere la lingua italiana e, per ovviare a ciò, si facevano accompagnare da un loro connazionale che poteva fungere da “traduttore” nei dialoghi con gli operatori postali. Tale circostanza ha fatto presumere agli investigatori del Corpo la possibile mancanza del requisito della residenza in Italia da almeno 10 anni e, pertanto, sono state intraprese ulteriori accurate attivita’ di indagine.

I successivi accertamenti,[premium level=”1″teaser=”yes” message=””Per continuare a legge l’articolo=]
eseguiti attraverso le numerose banche dati in uso al Corpo, hanno permesso di appurare che sia le DSU (Dichiarazione Sostitutiva Unica) che le domande di Reddito di cittadinanza presentate dai soggetti rumeni, riportavano false informazioni al fine di risultare cittadino italiano e percepire illecitamente il beneficio economico. I soggetti che hanno indebitamente percepito il reddito di cittadinanza sono stati, quindi, denunciati alla Procura della Repubblica della Spezia per le violazioni previste dall’art. 7 del D.L. n. 4/2019, che sanziona con la reclusione da due a sei anni chiunque percepisca indebitamente tale beneficio.

I finanzieri hanno, poi, segnalato alla competente Direzione Provinciale dell’INPS le medesime persone al fine di procedere al blocco dei contributi richiesti, evitando che venissero erogati indebitamente ulteriori 168.106 euro.

Gli sviluppi investigativi effettuati dai finanzieri hanno permesso di portare alla luce un vero e proprio sistema organizzato di furbetti del rdc, in cui gli indebiti percettori del reddito, grazie alla connivenza con altri soggetti, provvedevano immediatamente ad eseguire operazioni di ricarica delle proprie PostePay private scaricandole interamente del sussidio pubblico pre caricato. L’attività ha, quindi, permesso di individuare ulteriori nr. 6 soggetti (sia italiani che rumeni) che, attraverso le movimentazioni monetarie ed i massicci prelievi di denaro contante, si sono resi responsabili del reato di riciclaggio (art. 648 bis) essendosi appropriati della somma di 105.250 euro e di nr. 17 soggetti, deferiti all’A.G. per il reato di sostituzione di persona (art. 494 c.p.), che prestavano la loro identità al fine di poter eseguire le operazioni di cui sopra.[/premium]

 

di: Valter @ 09:55


Apr 09 2024

Il Def vuole dire fiducia. FdI: “Basta sussidi e mance grilline, ora l’Italia è virtuosa e credibile”

Si scrive Def, si legge “fiducia”. Il governo Meloni procede a fari spenti in Europa senza lanciare proclami elettorali o promesse da grillini anche quando c’è da definire le prospettive economiche dell’Italia per l’anno in corso e per quello successivo, tra “voragini” create nei conti pubblici dai “bonus edilizi per tutti” e con le incognite della due guerre in corso, in Ucraina e Medio Oriente. Le stime sul Pil, nel Documento di programmazione economica e finanziaria, sono leggermente ritoccate ma il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e il suo vice, Maurizio Leo, non rinunciano ad annunciare, in un quadro di finanza pubblica complesso, le misure fiscali sul cuneo e sulle aliquote Irpef. Il motto è “wait and see“, aspetta e guarda come si svilupperanno gli ultimi mesi per poi fornire, nel Piano di medio e lungo termine da fornire alla Ue, un respiro più ampio di misure. Il Def approvato dal Consiglio dei ministri viene definito prudente ma ottimista, in attesa che si delinei meglio la situazione anche sugli scenari internazionali. E se il debito sale, spiega Giorgetti, è solo per colpa del superbonus selvaggio elargito da Conte a tutti, anche ai ricchi e pluripossidenti immobiliari.

Def: prudenza, ottimismo e taglio delle tasse

Intanto, però, l’obiettivo del taglio della tasse, in modo particolare del cuneo, resta. “Quello della decontribuzione che scade nel 2024 è un obiettivo che intendiamo assolutamente replicare nel 2025″, è ” il vero obiettivo che ci poniamo quando andremo a definire il piano strutturale entro il 20 settembre”, dice il ministro Giorgetti.

Il Def approvato dal Cdm fotografa una crescita ribassata per il 2024, dell’1%, e debito in salita ma sotto la soglia del 140%, a causa dell’impatto “devastante” di 219 miliardi di bonus edilizi ereditati dal governo Conte. Un passo intermedio in attesa dell’evoluzione dei negoziati con la Commissione Ue che a giugno proporrà all’Ecofin l’apertura di una procedura sui conti italiani ma anche una discussione, l’ennesima, sul Mes salva-banche. L’Italia ha chiuso il 2023 con un deficit al 7,2% del pil, ma anche per la Francia e una decina di partner europei, non è un caso.

Osnato (FdI): “I danni dell’asse Pd-M5S sono enormi…”

“Nonostante la ‘radioattività’ del 110% e di altri bonus edilizi che gravano i conti pubblici di un’ipoteca pesantissima, il Def conferma un debito sempre inferiore al 140% del Pil nel triennio 2024-26. Col passare del tempo le sciagurate misure della vecchia maggioranza Pd-M5s rivelano danni sempre più gravi di quelli stimati in precedenza, ma il Governo Meloni tiene la barra dritta su una questione fondamentale per lo standing internazionale e la capacità di crescita della Nazione”, commenta Marco Osnato, deputato di Fratelli d’Italia, presidente della Commissione Finanze e responsabile economico del partito. “Con il centrodestra di governo sappiamo quanto spendiamo e quanto possiamo permetterci: l’Italia non sarà mai più la cicala d’Europa, inaffidabile e scialacquatrice. Pur fra gli strepiti di chi vorrebbe confermare che la nostra è una repubblica fondata sui sussidi, il Def conferma che siamo all’inizio di un nuovo corso all’insegna della crescita”, conclude Osnato.

Per Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, “il documento di economia e finanza è un atto realistico improntato alla serietà, sobrietà e allo sviluppo. Non accettiamo lezioni da parte di quelle sinistre che hanno voluto il superbonus, che peserà 200 mld di debito pubblico e che ha tolto risorse alla sanità, alla scuola, alle pensioni”.

Le sterili polemiche dell’opposizione

Dall’opposizione, è Francesco Boccia, del Pd, a parlare di Documento vuoto. “Siamo molto preoccupati per il documento economia e finanza, perché presentarlo senza la parte programmatica è da governo dimissionario, è da camere sciolte, è da fine legislatura, invece siamo al secondo anno, l’anno che abbiamo alle spalle è stato un anno pieno di governo Meloni ed è molto grave che si presenti un Def con una correzione dei conti negativo, minore crescita”, dice il capogruppo del Pd al Senato.

Fa il suo lavoro, ovviamente, mentre meno loquaci sono i grillini, colpevoli di “voragini” pregresse. “Non poteva fare altrimenti il governo e il ministro Giorgetti se non presentare un Def che contenesse soltanto un quadro macroeconomico tendenziale. Gli elementi utili per la nuova manovra saranno invece compresi nel Piano fiscale strutturale di medio termine, previsto dalle nuove regole di governance Ue, da presentare entro l’estate. Le nuove regole del patto di stabilità dell’Unione europea creano la necessità di tempi diversi, come confermato dalla stessa Commissione Ue”, è il parere del senatore di Fratelli d’Italia Nicola Calandrini, presidente della 5a Commissione Bilancio. “La portavoce dell’esecutivo, Veerle Nuyts, ha spiegato che, nelle attuali circostanze, non sarà richiesto ‘agli Stati membri di rispettare le linee guida sul formato e il contenuto dei programmi di stabilità e convergenza’ da presentare in aprile. La volontà del governo – prosegue – sottolineata di nuovo dal ministro Giorgetti anche in conferenza stampa, è comunque quella di confermare gli obiettivi dell’ultima Nadef per il 2025 e il 2026, in particolare per quanto riguarda la decontribuzione”.

di: Luca Maurelli @ 19:16


Apr 09 2024

Un Def prudente ma ottimista per risalire dalla “voragine” del superbonus. Sì al taglio delle tasse

Le discese ardite, nel buco del superbonus, e le risalite, nei conti pubblici in equilibrio. Per il governo Meloni, questa è un po’ la fase “Battisti-Mogol”, per usare una metafora musicale, la fase del “io vorrei, non vorrei, ma non so se puoi…”, a causa della pesante eredità lasciata dai guru del reddito di cittadinanza e dei bonus selvaggi, Ma questa è anche una fase di stabilizzazione e prudenza, visto che al deficit creato nei conti dalle fallimentari misure fiscali del governo Conte, con gli incentivi edilizi in primis, fa riscontro la programmazione di misure fiscali destinare a rilanciare la crescita. Il Pil, nel 2024, pur mantenendosi al di sopra di altri paesi europei, causa guerre e crisi del commercio internazionale, dovrebbe fermarsi all’1%. Non una Ferrari, ma sicuramente un’auto che corre, su strade ben protette, finalmente. Ecco perché il Def approvato oggi dal Consiglio dei ministri viene definito prudente ma ottimista, in attesa che si delinei meglio la situazione anche sugli scenari internazionali. Intanto, però, l’obiettivo del taglio della tasse, in modo particolare del cuneo, resta. “Quello della decontribuzione che scade nel 2024 è un obiettivo che intendiamo assolutamente replicare nel 2025″, è ” il vero obiettivo che ci poniamo quando andremo a definire il piano strutturale entro il 20 settembre”, dice il ministro Giorgetti.

Il Cdm approva il Def e fa stime prudenti sul Pil

Il via libera al Documento di economia e finanza è arrivato oggi con la stima del Pil per il 2024 all’1%, un deficit al 4,3% e il debito al 137,8%. A presentare il Def, come sempre, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e il vice, con delega al fisco, Maurizio Leo. ”Come vedo l’economia Italiana? innanzitutto va inserita in un contesto molto più ampio, che è la situazione di incertezza generale dell’economia globale, afflitta dopo la ventata del covid da questi conflitti. I limiti di preoccupazione rimangono” ma ”l’economia italiana si è dimostrata più resiliente di altri in Europa”, ha sintetizzato Giorgetti, nella conferenza stampa svoltasi dopo il via libera del Cdm.

Ottimismo, cauto, anche da Leo: ”Ci sono segnali che la locomotiva tedesca ha ricominciato a ingranare e anche questa credo sia una buona notizia per gran parte dell’economia manifatturiera italiana. Bisogna essere ottimisti, il quadro generale induce al realismo e alla prudenza”, osserva il ministro. Vedremo quante risorse arriveranno dal concordato preventivo biennale. Se saranno sufficienti, amplieremo il taglio dell’Irpef anche al ceto medio“, conferma il viceministro dell’Economia.

Il fisco destinato a calare già dal 2025

Per la conferma delle tre aliquote Irpef per il 2025 ”il serbatoio già c’è, ci sarà un differenziale, ma penso che si potrà colmare anche alla luce degli interventi che si potranno fare con il concordato preventivo biennale“, annuncia in conferenza stampa Maurizio Leo. ”Il meccanismo a 3 aliquote ha valenza solo per il 2024 però già noi abbiamo risorse stanziate per gli anni successivi, che sono legate all’eliminazione dell’Ace e all’introduzione della global minimun tax. Quindi siamo sostanzialmente allineati con quello che è l’intervento che si potrà fare sul versante della riduzione delle aliquote”, aggiunge Leo. Dal quadro tendenziale, aggiornato rispetto le dinamiche delle nuove previsioni politiche economiche, emerge ”l’impatto devastante del superbonus e simili”. ”L’andamento del debito è quello pesantemente condizionato dai riflessi per cassa dal pagamento dei crediti fiscali del superbonus nei prossimi anni. Questa enorme massa di 219 miliardi di crediti edilizi, scenderanno in forma di compensazione nei prossimi anni, e diventeranno a tutti gli effetti debito pubblico, anche ai fini contabili”.

La voragine del superbonus

Resta il pesantissimo macigno del superbonus, che ancora non è definito del tutto. Dal quadro tendenziale, aggiornato rispetto le dinamiche delle nuove previsioni politiche economiche, emerge ”l’impatto devastante del superbonus e simili”, dice Giorgetti. ”L’andamento del debito è quello pesantemente condizionato dai riflessi per cassa dal pagamento dei crediti fiscali del superbonus nei prossimi anni. Questa enorme massa di 219 miliardi di crediti edilizi, scenderanno in forma di compensazione nei prossimi anni, e diventeranno a tutti gli effetti debito pubblico, anche ai fini contabili”, aggiunge il ministro-

Quello che non cessa adesso è la verifica e il controllo della bontà di questi debiti” derivanti dal superbonus, che ”ha già portato, ad oggi, a circa 16 miliardi di crediti annullati e sequestrati a vario titolo”. ”Questa operazione di verifica circa la bontà di tutti questi crediti vantati, o dichiarati tali, presso lo Stato continuerà e credo sia una delle parti più importanti dell’operazione di accertamento e di verifiche fiscali che dobbiamo fare quest’anno”, ha aggiunto. Le previsioni macro e di crescita sono “assai complicate in un quadro internazionale e geopolitico complicato“, ha spiegato ancora Giorgetti aggiungendo che il Def “tiene conto della rivoluzione delle regole di bilancio e fiscali in sede europea, tali per cui mancano le disposizioni attuative, le istruzioni per la costruzione del percorso”. ”In sede europea – ricorda – è stato deciso che il termine per la presentazione del nuovo Def, cioè il programma strutturale, è stato stabilito per 20 settembre. Ovviamente la nostra volontà è di presentarlo prima, quando saranno disponibili tutti gli elementi, prima di tuto la traiettoria tecnica che dovrebbe essere resa disponibile presumibilmente nella seconda metà giugno da parte dell’Unione europea”.

di: Luca Maurelli @ 15:08


Apr 08 2024

Def, anche “Oxford Economics” boccia Conte: “Il superbonus è la peggiore misura degli ultimi 10 anni”

Alla vigilia del varo del Def da parte del governo, l’ex premier Conte viene bocciato anche dalla prestigiosa società di analisi Oxford Economics. “Gli incentivi fiscali previsti dal Superbonus sono probabilmente la peggiore misura di politica fiscale attuata nel paese negli ultimi dieci anni”, è il clamoroso giudizio dell’osservatorio Oxford Economics che ricorda come “inizialmente sono stati implementati come misura anticiclica dopo la pandemia ma sono continuati durante un periodo in cui l’economia è cresciuta in modo piuttosto forte”. L’analisi di Oxford Economics spiega che “si prevede che il moltiplicatore fiscale di queste misure sarà piuttosto contenuto, mentre l’impatto sulla produzione potenziale sarà prossimo allo zero. Inoltre, il piano si è rivelato molto più costoso rispetto alle stime iniziali e i suoi effetti sul debito pubblico si faranno sentire nei prossimi anni”. Dalla metà del 2021 fino a marzo di quest’anno, questa misura è costata al governo 122 miliardi di euro, ovvero il 5,8% del PIL del 2023.

Gli analisti di Oxford Economics molto critici con il governo Conte

Il Superbonus ‘gonfierà’ nei prossimi anni il debito pubblico italiano con un aggravio probabilmente di circa 200 miliardi di euro per sgravi fiscali che “si tradurranno in maggiori esigenze di finanziamento” pari a circa il 2% del PIL all’anno nel periodo 2024-2026m dice ancora Oxford Economics alla vigilia della presentazione del Def che evidenzia come “il debito pubblico in percentuale del PIL continuerà ad aumentare nonostante una crescita nominale positiva e un deficit fiscale in diminuzione”.

Ma l’analisi dell’economista Nicola Nobile evidenzia anche come “il venir meno di tali incentivi significa che il settore edile costituirà un freno alla crescita” con investimenti nelle costruzioni residenziali post-bonus in calo del 20% nei prossimi tre anni.

Finora, si riconosce da Oxford Economics, “i mercati finanziari rimangono calmi, dal momento che l’economia italiana ha mostrato una certa resilienza con una performance dopo la pandemia leggermente migliore della media dell’Eurozona”. “A nostro avviso, tuttavia, esiste il rischio evidente che i mercati finanziari non abbiano ancora colto l’impatto negativo che tali misure avranno sulle future dinamiche del debito” conclude l’osservatorio britannico.

Lo stop del governo alle misure di sostegno a pioggia

“Con il decreto dello scorso 4 aprile il governo ha posto uno stop a sconto in fattura e cessione del credito per i bonus edilizi e impedendo di fatto la cosiddetta ‘remissione in bonis’, e cioè la possibilità di comunicare anche in ritardo all’Agenzia delle Entrate i modelli, pagando una sanzione di 250 euro. E non sarà più nemmeno possibile riparare ai cosiddetti errori sostanziali, comunicando appunto l’errore nella cessione e ripetendo correttamente l’operazione. Sarà possibile però correggere i cosiddetti errori formali, come ad esempio un errore nel riferimento catastale o l’identificativo dell’asseverazione, perchè questi non vanno a inficiare la bontà dell’operazione realizzata entro il 4 aprile”, spiega poi Luigi Passante, esperto in materia di bonus edilizi e vice presidente dell’Ungdcec (Unione nazionale giovani dottori commerciali ed esperti contabili) di Napoli, Luigi Passante, con Adnkronos/Labitalia. 

di: Luca Maurelli @ 20:18


Apr 06 2024

L’analista di Goldman Sachs promuove l’Italia della Meloni: “E’ stata la sorpresa europea del 2023”

«Eravamo ottimisti, ma è anche meglio. Ora non bisogna perdere il ritmo, perché il favore dei mercati può cambiare rapidamente. L’Italia è stata una sorpresa positiva. In generale siamo stati un po’ più ottimisti di altri sull’economia europea e anche su quella italiana. Per molti anni l’Italia è stata in fondo nell’area dell’euro, ora è leggermente sopra la media. Un miglioramento significativo. Credo che molti dei fattori che hanno portato a questo risultato siano legati alla ripresa della crescita del reddito reale che abbiamo registrato col forte calo dell’inflazione». Il capo economista globale di Goldman Sachs, Jan Hatzius, secondo il giornalista della Stampa che lo intervista, al forum di Cernobbio, “si illumina” quando gli chiedono dell’Italia, nel corso de The European House.

La pagella di Goldman Sachs all’economia italiana

Il capo economista globale di Goldman Sachs, Jan Hatzius, si dice convinto che la fiducia dei mercati sia legata “ai risultati dell’Italia in termini di crescita economica”. “Parte della preoccupazione per l’Italia è sempre stata che l’economia non cresceva. Quindi non era solo il fatto che il livello del debito fosse elevato, ma che mancasse l’espansione economica… Oggi l’Italia è in posizione migliore perché gli investitori credono che ci sarà crescita nel futuro. Ma ci sono ancora problemi fiscali. Diversi di questi sono l’eredità di politiche pubbliche poco rigorose, in alcuni casi lontani nel tempo ma da cui è stato difficile uscire”, dice ancora l’analista.

Il tema della crescita demografica

Jan Hatzius invita a non abbassare la guardia e spiega che “i mercati sono abbastanza soddisfatti di ciò che sta accadendo in Italia. Ma gli stessi mercati possono cambiare idea rapidamente. E non sono tranquillo nemmeno riguardo le politiche fiscali. L’Italia è nella lista dei Paesi che mi preoccupa ancora, nonostante una buona performance complessiva. Specie per un motivo demografico, che è comune a molti Paesi europei”. Infine, il tema dei tassi: “Ci aspettiamo un taglio a giugno. Al momento non si tratta di una discussione controversa; la controversia riguarda più che altro la questione della rapidità, se si procederà per passi consecutivi, come ci aspettiamo, o se ci vorrà più tempo e si procederà ogni tre mesi. Ma l’inflazione scende molto rapidamente. Tagli da 25 punti base per ogni meeting da qui a fine anno sembrerebbero appropriati”.

di: Luca Maurelli @ 09:36


Apr 03 2024

Stellantis non garantisce nulla, il governo fa le barricate su Mirafiori. Urso: “Lì un’auto competitiva”

L’incontro al Mimit con azienda e sindacati non è andato bene, nonostante gli sforzi di mediazione del governo. E la manifestazione unitaria dei sindacati, per il 12 aprile a Torino, è confermata. Si tratta, ma l’italianità della filiera produttiva, obiettivo delle parti sociali e dell’esecutivo, non è garantita da Stellantis, nonostante gli incentivi del governo.

Stellantis non garantisce su Mirafiori, il governo mette i paletti

“Per Mirafiori, la nostra richiesta è che ci sia almeno un nuovo modello competitivo e realizzato a Torino, che risponda alle esigenze del mercato italiano: infatti al momento si producono modelli – 500e e Maserati, peraltro in riduzione produttiva – sostanzialmente rivolti al mercato estero”. Alza le barricare, sullo stabilimento Stellantis più importante dell’Italia, il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, al termine del tavolo con azienda e sindacati al quale era presente anche il sindaco di Torino Lo Russo. E ricorda che “il governo ha messo quest’anno quasi un miliardo di incentivi sulle auto”. Ma “se Stellantis non produce auto che rispondono alle richieste del mercato interno, stimolate dagli incentivi che abbiamo messo in campo, gli incentivi che abbiamo messo in campo, andranno ad autovetture prodotte all’estero. E questo – ha sottolineato il ministro – non ce lo possiamo consentire”.

“Per questo, a cominciare da Torino, Stellantis deve programmare da subito la realizzazione di modelli di auto che siano rispondenti anche agli incentivi che il governo ha messo in campo. E’ giusto e legittimo che Tavares tuteli i propri azionisti, ma il governo ha il dovere di tutelare i cittadini italiani che sono i nostri azionisti” ha concluso Urso.

I sindacati: “Nessuna garanzia dall’azienda”

E’ chiaro che il governo non molla la presa sugli Elkann e ribadisce la tesi che senza un nuovo modello aggiuntivo, che risponda alle effettive esigenze del mercato nazionale, si assisterà solo al declino produttivo del polo di Mirafiori e senza modelli competitivi e destinati alle fabbriche  nazionale a nulla serviranno gli incentivi che il governo ha predisposto. Stellantis, inoltre, non ha ancora fornito alcuna rassicurazione sulla produzione di veicoli ibridi, destinati al mercato interno, né sul destino di Grugliasco e neppure sul sito in cui saranno realizzate le auto elettriche del partner cinese Leapmotors, che sembrava dovesse approdare proprio a Mirafiori.

Nessuna garanzia, dunque, anche secondo la Fiom. “Nell’incontro di oggi al Mimit non sono ancora arrivate risposte da parte di Stellantis in merito alla responsabilità sociale e alle garanzie per le lavoratrici e i lavoratori di Mirafiori”. Lo sottolinea la Fiom in una nota al termine del tavolo riunito al Mimit. Confermato lo sciopero unitario dei sindacati del 12 aprile a Torino.

La tesi del manager del gruppo torinese

“Torino, con Mirafiori e tutto il Piemonte, è, e lo sarà anche in futuro, la città o la Regione da cui parte tutto, il cuore pulsante di decisioni che non si limitano soltanto al nostro Paese ma che coinvolgono tutta l’attività mondiale di Stellantis”, aveva affermato Davide Mele, Responsabile Corporate Affairs di Stellantis in Italia, nel suo intervento al tavolo su Mirafiori. Ribadendo che il capoluogo piemontese “è, e sarà, la Casa della 500” Mele si è quindi detto convinto circa “la potenzialità di raggiungere target ambiziosi a Mirafiori della 500 elettrica portandola a numeri a 3 cifre” tanto più che “nel recente passato ne ha già mostrato il potenziale, con una velocità massima di 430 vetture / giorno su due turni con un impiego di 1200 addetti, equivalente ad un potenziale di circa 100 mila unità all’anno”. Comunque, ha rivendicato, “il progetto per Mirafiori che abbiamo battezzato Mirafiori Automotive Park 2030 è il più ampio che abbiamo sul panorama europeo”. Ma nonostante gli sforzi, Mele non ha convinto nessuno.

di: Luca Maurelli @ 18:45


Apr 03 2024

Confindustria, vince Orsini. Ecco perché piace a destra l’uomo del “made in Italy” e delle donne

“Ricordiamo un dato: il 94% della nostra industria è composta da micro e piccole imprese, e abbiamo bisogno di farle diventare grandi. Non esiste azienda grande che non sia nata piccola e non c’è azienda grande che non abbia un esempio più grande. Abbiamo l’esigenza di far crescere tutti”. Far crescere tutti: “Ricordate queste tre parole, tenetele ben presente”, aveva sottolineato Emanuele Orsini nel suo “road show” di presentazione a Confindustria, quando ancora i cavalli in corsa erano quattro. Da oggi, è lui il candidato in pectore per la presidenza degli industriali dopo la rinuncia del suo ultimo avversario, Edoardo Garrone, che ha preferito un passo indietro per evitare un ultimo, fratricida, duello. Manca solo l’ufficialità.

Orsini verso la presidenza di Confindustria: sinistra e destra lo studiano

Domani si riunisce il consiglio generale di Confindustria che voterà per designare il prossimo presidente. Il 23 maggio, con l’assemblea finale di Confindustria, avverrà l’investitura finale per Orsini, a due settimane dal voto per le Europee. Un lasso di tempo brevissimo, su cui i partiti riflettono: sposterà voti la sua presidenza, e in così poco tempo? Ed ecco che le interpretazioni sulle sue idee, sul suo background e sulle idee contenute nel suo programma, iniziano a farsi largo nei corridoi dei palazzi e nelle redazioni dei giornali.

Orsini non è catalogabile, politicamente, ma geograficamente sì: è espressione della cosiddetta “Confindustria del Nord Est”, come l’ha definita nei giorni scorsi il friulano Agrusti, e delle piccole e medie imprese che esportano nel mondo grazie alle propri eccellenze, al “made in Italy” tanto caro al governo e al centrodestra, che proprio in quella parte d’Italia fa man bassa di voti: Orsini è un apolitico che però vede col fumo negli occhi le rinnovabili ideologiche che tanto piacciono a sinistra, che chiede all’Italia di ridiscutere le norme Ue che penalizzano le imprese italiane, a cominciare dalla questione “imballaggi”, i deliri del “green deal”, un apolitico che sul fronte fiscale boccia gli incentivi a pioggia per privilegiare l’alleggerimento del costo del lavoro sulle imprese. Contrario, contrarissimo, invece, è il futuro presidente di Confindustria all’abolizione del bonus edilizi da parte del governo Meloni, che a suo avviso hanno aiutato molto le imprese italiane (non a caso guida un colosso delle costruzioni) anche se a caro prezzo per i conti pubblici. Ma è contrario, tanto per dire, a qualsiasi forma di patrimoniale, visibile o mascherata, sul settore immobiliare.

Interessi dal legno, all’edilizia fino ai prosciutti

Emiliano, classe 1973, amministratore Delegato di Sistem Costruzioni Srl, e di Tino Prosciutti SpA, presidente di Maranello Residence Srl,  consigliere delegato di Sistem Cubiertas Iberica Sl consigliere di amministrazione di AFI (Associazione Forestale Italiana) Emanuele Orsini è un figlio d’arte e in Confindustria è stato presidente di Assolegno (2013) e poi di Federlegno Arredo (2017). Dal 2020 è stato al vertice con Carlo Bonomi, come vice presidente con deleghe su credito, finanza e fisco. Ma non tutto il suo programma è in continuità con la vecchia governance.

Un altro dei temi che Orsini porta avanti, nelle sue battaglie confindustriali  è la battaglia di genere, tema certamente caro a destra nell’era meloniana. “Dobbiamo cercare di valorizzare le donne, non per tematiche di genere ma soprattutto per il fatto che questo è un valore aggiunto per noi”. Ma non solo: “Abbiamo bisogno che i giovani facciano parte della nostra organizzazione, senza lasciarli da parte, loro sono il nostro futuro”, ha detto nei suoi spunti programmatici.

Poi l’energia, pulita, ma non solo. “Serve un mix energeticoLe rinnovabili sono importanti ma non si può usare solo questo tipo di energia, perché sappiamo benissimo che anche noi dobbiamo puntare con forza energie costanti e consentire alle nostre imprese di essere più competitive”. Non certo roba di sinistra, come le aperture sul nucleare. “E’ necessario parlare del nucleare di 5ª generazione perché l’unica via per rendere competitive le nostre imprese che sono in concorrenza con Paesi nei quali cui l’energia costa 2/3 o addirittura cinque volte meno. Serve un mercato europeo unico e di questo io non ho dubbi e noi dobbiamo pretenderlo con forza”.

Con forza, magari anche con la forza della politica nelle sedi (e sulle sedie) giuste.

di: Luca Maurelli @ 16:13


Mar 30 2024

Bnl, sabato di passione per i correntisti: conti “svuotati” misteriosamente. La banca: problema tecnico risolto

Sabato di passione per i correntisti della Bnl. A livello nazionale numerosi correntisti si sono ritrovati movimenti “strani”, addebiti, prelievi, in alcuni casi fino a svuotare il conto.

Le denunce sono fioccate rapidamente sui Social. Un correntista di Catanzaro si è visto addebitare nove volte le due rate che aveva in scadenza oggi e che, constatato l’accaduto, ha pubblicato un post su Facebook. “Nel giro di pochi minuti – racconta – sono stato sommerso di messaggi analoghi da parte di altri nelle stesse condizioni. Almeno un centinaio. Purtroppo, però, nel mio caso il totale che mi è stato addebitato, per ben 9 volte, ha superato la somma di 5 mila e rotti euro, lasciandomi praticamente senza soldi. Considerato che oggi sono impossibilitato a utilizzare la mia carta di credito e che domani e lunedì gli esercizi commerciali sono chiusi, non potrò nemmeno fare la spesa. Dal numero verde del servizio clienti non risponde nessuno. Immaginate, quindi, il disagio che sono costretto a subire. Una cosa inaccettabile”.

Un’analoga segnalazione è arrivata anche da un noto avvocato di Catania, che ha scritto una pec alla propria filiale. “Vi informo di aver riscontrato nove (9) addebiti non autorizzati sul mio conto, ciascuno di euro 140, indicati come “spese utenze”. Nonostante abbia tentato di contattarvi al numero 060 060, ripetutamente sin dalle ore 8:00 del mattino, selezionando l’opzione 1 per emergenze (“blocco conti e carte e segnalazione frodi”), non sono riuscito a stabilire un contatto con i vostri operatori, situazione che considero molto grave, in quanto tale servizio dovrebbe garantire assistenza immediata per qualsiasi esigenza di natura emergenziale da parte del cliente. Pertanto, considerando la prossimità delle festività pasquali, richiedo il riaccredito immediato delle somme indebitamente addebitate senza nessuna autorizzazione, auspicando che simili disguidi non si verifichino più in futuro”.

Chi è invece in possesso della App di Hello Bank, la banca digitale del gruppo, ha ricevuto qualche dettaglio in più e la rassicurazione di un intervento di ripristino in arrivo. “Possibili problemi sui movimenti conto corrente – è scritto nell’avviso – Potresti riscontrare addebiti multipli sui movimenti di Conto Corrente. Abbiamo individuato la causa dell’anomalia e stiamo già lavorando per ripristinare la situazione corretta nel più breve tempo possibile. Ci scusiamo per il disagio”.

Le somme sono poi state ri-addebitate dopo alcune ore. Il misterioso problema tecnico è stato risolto nella tarda mattinata di sabato.

Bnl Bnp Paribas sui suoi social ha comunicato poco dopo mezzogiorno: “E’ stata ripristinata la situazione corretta relativa all’anomalia che ha generato addebiti multipli sul c/c. Il Servizio Clienti sta tornando regolarmente accessibile. Ci scusiamo nuovamente per il disagio”.

Fonti di Bnl Bnp Paribas spiegano che si è trattato “di un problema strettamente tecnico che è stato subito individuato e che è stato risolto in tempi rapidi”.

 

di: Valter @ 14:26


Mar 27 2024

L’intervista. Leo e la rivoluzione fiscale: “Vantaggi per tutti, arriveremo alla Flat tax. I nostri valori gli stessi di sempre”

Fino a ieri sera, in Consiglio dei ministri, Maurizio Leo ha lavorato per sistemare nel puzzle della riforma fiscale un altro tassello, l’undicesimo decreto attuativo, stavolta per sbloccare la revisione del Testo Unico delle disposizioni legislative in materia doganale. Passo dopo dopo, un po’ tutto sta cambiando, dopo anni di annunci, proroghe e fegati più o meno spappolati di contribuenti e commercialisti alle prese con le ripetute operazioni di “complicazione fiscale”. Il viceministro all’Economia e alle Finanze, invece, ha due ossessioni: semplificare e spiegare, come in questa intervista.

Viceministro Leo, spesso lei parla di una “rivoluzione” fiscale in atto: perché usa un termine così categorico e spesso assimilato a stravolgimenti sociali ispirati dalla sinistra? È un’immagine che rende l’idea di un cambio assoluto di approccio o è anche una maliziosa definizione rivolta all’opposizione?

«La “rivoluzione” non è di destra o di sinistra. In questo caso è un concetto che serve a rendere bene l’idea del totale cambio di approccio che stiamo mettendo in atto nel ridisegnare il sistema fiscale italiano. Senza dimenticare che l’Italia aspetta una riforma organica del fisco da oltre mezzo secolo. Se non è rivoluzione questa…». 

La definizione di “Flat tax” assoluta è ancora nell’orizzonte delle riforme fiscali del centrodestra o le manovre già fatte sulle aliquote sono il miglior compromesso rispetto allo slogan spesso usato, soprattutto dalla Lega, in campagna elettorale?

«La Flat tax è ancora tra gli obiettivi di questa legislatura. Vogliamo arrivarci gradualmente, tenendo sempre conto che dobbiamo preservare gli equilibri di bilancio e rispettare anche la progressività delle imposte prevista in Costituzione. Troveremo il giusto meccanismo per combinare queste esigenze e lo faremo di concerto con il Parlamento, senza colpi di mano».

 La riforma del governo, su delega del Parlamento, coinvolge circa 25 milioni di contribuenti. L’Ufficio parlamentare di bilancio ha stimato un beneficio medio di 190 euro annui per la riduzione delle aliquote. Ci può quantificare quali sono le fasce di reddito, nello specifico, che riceveranno i migliori vantaggi e in che termini?

«Nel primo intervento fatto sull’Irpef abbiamo concentrato la nostra attenzione sulle fasce di reddito medio-basse, ovvero quelle più colpite dalla crisi. Sicuramente la prossima tappa riguarderà i redditi più elevati. Non possiamo pensare che chi guadagna 50 mila euro possa subire una tassazione che, considerando anche le addizionali regionali e comunali, supera il 50%. Non sono livelli accettabili, perché rischiano di far percepire l’imposizione fiscale come ingiusta. Noi dobbiamo liberare liquidità nelle tasche dei cittadini, non reprimere l’economia».

“I ricchi piangono”, come diceva una vecchia telenovela, o possono goderne anche loro?

«Partiamo anzitutto da una considerazione: essere “ricchi” non è una colpa. Se i guadagni sono frutto di una vita di sacrifici e lavoro onesto, non vedo perché trattare i “ricchi” come fossero cittadini di Serie B o comunque guardarli con disprezzo. È chiaro che, con le risorse che abbiamo a disposizione, visto il particolare momento storico che stiamo vivendo, dobbiamo dare priorità alle fasce basse e alla classe media. Io non credo che nessun “ricco” possa offendersi, anzi sono convinto che i cittadini più abbienti sentano come un dovere morale il fatto di dover contribuire al mantenimento del bilancio pubblico».

 Tra le principali novità dei decreti, c’è quello che inizia ad apportare modifiche allo statuto del contribuente: prima o poi arriveremo a un modello “british” con le lettere di “remind” su qualsiasi tipo di multa, tasse non pagate o contributi?

«Il nostro obiettivo è arrivare a un modello “italiano” di eccellenza, ovvero un fisco in grado di essere snello e dinamico, che sappia valorizzare la tecnologia e il digitale, ma soprattutto che agisca ex ante anziché ex post. Arrivare alle lettere di “remind” è di già di per sé un’ammissione di “sconfitta” da parte dello Stato, perché significa che non si è messo i cittadini nelle condizioni di mantenere un percorso fiscale virtuoso».

A che punto è l’attuazione della legge delega?

«Abbiamo approvato dieci decreti in otto mesi, otto dei quali in maniera definitiva, mentre due, dopo il primo vaglio del governo, ora sono all’esame del Parlamento. Si tratta di provvedimenti che vanno dalla revisione delle aliquote Irpef al concordato preventivo biennale, passando per la fiscalità internazionale, il riordino della riscossione e la revisione del contenzioso tributario. Stiamo procedendo a ritmo spedito, tenendo fede alla promessa fatta agli italiani in campagna elettorale».

E ieri è arrivato l’undicesimo, giusto?

«Esattamente. Il Cdm ha approvato la revisione del Testo unico delle dogane, varato più di 50 anni fa. Nel corso dei decenni ha subito poche modifiche sostanziali, ma di fatto è rimasto invariato e disapplicato, perché in contrasto con la normativa doganale UE che ha disciplinato in dettaglio tutti gli istituti doganali. Noi lo abbiamo di fatto riscritto, prevedendo 6 titoli e 120 articolo, a fronte degli oltre 350 del testo attuale. Dunque, un grande lavoro di semplificazione in linea con la linea tenuta sin qui dal governo».

 L’obiettivo dell’armonizzazione fiscale europea è davvero possibile, o molto dipenderà dalla maggioranza che scaturirà dalle prossime elezioni europee?

«È un auspicio di chiunque crede nell’Europa e nei suoi valori. Negli ultimi mesi si è parlato molto di un’armonizzazione europea a livello di Difesa. Perché escluderla anche a livello fiscale? È parte di un percorso comunque lungo e articolato, che non si concluderà certo domani e dovrà tenere conto di tutte le specificità dei territori europei, per fare in modo che, nella fase finale di questo percorso, tutti i Paesi siano sullo stesso piano e competitivi alla stessa maniera. Evitare casi di dumping fiscale penso sia la priorità di tutti i Paesi membri».

Il commissario Ue Gentiloni ha recentemente affermato che bisogna “favorire l’equilibrio degli oneri fiscali tra capitali e lavoro, per ridurre le diseguaglianze”: è un messaggio subliminale, un invito alla Patrimoniale, sulla casa, magari?

«Non ho il dono di leggere nel pensiero del Commissario Gentiloni, il cui lavoro, vista la carica istituzionale che ricopre, va sempre rispettato. Posso dire che da parte del governo non c’è nessuna intenzione di mettere le mani nelle tasche degli italiani, tanto meno di colpire i proprietari di immobili. A nostro avviso non è così che si ridurranno le disuguaglianze, anzi. Poi è ovvio che in democrazia ognuno ha le proprie opinioni e non è detto che le nostre collimino con quelle del Commissario».

 Lei ha lavorato molto anche sui condoni preventivi, il regime delle sanzioni e sulla rottamazione quater: come replica a chi parla, dall’opposizione, del governo delle sanatorie? 

«Sono polemiche politiche e strumentali francamente incomprensibili. Le nostre definizioni prevedono il pagamento integrale dei tributi. Inoltre, attualmente ci sono sanzioni da esproprio, come nel caso della mancata dichiarazione dell’Iva, che possono andare dal 120 al 240% del valore totale dell’imposta. È chiaro che si tratta di somme schizofreniche e non in linea con i parametri europei, dove le sanzioni si aggirano attorno al 60%. Ecco, noi stiamo semplicemente andando in quella direzione, ci stiamo allineando alle altre grandi economie europee. Forse qualcuno vuole accusare anche i governi di Francia, Germania e Spagna di favorire gli evasori perché hanno sanzioni più ragionevoli?».

Ripeterebbe l’equiparazione tra evasione e terrorismo, dopo le polemiche che ne sono scaturite?

«È stata un’espressione presa fuori contesto e ingigantita mediaticamente con il solo obiettivo di attaccare il governo. Ho già chiarito che non vogliamo far partire nessuna caccia alle streghe. Non è nel nostro DNA. Ma l’evasione rimane comunque una piaga da sconfiggere, e sulla quale l’impegno del governo non è in discussione ».

 È vero che andò via dal Ministero delle Finanze per dissidi col ministro, definito ironicamente “vampiro”, Vincenzo Visco?

«L’unico vampiro che conosco è Dracula. Ad ogni modo, non sarebbe corretto parlare in questi termini del Professor Visco, che in passato ha ricoperto il mio attuale ruolo».

Cosa le è rimasto, come tecnico prestato alla politica ma anche come politico al servizio dei “tecnici”, della sua militanza nella destra giovanile, sia a livello personale che politico?

«Come ogni esperienza giovanile è stata formativa. I valori che portavamo avanti allora, così come l’entusiasmo che animava la nostra azione, sono gli stessi di oggi e si riflettono sulla nostra azione di governo».

 E sul fronte calcistico? Lei è nato a Roma ma si sa delle sue origini campane, dei suoi legami col piccolo comune di Siano, che le ha anche riservato delle onorificenze. È vero che è tifoso del Napoli? Osimhen, Dybala o Immobile?

«Tifo Italia e soprattutto tifo per il mondo del calcio e dello sport più in generale, poiché si tratta di settori importanti per la nostra Nazione, sia dal punto di vista economico che sociale».

 

di: Luca Maurelli @ 09:01


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